Non voglio fomentare alcunché, ma l’ho sempre ritenuto inevitabile: alla fine la Magistratura ha qualcosa da dire sulla “normazione” del Garante.
Lasciando da parte le questioni di merito, soprattutto quelle politiche, segnalo questa notizia del Corriere dove si denuncia che le regole imposte dal Garante Privacy confliggono con la legge e frustrano l’attività intestigativa.
Caso. C’è da risalire all’identità di un commentatore di un blog. Si sa che l’IP che è di H3G, ci si rivolge a questo operatore il quale, però, dice di aver cancellato i dati come da prescrizioni del Garante datate 10 gennaio 2008. Analogamente risponde Microsoft per una casella hotmail. Peraltro, viene tirato in ballo anche il provvedimento 17 gennaio 2008.
Dall’altra parte ci sono il Pubblico Ministero (il dott. Francesco Cajani) e il GIP (il dott. Fabrizio D’Arcangelo) che contestano l’operato di H3G e Microsoft assumendo che, per legge (art. 132 TU dati personali) i dati vanno conservati per 12 mesi, mentre un provvedimento amministrativo (prescrizione o anche provvedimento) non può soverchiare la legge stessa.
Sta di fatto, però, che i dati non ci sono più.
Allora: bislacca interpretazione da parte di H3G e Microsoft (le prescrizioni parlano di cancellazione dei dati illegittimamente trattati, non di tutti) oppure vero contrasto tra legge e provvedimento amministrativo?
Il problema c’è e, puntualmente, è emerso.
Magistratura vs. Garante?
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