La giustizia ai tempi di Facebook (e della crisi)

Non redo che nessuno di noi possa rimanere realmente indifferente di fronte ai suicidi in qualche modo collegabili alla crisi che stiamo patendo.

E sono convinto che, anche per opporsi a drammi come questi, tutti noi, ognuno con le proprie risorse, dobbiamo fare qualcosa. Qualcosa, ovviamente, di buono e utile, dal voto in giù.

E, invece, qualcuno preferisce inventarsi iniziative che avranno il solo effetto di far perdere tempo (forse anche denaro) alla gente e che, visto come sono votate all’insuccesso, costituiranno ulteriore frustrazione per spiriti già provati.

Mi riferisco alla “class action” (così la chiama, molto impropriamente, il Giornale) annunciata ieri da Affariitaliani.it che si appoggia, classicamente, ad una pagina Facebook partecipativa e che viene dal basso (nel momento in cui scrivo, quasi 13.000 partecipanti all’evento).

Tutto ruota intorno a un bell’”esposto-querela” per il reato di istigazione al suicidio (sic), ovviamente contro questo Governo. E’ proprio roboante.

Il fallimento totale è annunciato (per palese infondatezza delle tesi giuridiche sottostanti) e l’intasamento delle Procura subirà ulteriori aggravamenti.

La Giustizia è una cosa seria.