Controllo lavoratori Internet e email

E’, comprensibilmente, un tema molto discusso, specie nelle sue implicazioni informatiche,

Il Garante ha annunciato la pubblicazione, sulla GU, di un provvedimento generale. QUI la presentazione con link al testo del provvedimento.

Si parla di monitoriaggio (vietato), limiti ai siti visitabili dai dipendenti, email aziendale, policy datoriale (versione linguisticamente sofisticata della oramai vecchia "policy aziendale"), disclaimer sui messaggi (sempre odiati…), ecc.

Dichiaratamente, molta prevenzione. Mi viene una battuta: prevenire e’ meglio che spiare.

  1. etienne64:

    ok, ma qualcuno mi spiega come si passa dalla tutela della privacy dei dipendenti all’obbligo di erogare agli stessi il fringe benefit (tassabile? non tassabile? bella questione) della mail ad uso personale?
    E’ opportuno che l’azienda valuti se mettere a disposizione del lavoratore un indirizzo mail aggiuntivo a quello di lavoro? E perché devo spendere dei soldi per consentire alla mia segretaria di fare chuppi chuppi via mail ?
    E qualcuno mi spiega perché tale diritto (che suppongo essere di rango costituzionale perché attiene alla dignità della persona) non si estende anche alla realizzazione della personalità costituita dal relazionarsi con lo zio in Australia con il telefono dello studio? (sai il maresciallo della finanza come gode con gli studi di settore… avvocato, clienti pure in Australia tiene e così poco me dichiara??)
    E ad essere boccacceschi, perché non estendere tali diritti anche a sfere più intime, la cui espressione è ingiustamente compressa sul luogo di lavoro?
    Mah, c’é qualcosa che mi sfugge….

  2. Minotti:

    Anche a me sfuggono diverse cose (ad esempio questo folle e incontrollabile potere legislativo in capo ad un’autorità indipendente) e spero di scrivere qualcosa di più approfondito.
    Nel frattempo, grazie per il tuo intervento che proviene da persona che veramente si occupa di queste problematiche, tutti giorni (non eccedo coi complimenti ricordando le tue pubblicazioni).

  3. Dario Salvelli:

    E se utilizzassero Twitter per tenere sotto d’occhio i dipendenti? 😉

  4. beppe.b:

    @etienne: e quanto costa un account di posta aziendale: più o meno delle ore di lavoro straordinario nonpagate quando c’è da rispettare una scadenza. Ho fatto le ore piccole al lavoro, ho lavorato malato (come in questi giorni con l’influenza) torno sempre tardi e i miei bimbi durante la settimana li vedo appena e poi dovrei rischiare una sanzione se in ufficio apro una web mail o consulto un log? Per non sapere nè leggere nè scrivere ho comprato uno smartphone e da quello ricevo mail e navigo un po’. Un datore di lavoro che ha bisogno dei log per scoprire se un dipendente lavora o meno, per me, merita poca tutela
    ciao

  5. Stefano:

    Ma a dire il vero non mi sembra che la mail aggiuntiva sia obbligatoria, e concordo con beppe.b sullo smartphone… secondo me in poco tempo, invece, questa norma sarà la chiave di volta per legalizzare il monitoraggio, limitandolo comunque a fatti realmente importanti…

  6. etienne64:

    @beppe.b
    La questione non è se costa tanto o se costa poco.Quel che mi fa girare i c.d. (compact disc, of course) è la tranquillità con cui le Autorità impongono oneri accessori e anche piuttosto balordi. Insomma, l’idea di BILANCIARE interessi confliggenti non sfiora nemmeno l’anticamera del cervello di questi signori. Un’impiegato/a si lagna perché qualcuno ha guardato la sua casella aziendale? E giù imposizioni.
    @Stefano Vero, non è obbligatoria, è semplicemente suggerita. Ma il punto è che il Garante pensa che una mail dipendente@azienda.com sia una cosa privata del dipendente. Il che è intuitivamente una follia. Se io scrivo una lettera alla Alfa s.p.a. alla attenzione reg. Tizio sto parlando con la ALfa, non con Tizio se non in qu8anto rappresentante di Alfa. Se invio una mail all’indirizzo aziendale faccio la stessa cosa. Ma no, il Garante vuole che si distingua tra caselle “pubbliche” (tipo info@azienda) e “private”: e perché?
    Inoltre, il problema qui non è (principlamente) quello di controllo dei lavoratori, ma di circolazione delle informazioni. Empiricamente, i casi in cui vengono fuori questi problemi si verificano quando si accede alla casella mail del dipendnete assente e per mandare avanti il suo lavoro.
    Insomma, le carte sul tavolo di un impiegato sono dell’ufficio: le mail o gli allegati alle mail no. C’è qualcosa che non funziona.
    E qualcuno mi dovrebbe anche spiegare perché verificare quante “pratiche” ha evaso un dipendnete è un legittimo controllo dell’adempimento se le partiche sono cartacee, mentre diventa una gravissima intrusione nella privacy se lo stesso controllo vienen eseguito sulle pratiche presenti sul computer.