Toghe creative
Il copia&incolla è una gran bella cosa, ma se un giudice copia e incolla le considerazioni dell’accusa senza aggiungere molto di suo, be’ per me è un po’ un dramma.
E, purtroppo, è un dramma non certo quotidiano, ma molto frequente e si manifesta, soprattutto, nel flusso che nasce dalla notizia di reato della polizia giudiziaria, prosegue nella richiesta di applicazione della misura cautelare a firma del pubblico ministero e sbocca nell’ordinanza con la quale il giudice accoglie la richiesta.
Ne ho già scritto, sin dal 2013, perché era uscita una sentenza della Cassazione che avallava tale pratica. Poi, ci sono stati altri accadimenti, l’ultimo mio post sull’argomento è del novembre dell’anno scorso.
Succede, però, che da domani tutto ciò non dovrebbe essere più possibile. Lo stabilisce la legge 16 aprile 2015, n. 47 che, pur un po’ taciuta, impone al giudice della cautela di operare un’”autonoma valutazione” circa – senza voler abusare del legalese – i fondamenti della misura, pena l’annullamento da parte del tribunale per il riesame.
Quanto meno, il vocabolario dei giudicante si arricchirà di tanti sinonimi, uno scossone per certe intelligenze pigre che stanno nei tribunali.