Caso Peppermint: l’ordinanza di rigetto

Sul blog di Guido Scorza, l’ordinanza capitolina di rigetto del ricorso Peppermint-Techland.

P.S.: La versione su Adiconsum non sembra "ufficiale" come quella di cui sopra.

  1. ciccioz:

    Dietro peppermint c’è una strategia che poco a che vedere con il diritto e più con l’intimidazione mediatica:

    Leggetevi questo:
    http://www.p2pforum.it/forum/showthread.php?t=186460

    Illuminante il caso tedesco (stessi studi legali, stessa strategia)
    “Riguardo alle lettere, si è stimato che il 50% ha pagato (senza ricevere nulla in ritorno); chi non paga e non risponde, riceve solitamente una seconda lettera, a volte una terza, leggermente più minacciose e con importi maggiorati, poi tutto è finito nel silenzio da parte dei vari studi legali…
    omissis
    In Germania vi è certezza di 10 casi arrivati in tribunale (su 20.000 lettere spedite): in 5 l’accusato ha ammesso la propria colpevolezza; negli altri l’istanza è stata rigettata per motivi vari “

    Mi sembra simile al caso di qualche anno fa, quando una pazzoide cominciò a mandare mail in giro per l’europa dicendo all’ora x , l’ip Y avevo compilato una fantomatica form con l’indirizzo email metto in TO alla mail di richiesta, il che autorizzava a chiedere il versamento di XY dollari sul conto ZZZ per accettazione delle clausole presenti in quella form.

    Molti pagarono … Pazzo mica tanto, anche se poi ebbe poi parecchi problemi con la legge…

    Ci furono fior di giuristi che discussero della liceità della cosa (molti dando ragione al pazzoide), e che fecero la stessa figuraccia dei critici d’arte dei falsi modigliani…

    Qui è solo tutto più professionale: studi legali veri, ordinanze estorte da giudici un po’ superficiali e lobby discografiche a sponsorizzare il tutto.

    ciao !