Sed Lex > Questo sito non e’ stampa
(da Punto Informatico del 17 luglio 2007)
Roma – Le parole del Garante per la tutela dei dati personali, che si interroga su come applicare ai blog le regole dell’informazione, significano soltanto una cosa: queste regole vanno applicate anche perché i blog costituiscono, secondo lui, un pericolo per la privacy della gente.
I paranoici si sono già scatenati: censura!
Io, per natura sono più cauto (o, forse, soltanto meno responsabile), ma non posso fare a meno di ricordare che, da tempo, il Web (non soltanto i blog) è sotto assedio. Soltanto qualche esempio.
Chi rammenta la legge 62/2001? Penso molti, se guardiamo al numero di disclaimer presenti in Rete e che dicono, in sostanza, “questo sito non è stampa” proprio perché non ci sono i requisiti della menzionata legge.
Per smemorati e ultimi arrivati, ricordo che quella legge, disciplinando il cd. “prodotto editoriale”, creò un pasticcio interpretativo non da poco. E certe decisioni non erano, in fondo, così sballate e forcaiole. Erano soltanto il frutto di un’interpretazione possibile, forse dovuta, anche se a qualcuno non andava proprio giù.
Gli innocentisti osservavano che la legge era stata promulgata esclusivamente per poter erogare alcune provvidenze. Io, ai tempi, rimasi della mia idea, anche se nel 2003 cambiò qualcosa. Con l’art. 7, comma 3, del d.lgs. 70/2003 si fece un po’ di chiarezza, pur con esplicito riferimento soltanto alla registrazione delle testate.
Molto più di recente è arrivata la famosa sentenza di Aosta che equipara un blogger al direttore responsabile di una testata, con le conseguenze del caso. Un’acrobazia che sarebbe degna di un sublime ginnasta, se non fosse per l’evidente ineleganza. Comunque preoccupante, molto.
Ed ora arriva il Garante. Se da un lato va detto che già nel 2002 riconosceva ai siti Internet il diritto di cronaca/critica tipico della stampa professionale (ma io penso che sia già una banalità dire che l’art. 21 Cost. riguarda tutti), da un lato, subito, richiamava, implicitamente, anche per queste nuove realtà il cd. “decalogo del giornalista”
.
Questa la frase estrapolata dal discorso: “Come applicare le regole dell’informazione al fenomeno dei blog, i siti autogestiti che ogni giorno si moltiplicano sulla rete?”. Come detto sopra, paranoici o “tranquilli”, la frase è chiara e non si riferisce, giusto per fare il primo esempio che mi viene in mente, al trattamento degli IP o degli indirizzi email dei commenti che risultano visibili al blogger. Regole dell’informazione, è chiarissimo.
Ma il Garante non fa i conti con la realtà. Internet è un’altra cosa. Internet è refrattaria alle regole anche se conosce “ordinamenti” propri (la Netiquette). D’altro canto, l’informazione non può essere esclusivo appannaggio delle testate anche se è ancora in vigore l’anacronistico e illiberale art. 16 (stampa clandestina) della legge sulla stampa.
Invocare un giro di vite è fuori luogo (la legge c’è già, come il reato di diffamazione) e attenta alle libertà dei singoli.
Se è vero che chi sbaglia deve pagare, penso che i blogger (e, comunque, chi fa informazione non professionale in Rete) non vogliano essere considerati “clandestini” o persone da regolare perché pericolose per gli altri, a prescindere.
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