Peppermint: e’ tutto cosi’ lineare?

Non ho l’abitudine di saltare, magari anche fuori tempo massimo, sul carro dei vincitori. Vedo che lo stanno facendo anche coloro che, pur sostenendo l’irregolarita’ dell’acquisizione di certi dati di P2P, arrancavano, sovente, con tesi bislacche, soltanto suggestive e sobillatrici di masse. Ma non e’ il mio stile.

La sconfitta di Peppermint & C. e’ stata salutata come una vittoria dei diritti fondamentali, dei consumatori (ma quali consumatori?). Ma ci sono voci dissenzienti; e non mi riferisco ai discografici, alle solite federazioni o associazioni delle lobby, ma a giuristi che, liberamente, esprimono il proprio convincimento scientifico senza essere partigiani. Sulla ml del Circolo dei Giuristi Telematici c’e’ stata un’interessantissima discussione. Purtroppo, le ferie estive hanno smorzato tutto.

Io rimango con le mie perplessita’ e la cosa che mi fa piu’ strano e’ il ruolo del Garante: dei precedenti procedimenti si era bellamente disinteressato (malgrado la comunicazione da parte della magistratura), ma, dopo il sollevamento popolare, si e’ costituito e, anche leggendo l’ultimo provvedimento romano, sembra proprio aver fatto la differenza. Non ne comprendo il motivo.

  1. Gianluigi:

    Quale che sia il motivo della sconfitta della Peppermint,o le ragioni giuridiche alla base delle sue pretese,il fatto che le sue pretese siano state respinte è maggiormente importante rispetto alle considerazioni in punta di diritto. Questo è un caso in cui l’atteggiamento scientifico deve scendere dalla proverbiale torre d’avorio per trovare legittimazione nel consenso popolare.

  2. Minotti:

    Permettimi di dissentire.
    Non ho nulla da dire su chi vuole scambiarsi musica (o altro) liberamente, se non ricordare che immettere i file su un circuito P2P e’ cosa un po’ diversa, ad esempio, dallo scambiare un CD masterizzato con un amico.
    Comunque sia, non sono certo per l’attuale criminalizzazione.
    Pero’ io, in fondo, faccio l’avvocato (e non il parlamentare che puo’ proporre-far approvare delle leggi) e, a costo di fare la figura di quello che ha preso una cantonata, pur avendo nuovi motivi per valutare la giustezza o meno di quello che penso, non posso cambiare idea per essere legittimato da un consenso popolare.
    Io non ho potere, dunque non ho alcunche’ da legittimare. Sono soltanto uno che esprime delle opinioni.
    Poi, se, oggi, soltanto per l’acrita lettura del provvedimento(che e’ ancora ampiamente impugnabile) gridassi anch’io alla vittoria, sarei parecchio ruffiano e incoerente. Non e’ il mio stile.

  3. Tangue:

    Beh, io concordo con le ultime ordinanze romane e con l’intervento del Garante (per quanto ritardatario sia stato): Come nella vita reale ci sono autorità pubbliche preposte alle indagini, così deve essere anche in quella virtuale.
    Chi è Logistep, come tratta i dati? chi mi garantisce che non abbia anche i miei, di tangue, oppure i tuoi? che se ne fa? come li usa? solo per cercare i cattivi? siamo sicuri che dei dati di quelli buoni non se ne faccia nulla e li cestini?
    Già è un far west di per sè, se si permette questa prevaricazione o sopruso di chi sta online legittimamente, stiamo freschi….
    saluti

  4. Gianluigi:

    Il dissenso è l’anima della discussione,dunque che sia benvenuto e addirittura valorizzato,cosicché si possano valutare opinione e idee in conflitto. 🙂 Premettendo che leggo sempre con attenzione i tuoi interventi, pur non essendo sempre concorde,infatti io non vedo alcuna differenza tra cd scambiato e mp3 messo in share, mi preme precisare che non penso affatto che le tue opinioni debbano sottostare alla legge del democratico consenso,ed é lungi da me l’idea di limitare o sindacare in qualsiasi modo il libero confronto nella comunità giuridica su questioni complesse come quelle trattate nel caso Peppermint. Sono però convinto che sia la giurisprudenza stessa, il diritto,la magistratura giudicante ed inquirente, e naturalmente il Parlamento, a doversi giustificare nei confronti della pubblica opinione, ed a sottostare al consenso e all’eventuale dissenso,perché le questioni che si dibattono sul diritto d’autore non riguardano esclusivamente gli specialisti del diritto, ne quelli dell’economia o di qualsiasi altra disciplina scientifica, ma la società nel suo complesso. Con ciò intendo dire che anche il dibattito giuridico non può focalizzarsi solo sugli aspetti tecnici della recente decisione contro la Peppermint,ma deve confrontarsi con il più ampio mondo della cultura, e naturalmente trovare fondamento anche nel consenso liberamente espresso dalla comunità.
    In questo senso Mantellini ha da poco pubblicato un appello agli informatici, ma io credo che si possa applicare a qualsiasi area specialistica, diritto compreso,invitandoli ad uscire dalle questioni più strettamente scientifiche e ad impegnarsi personalmente nella difesa di Internet e nelle possibilità di progresso che la tecnologia informatica pone. Ovviamente la mia sintesi non rende giustizia all’articolo di Mantellini,che val la pena di leggere integralmente,lo linkerei ma non ricordo il giorno della pubblicazione.