La loro privacy
Succede che al processo ILVA, a Taranto, il Collegio difensivo degli imputati ha sollevato un’eccezione di incompetenza funzionale dei giudici tarantini della locale Corte d’Assise.
I Colleghi hanno documentato che diversi magistrati del distretto vivono e/o sono proprietari di immobili nei medesimi quartieri, a volte nelle medesime strade, ove vivono decine di altri cittadini appena ammessi come parti civili per danno da esposizione ambientale e per la svalutazione ed il danneggiamento da polveri dei propri immobili.
Insomma: sono presunti danneggiati, dunque “cointeressati”.
L’art. 11 c.p.p. “i procedimenti in cui un magistrato assume la qualità di persona sottoposta ad indagini, di imputato ovvero di persona offesa o danneggiata dal reato, che secondo le norme di questo capo sarebbero attribuiti alla competenza di un ufficio giudiziario compreso nel distretto di corte d’appello in cui il magistrato esercita le proprie funzioni o le esercitava al momento del fatto, sono di competenza del giudice, ugualmente competente per materia, che ha sede nel capoluogo del distretto di corte di appello determinato dalla legge.” Pertanto, il processo dovrebbe celebrarsi altrove, per la precisione a Potenza.
L’ANM si è subito arrabbiata denunciando, in sostanza, la violazione della privacy dei magistrati coinvolti i cui dati, anche “sensibili” (sic) sarebbero stati resi pubblici e preannunciando azioni nelle opportune sedi, qualcosa che assomiglia molto ad un”intimidazione.
L’UCPI risponde molto seccamente, ma in modo ineccepibile. A parte la barzelletta dei dati “sensibili” (che dimostra ancora una volta quanto gli operatori del diritto siano tanto ignoranti in materia), basta dire “diritto di difesa”.
In un momento storico-politico in cui tutti si sentono fini costituzionalisti, dover ricordare uno dei principi fondamentali come quello espresso dall’art. 24 Cost. appare realmente imbarazzante.