Un processo vecchio (e iniquo) (un altro fallimento dell’informatica giuridica)
Dopo le comunicazioni difensive via fax, questa volta tocca alla PEC.
Le parti private non possono comunicare con gli uffici giudiziari con lo strumento che ci hanno obbligati ad avere. Giudici e piemme, invece, possono utilizzare gli strumenti ritenuti opportuni, ai sensi dell’art. 150 c.p.p.
L’ha detto una recente sentenza della Cassazione, purtroppo condivisibile.
Il problema, dunque, non sta a piazza Cavour, ma in via Arenula e nel vecchio che sta dentro in quel palazzo.
mfp:
Marzo 7th, 2014 at 14:43
Ricordo una sessione DemTV in Via Ostiense, dedicata alle telecomunicazioni, conduttore Paolino Madotto, in cui il Capo di Gabinetto di Gentiloni (Min.Comm.) e un commissario AGCOM, due signore, non avevano la più pallida idea di cosa rispondere alla mia domanda sulle tlc (ero stato invitato per porla, liberamente, insieme ad un prof e un rappresentante di associazione dei consumatori; una ciascuno) ma … avevano una malsana fretta di spiegare come la PEC avrebbe migliorato i bilanci dello Stato. Ricordo una battuta posta con talmente tanta leggerezza e naturevolezza da una delle due beote che… il mio desiderio di torcerle il collo nell’ascoltare cotanta ignavia, pareva quasi malato, esageratamente inspiegabile, dato che nessuno, neanche la crema della crema della società italiana li’ rappresentata era lontanissima dal chiedersi per quale fottuta ragione devo accettare un ulteriore balzello capestro sulle mie possibilità di comunicazione personale tra privati (per altro oggi, fatto salvo i costi vivi di telefonia e informatica, gratuite): “in fin dei conti 1 centesimo ad email che male puo fare?”. L’ha salvata il vetro a protezione dello studio dove si svolgeva la diretta (noi fuori, loro dentro; non c’ho avuto i riflessi pronti di chiuderceli dentro e trasformarlo in un acquario).
Quindi non mi stupirei, visto il movente, se poi de facto nessuno s’e’ preoccupato anche della funzionalità. Crema… tzè… Sbobba.