“Hacker” genovesi
Riprendo su segnalazione di Vittorio Pasteris, in altra sede, un interessante articolo de La Stampa circa le indagini di qualche pasticcetto accaduto a Palazzo di Giustizia di Genova, tempo addietro.
Sono proprio curioso di capire come andra’ a finire anche se, da quello che si capisce, non si tratterebbe proprio di un “hacker”, ma, guarda caso, di un classico “insider”.
Che sarebbe un classico…
flod:
Novembre 7th, 2008 at 18:43
Trovo decisamente fastidioso l’utilizzo a proposito della parola “hacker”, soprattutto da una persona che vive la rete ogni giorno come Pasteris.
Se poi si scrive “hacker” per semplificare la storia al lettore abituale de La stampa, peggio ancora.
Daniele:
Novembre 7th, 2008 at 21:15
Forse si’, e’ vero. So che Vittorio ci legge, magari ha qualcosa da dire.
Gianni:
Novembre 7th, 2008 at 21:52
“In tutto, gli attacchì alla rete della procura genovese sono stati quattro: il primo è avvenuto nell’ agosto 2006 quando all’improvviso agli oltre 100 pc della procura vennero disabilitate le tastiere. Da allora, sono stati effettuati altri tre attacchi, tutti analoghi a questo e tutti probabilmente riconducibili alla stessa persona.”
La cosa che dovrebbe far riflettere è il mancato fix di una vulnerabilità da 4 soldi, lasciata scoperta per 2 anni…
Come a dire: le modifiche al registro per disabilitare la tastiera le possono fare solo gli admin…
certo se non fosse un insider… tristezza 🙁
Daniele:
Novembre 7th, 2008 at 22:03
Ottima osservazione, Gianni.
Gia’, nella PA le misure minime di sicurezza sono un po’ cosi’…
lorenzodes:
Novembre 8th, 2008 at 00:04
Sì, vabbe’… I computer di un tribunale si beccano un virus che cancella file e disabilita tastiere. Stendiamo un velo pietoso sul livello di attenzione che la P.A. dedica alla cura dei propri sistemi informatici (vogliamo parlare degli uffici che non hanno/non trovano soldi per rinnovare gli abbonamenti degli antivirus?), ma qui gli hacker, come direbbe Di Pietro, non c’azzeccano. Al massimo l’autore del colpo si meriterebbe l’appellativo di lamer o, in subordine, di cracker.
L’articolo è di una superficialità unica.