Author Archives: Daniele Minotti

Copie private e di riserva

Andrea (Monti) su Ictlex pubblica un’interessante sentenza sul tema di cui al titolo del post.
Linko la sentenza e anche il suo commento. Su Usenet (it.diritto.internet) se ne sta parlando senza dare per scontate certe conclusioni.

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A volte ritornano

Dopo mesi di silenzio dovuto a tanti motivi (anche un po’ di blogonoia, sono sincero), mi rifaccio vivo segnalandovi la bella pagina di Wikipedia dedicata alla Netiquette. Che è cosa di cui c’è sempre bisogno (anche da parte dello scrivente).
Apprezzabile la parte, pur draft, dedicata ai social network. Forza, c’è ancora molto da scrivere, anche sugli aspetti legati alla privacy.

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Magistratura vs. Garante?

Non voglio fomentare alcunché, ma l’ho sempre ritenuto inevitabile: alla fine la Magistratura ha qualcosa da dire sulla “normazione” del Garante.
Lasciando da parte le questioni di merito, soprattutto quelle politiche, segnalo questa notizia del Corriere dove si denuncia che le regole imposte dal Garante Privacy confliggono con la legge e frustrano l’attività intestigativa.
Caso. C’è da risalire all’identità di un commentatore di un blog. Si sa che l’IP che è di H3G, ci si rivolge a questo operatore il quale, però, dice di aver cancellato i dati come da prescrizioni del Garante datate 10 gennaio 2008. Analogamente risponde Microsoft per una casella hotmail. Peraltro, viene tirato in ballo anche il provvedimento 17 gennaio 2008.
Dall’altra parte ci sono il Pubblico Ministero (il dott. Francesco Cajani) e il GIP (il dott. Fabrizio D’Arcangelo) che contestano l’operato di H3G e Microsoft assumendo che, per legge (art. 132 TU dati personali) i dati vanno conservati per 12 mesi, mentre un provvedimento amministrativo (prescrizione o anche provvedimento) non può soverchiare la legge stessa.
Sta di fatto, però, che i dati non ci sono più.
Allora: bislacca interpretazione da parte di H3G e Microsoft (le prescrizioni parlano di cancellazione dei dati illegittimamente trattati, non di tutti) oppure vero contrasto tra legge e provvedimento amministrativo?
Il problema c’è e, puntualmente, è emerso.

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Il genio

Lo sciopero dei blogger è – più che un avvenimento sciocco – una cosa fondata sul nulla. Anzi, sull’ignoranza e sul pregiudizio.
Sopra tutto, spiccano le persone, per fortuna.
Io lo ritengo sprecato per la causa meglio definita sopra, ma Paul The Wine Guy è ancora più genio del solito.
A lui vanno onori e ammirazione incondizionati. Non lo si può tacere se si ha anche soltanto un qualche amore per il genere umano.
QUI.

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Non sciopero reloaded

Tutto QUI, non c’è altro da dire.

P.S.: Il bello è che Gilioli continua – e malgrado le mie preghiere di “rettifica” – a segnalarmi come contributor del tam-tam alla manifestazione. Che è assolutamente falso. Alla faccia del mio diritto all’identità personale (peraltro, anche come giurista).

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Blog e rettifiche: io penso differente – UPDATED 2

Io partirei da qui:

Mi permetto di sottoporti anche questo: Li firmiamo?

http://scialdone.blogspot.com/2009/06/li-firmiamo.html

E’ un’opinione ovvio, discutibile ovvio, ma in tutto questo tripudio di “famigerati ammazzainternet” diventa davvero difficile per chiunque esprimere opionioni “altre” o potere in qualche modo interloquire, visto che il “nuovo pensiero unico” diventa di volta in volta a cascata l’unico e il solo che viene massicciamente veicolato in modo assolutamente inconsapevole dai tantissimi altri.

La coda incredibile e difficilmente bloccabile dell’emendamento D’alia docet.

http://scialdone.blogspot.com/2009/06/emendamento-dalia-facciamo-un-po.html

Condivido che tenere alta l’attenzione, nel dubbio, è sicuramente la strada da percorrere, ma da sempre ho ritenuto molto più utile farlo attraverso interlocuzione e il “condizionamento” e penso anch’io, nella fattispecie, che sia molto più costruttivo e produttivo tentare di trovare un interlocutore che si dimostri sensibile e si dia da fare attivamente.

