Aosta di ritorno
Queste le parole di Edoardo Censi, 65 anni, presidente Guido Camera, avvocato dell’associazione Vividown (tratte da Repubblica): "Abbiamo querelato anche Google perché ci sembra impossibile che un filmato così possa essere messo in rete senza un adeguato controllo. Un caso analogo recentemente ha portato alla condanna di un motore di ricerca da parte del Tribunale di Aosta".
Ritengo, con grande probabilita’, che la citata decisione di Aosta sia quella che gia’ conosciamo molto bene in tema di blogger.
Nulla da dire sulle veniali imprecisioni (motore di ricerca invece di blog), ma penso che sparare querele (?) a destra e a manca non sia la soluzione. Anzi, al di la’ della vicenda inqualificabile riguardante il povero ragazzo Down, il rischio e’ sempre quello che l’informazione telematica svanisca per il timore di essere condannati per un omesso e pressoche’ impossibile controllo.
Aggiornamento del 27 novembre 2006, ore 21.50: Come barrato sopra, il riferimento alla sentenza di Aosta non e’ stato fatto dal presidente dell’associazione, ma dall’avvocato della stessa. Mio errore, mi scuso. Fortunatamente avevo linkato la fonte.