Author Archives: Daniele Minotti

L’ultima ingiuria

Angelo Aquaro, su Repubblica, scrive una cosa indegna su Aaron Swartz e la sua morte.
Stefano Zanero, come molti, s’incazza e risponde.

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Lsdi > Copyright e CC, un piccolo manuale del diritto d’autore nell’ era digitale

( da Lsdi del 25 dicembre 2012)

Il copia&incolla credo sia una delle più grandi conquiste dell’umanità: con soli due click si può clonare il mondo ed appropriarsene.

Il plagium latino, come furto o rapimento, nel diritto d’autore appropriazione dell’opera altrui per farla apparire, appunto, propria. Una pratica vecchia quanto l’arte, ma oggi mai così alla portata di tutti, di click, anzi, come visto, di due: quello del copia e quello dell’incolla.

E più comunichi, più l’opera si diffonde, e più ci si espone anche perché, nel mondo digitale, ha ben poco senso una contrapposizione tra originale e copia. (altro…)

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Luce sui cookie

Ci siamo, era prevedibile. Visto che le regole sui cookie sono entrate in vigore da un po’ (con il d.lgs. 69/2012), il Garante ha avviato un’apposita consultazione pubblica per la stesura di un’informativa semplificata.
Lato imprenditore sul Web, un’occasione per ripensare al “sito a norma” di cui avevamo parlato allo SMAU, anche perché le sanzioni ci sono, eccome, anche di carattere penale.

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Di tutto, di più

Più ripasso la l. 172/2012 (ratifica ed esecuzione delle Convenzione di Lanzarote) e più la trovo demenziale.

Una delle chicche è la definizione di “pornografia minorile” dove si ricomprende anche il simulato. Con buona pace del principio di offensività.

Ai fini di cui al presente articolo per pornografia minorile si intende ogni rappresentazione, con qualunque mezzo, di un minore degli anni diciotto coinvolto in attività sessuali esplicite, reali o simulate, o qualunque rappresentazione degli organi sessuali di un minore di anni diciotto per scopi sessuali

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Lsdi > Niente bavaglio, ma per il web rimangono grossi problemi

Nel frattempo è cambiato qualcosa. Comunque, ripropongo qui una cosina che ho scritto per Lsdi.

(da Lsdi del 9 novembre 2012)

Alla fine, sulla “salva-Sallusti” passa la linea Berselli, grande mediatore al Senato. Disinnescata, speriamo definitivamente, una messe di emendamenti demenziali, liberticidi, giustizialisti e anche dilatori, in Aula approda un ddl sulla diffamazione abbastanza snello viste le premesse, composto da due soli articoli, sebbene complessi, vertenti su rettifica, pubblicazione della sentenza di condanna, responsabilità civile e sanzioni.

Niente legge bavaglio, ma qualche non trascurabile problema per il Web rimane, come vedremo.

Un testo, d’altro canto, che, come concordano in molti, sembra fatto apposta per il caso Sallusti, ma in ritardo: non tanto per la cancellazione delle pene detentive (di cui, se passasse la linea, Sallusti beneficerebbe comunque), ma per la più complessa disciplina sulla rettifica a suo tempo negata. (altro…)

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Anche Internet

Approvata – veramente, da un po’ – la ratifica della Convenzione di Lanzarote sulla tutela dei bambini. Sacrosanto, ma in questa materia si perde spesso la testa.
A parte un paio di situazioni demenziali e inique con le quali mi sono già scontrato in tribunale, parlo, in particolare, dell’adescamento di minorenni introdotto con il nuovo art. 609-undecies c.p.
Scritto un po’ così (ambiguo e incongruente, quanto meno) non ci facciamo mancare il solito riferimento ultroneo e demonizzante alla Rete.

Per adescamento si intende qualsiasi atto volto a carpire la fiducia del minore attraverso artifici, lusinghe o minacce posti in essere anche mediante l’utilizzo della rete internet o di altre reti o mezzi di comunicazione

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Giornalettismo > WhatsApp viola la privacy?

(da Giornalettismo del 7 novembre 2012)

WhatsApp è certamente una della app più popolari del momento. Con un piccolo costo per il donwload da iTunes, gratuito in prova annuale per gli altri sistemi operativi mobile, è possibile inviare SMS e MMS mediante la connessione cellulare dati o via wi-fi a contatti che dispongono del programma sul proprio telefono. Considerate le tariffe dei messaggi tradizionali, un bel risparmio, non c’è che dire.

Ieri, mi scorre sotto gli occhi una notizia curiosa su su questa app: WhatsApp fa male alla coppia. E, in effetti, il rischio c’è. L’applicazione consente di sapere cosa fanno i nostri contatti: quando l’hanno utilizzata l’ultima volta (“visto”), quando la stanno utilizzando (“online”) e se stanno scrivendo (“sta scrivendo…”). E soltanto di recente tali notifiche possono essere disabilitate, peraltro soltanto su iPhone. E’ evidente che si tratta di informazioni che consentono un controllo invasivo sulla nostra sfera privata, un vero e proprio canale di telecontrollo al servizio non soltanto di un partner, ma – perché no – anche di un datore di lavoro un po’ troppo curioso.

E, allora, la ricetta è sempre la stessa: consapevolezza. Non è sano affidarsi all’ultima moda del momento (pur assai utile, come nel nostro caso) se non sappiamo e valutiamo bene cosa fa della nostra privacy. Già è possibile, per un programma informatico, trattare i nostri nascondendocelo, almeno prestiamo la massima attenzione a ciò  che fa in modo palese.

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L’anti-Sallusti di poi

L’attuale versione del ddl salva-Sallusti sembra fatta apposta per punire Sallusti: con impossibile retroattivita.

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Loop

“Vogliamo introdurre il reato di censura e di tentata censura” (A. Gilioli, QUI).

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A volte ritornano (e come ritornano)

Personalmente, non credo che un obbligo di rettifica anche per il web amatoriale sia una bestialità o, peggio, un bavaglio. Anche un blogger può far danni a chi è qualificato con una notizia falsa e pertanto occorre prevedere una qualche strumento di tutela.

Ma corrisponde parimenti a verità che un semplice blogger non è uno strutturato professionista dell”informazione. Per questo la rettifica dovrebbe essere prevista a determinate condizioni, con precipue modalità, rispetto al mondo professionale.

Il fatto è, però, che come ci riferisce il Corriere, al Senato sembrano voler imporre la rettifica oltre che alla carta anche ai “prodotti editoriali diffusi per via telematica, con periodicità regolare e contraddistinti da una testata”. Che è quella nuova categoria che era stata introdotta dalla l. 62/2001, che ha mandato nel panico la Rete, che ha fatto fiorire milioni di disclaimer impazziti, che ha concorso a far condannare, in primo e secondo grado, Carlo Ruta, che ha fatto danni per undici anni prima che la Cassazione mettesse la parola fine ad interpretazioni a dir poco bizzarre (ma realmente sostenute in giudizio).

Basta? Evidentemente i nostri Senatori no.

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