Dovremmo essere così forti da imporre noi l’agenda legislativa in questo settore, piuttosto che subirla

dice qua Maistrello

http://www.sergiomaistrello.it/2009/07/04/io-il-14-luglio/
che sull’argomento esprime concetti assolutamente chiari e condivisibili.
Io non penso dovremmo protestare col silenzio. Al contrario, credo dovremmo parlare molto di più, spiegare molto di più, documentarci molto di più, facendoci forti dei fatti e guadagnando credibilità grazie alla laicità intellettuale dei nostri ragionamenti e alla rigorosa rinuncia all’emotività. Saranno i fatti a renderci liberi, non l’indulgere in proteste improvvisate, spesso isteriche e talvolta del tutto inconsapevoli. Nel caso delle leggi che in questo periodo lambiscono internet, in particolare, io credo che l’argomento “giù le mani dalla libertà d’espressione” abbia fatto un po’ il suo corso, tanto che spesso finisce per fare il gioco di chi un bavaglio alla rete magari vorrebbe metterlo davvero.

Siamo autoreferenziali, reagiamo con argomenti che convincono chi è già dalla nostra parte e confondono o peggio irritano chi già ci vede con distanza e sospetto.

[…] La casualità, l’improvvisazione, l’ignoranza su temi così strategici per il paese sono il vero scandalo. Su questo dobbiamo e possiamo lavorare molto di più. Abbiamo margini enormi di lavoro, se riusciamo a essere più forti, più coesi, più precisi e più saldi di nervi.
Aggiungo (io) che così si corre il rischio (anche) che le cose davvero importanti, poi passino tra il silenzio e l’ignoranza (nel senso di sconoscenza) generali.

Trattasi del commento di tal darmix (dico *tal* perché confesso di non conoscerlo come nick, non per fare lo snob) che quoto anche nella singola virgola. E’ QUI da QUESTO post di Quintarelli.
Io ho avuto veramente poco tempo per parlare del famigerato “decreto Alfano” (*). Sono stato travolto dal lavoro (l’unico che ho, quello di avvocato) e il poco tempo libero l’ho dedicato ai miei affetti, anche distanti.
I blogger, i giornalisti, i politici, i tecnici avrebbero fatto meglio a partecipare, ad esempio, all’incontro di Pescara (peraltro benefico pro Abruzzo) invece di starsene nelle loro torri d’avorio a *memare* iniziative fondate su errori gravissimi. Purtroppo, non c’erano tramezzini, non c’erano super sponsor coi loro speakers, non c’erano gettoni di presenza (ci siamo pagati tutti le spese).  E’ stata una cosa di sostanza, molto sobria.
Dunque, i soggetti di cui sopra non si sono visti. Peccato, perché avrebbero sentito Guido Scorza e anche il sottoscritto sostenere che, semmai, è un problema di testo scritto un po’ male, non un “ammazzainternet”.
Le parole, sempre le parole… “Le parole sono importanti” (così me la cavo con la citazione dotta).
Anche i baci sono importanti, ma questa è un’altra storia.

(*) Ho letto in giro che molti si sono allarmati per la forma del “decreto”. Ecco… non è un decreto… è il ddl intercettazioni che tutti conoscono (per altri motivi, decisamente più seri)… Giusto per chiarire che non si tratta di un colpo di mano del Governo, ma della volontà, esprimenda (vedremo come) del Parlamento, pur con una certa maggioranza. Giusto per capire che ci vorrebbe maggiore preparazione nel commento delle notizie.

P.S.: Linko anch’io gli Onorevoli Palmieri e Malan che si stanno occupando del caso.

Aggiornamento del 6 luglio 2009, ore 00:10 (dopo il MotoGP…): Sergio Maistrello, nei commenti, dice di non aver capito bene le mie parole. Siccome il suo è un test importante e attendibile, penso sia il caso di spiegarmi meglio (ho messo giù un po’ di getto, in effetti).
Come scritto a suo tempo, io non penso che il testo del ddl intercettazioni, nella parte in cui prevede l’obbligo di rettifica anche per i “siti informatici”, sia un “ammazzainternet”. Io ritengo che l’obbligo riguardi le testate registrate (non a caso si tratta di una proposta di modifica alla legge sulla stampa), non qualunque sito (addirittura, ho sentito parlare di obblighi in capo a Google e simili…).
Certo è che il testo si presta ad interpretazioni sballate. Allora, sono d’accordo con una modifica che, però, non può essere pubblicizzata con il silenzio delle ultime iniziative internettiane.
Ecco, bisogna parlarne.

Aggiornamento del 6 luglio 2009, ore 02:00 (guardando “Cose mai viste”): vedo che anche Dario è per il parliamone… E mi piace anche citare raxi, mio pragmatico conterraneo (ma leggetevi anche i commenti successivi, ché si comprende meglio il suo pensiero).
Si allarga il fronte, molto bene…

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Reati… informatici

No Words

P.S.: Razza friulana… 😉

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Di ritorno da Pescara

Beh, non sono tornato oggi. Magari… Ho fatto rientro domenica, per l’ora di pranzo. Visto che ero sue due ruote ed ho incrociato un forte temporale (con vento) subito dopo la partenza da Pescara, il sabato, la prospettiva di arrivare a destinazione ad ora tarda (per il ritardo accumulato), mi ha consigliato di fermarmi a trovare un amico in Romagna e ripartire l’indomani.
Parlo della conferenza di Pescara.
Sono arrivato intorno alle 19 di venerdì. La mattina avevo udienza a Genova e, purtroppo, non ho potuto indossare casco, guanti estivi e Dainese prima delle 12. Così mi sono perso le due prime mezze giornate.
Ne ho visti tanti di convegni sul diritto delle nuove tecnologie, ma, senza piaggeria, questa volta ho imparato qualcosa ed ho ascoltato cose che non sapevo. E non è poco in un ambiente dove troppo spesso si sentono sempre le stesse storie, trite e ritrite.
Qualche piccolissimo problema logistico, forse. Ma la cosa finisce lì e, comunque, la si risolve amichevolmente in privato senza troppi rumori di fondo.
L’importante è imparare qualcosa e raggiungere lo scopo benefico che ci si è prefissati.
Da rifare, senza dubbio, specie con quella formula “tavola rotonda” che consente di dare voce a tutti e stimola la discussione. Io, personalmente, avrò parlato dieci minuti (sulla previsione della rettifica per i “siti informatici” contenuta nel ddl intercettazioni di prossima approvazione), ma c’è stata una discussione appassionata e più ampia del mio intervento.
Mancava soltanto qualcosa, peraltro non riguardante l’organizzaione. Non dico che fa lo stesso (perché non è così), ma, almeno al momento, mi devo rimettere. E chi deve intendere, intenda.

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Privacy e social network (autopromozione)

Grazie a Marco Traferri, è online, in audio, il mio intervento a I Sabati di BluMouse, il 30 maggio 2009. QUI.

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Nuovo bavaglio alla Rete?

Acclarato che, malgrado le recenti catene di Sant’Antonio e i cappuccini, la Rete non è minacciata dall’emendamento D’Alia (che non c’è più – QUI e QUI), pare che ci sia una nuova minaccia, con la scusa delle intercettazioni.
Copio e incollo il mio parere sulla questione, da un commento a un post di Massimo Mantellini. Facciamo prima, senza tante complicazioni.

Premesso che Scorza ne parla da un bel po’, molto prima di Pancini (e, infatti, quest’ultimo cita proprio quella fonte), va anche detto che Pancini da un lato dice una cosa sbagliata (quella norma non equipara il gestore di un qualsiasi blog amatoriale al direttore di una testata) e non riesce a cogliere del tutto il vero punto critico della cosa. Semplicemente perche’ da’ troppo per scontata una cosa che scontata non e’.
Ne parlavo stamattina, via email, proprio con un frequentatore di questo blog (linkato qui, nella colonna di destra).
Bisogna vedere se per *siti informatici* si intendono tutti i siti o soltanto quelli che sono giuridicamente stampa (ai sensi della l. 47/48, perche’ la modifica e’ proposta per quella legge). E non e’ questione scontata, anzi. Tra i canoni interpretativi esiste quello sistematico che, come penso suggerisca la parola stessa, impone un’interpretazione coerente con un dato sistema, che e’ la l. 47/48; e che parla di stampa *vera*.
Ma la legge e’ comunque oscura, e una legge oscura e’ la negazione del diritto. Anzi, e’ un problemone… Un chiarimento esplicito sarebbe stato piu’ che opportuno.
Nel merito, personalmente non penso che un sito qualsiasi non debba una rettifica (perche’ non la dovrebbe, ricorrendone i presupposti?). Il problema e’ che un piccolo sito qualunque non ha la forza per resistere in sede giudiziale e la capacita’ di far fronte alle pene previste dalla legge (l’omessa rettifica comporta le sanzioni – amministrative – di cui all’art. 8 l. 47/48). Ma la legge e’ uguale per tutti, si dice.
A parte cio’ (che, comunque, non e’ cosa marginale) dovremmo iniziare a pensare se i piccoli possono permettersi qualche sbavatura in piu’ rispetto ai grandi. Il tema e’ quello. Nel nostro caso, la liberta’ di espressione e’, in parte, un falso problema. Dico in parte, eh…
Incidentalmente, visto che ci piace parlare di politica, faccio notare che, sul punto, nessuno (e mi riferisco anche alla minoranza), ha fatto particolari appunti sulla norma incriminata.
Trovate tutto a partire da qui
http://www.camera.it/_dati/leg16/lavori/schedela/trovaschedacamera_wai.asp?pdl=1415
(quando si parla di leggi, non e’ mai peccato linkare le fonti ufficiali, si capisce molto di piu’ che dalle parole dei commentatori).

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