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Author Archives: Daniele Minotti
Gira la ruota (elogio alla normalità)
Tempo fa, una persona a me parecchio cara mi diceva “Ma vallo a spiegare, alla gente, cosa succede veramente qui dentro”.
Parlavamo della realtà-quotidianità giudiziaria, nel confronto con quello che ci riferiscono i media (ma anche, genericamente, gli altri, blog compresi) circa, ad esempio, i c.d. “grandi processi” (Cogne, Garlasco, Perugia, Erba, ecc.).
Il filone è ricco, succulento e fa venire parecchi pruriti. Specie quando si parla di sesso (ad esempio nello stesso processo). Tira molto, la gente non vuole informazione, ma è guardona. E chi “informa” lo sa.
Oggi – ed è soltanto l’ultimo episodio – il Corriere online ci riferisce (evidenziando in occhiello) che – udite! udite! – Amanda Konx, in Questura e dopo il tragico evento, faceva la ruota (la cosa sarebbe stata riferita da un funzionario della Questura di Perugia).
Indipendentemente da sollecitazioni sul punto (la cosa può essere uscita spontaneamente dal racconto del poliziotto oppure su domanda specifica delle parti), mi chiedo quale rilevanza abbia la cosa e perché abbia meritato tanta evidenza.
Perché – ed è ciò che non è scritto, ma è chiaro a chiunque disponga di facoltà anche soltanto minime – lo scopo è fissare l’equazione stramba=omicida.
Perché il fatto è realmente strambo, se così vogliamo definirlo, ma da ciò a renderlo elemento di giudizio (di colpevolezza) per la vasta platea ce ne passa.
Ma questo vuole il pubblico e se lo merita. I media, semplicemente, obbediscono, per vendere. Con quell’essere ruffiano (“E’ pur sempre presunta innocente”!) che buca il monitor quando Amanda viene chiamata così, confidenzialmente senza cognome.
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Don’t Don’t Do It
Ticket to ride, white line highway
Tell all your friends, they can go my way
Pay your toll, sell your soul
Pound for pound costs more than gold
The longer you stay, the more you pay
My white lines go a long way
Either up your nose or through your vein
With nothin to gain except killin’ your brain
I disinteressati
Mi ero distratto. Dopo l’udienza di dicembre, la questione dell’inibizione alla visita dei siti di presunto contrabbando mi era passata di mente, malgrado avessi cercato di ricoprire un qualche ruolo, cioè quello dell’utente Internet. QUI e QUI le puntate precedenti.
Nei giorni scorsi la cosa mi à tornata in mente ed ho cercato di conoscere l’esito dell’udienza di riesame (visto che non ho mai ricevuto notifica di alcunché), e una fonte ben informata mi ha riferito quanto accaduto per i provider (che, per chi non lo sapesse, avevano impugnato il “sequestro”).
Bene… carenza di legittimazione, di interesse. Ipotesi prevista… Io cercherò di capire cosa è successo al mio. Temo la medesima fine, anche se, come utente, mi sono sempre sentito più legittimato: “avente diritto a restituzione”.
Lo so, era una provocazione, ma quanto è più provocatorio (e “bizzarro”) un sequestro preventivo per inibizione?
In utile dire che, con quel precedente (pur di merito), il futuro è parecchio buio…
Posted in Diritto d'autore
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Forse si muovono… – UPDATED
Vittorio Zambardino intervista Marco Pancini, resposabile per le relazioni istituzionali di Google in Italia, sulla questione dell’emendamento D’Alia.
L’emendamento riguarda, in realtà, i provider di connettività, però fa piacere osservare che il movimento sia trasversale. Anche se c’è qualche imprecisione sul testo D’Alia (ma, ad ascoltare l’intervista di Gilioli, anche lo stesso Senatore non sembra avere le idee chiarissime su cosa ha scritto).
Aggiornamento del 13 febbraio 2009, ore 17:45: Oggi è la volta di Facebook che dice la sua sempre tramite Zambardino.
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Adesso basta (was: Mala tempora currunt) – UDPATED 2
Penso sia chiaro a tutti che così non si può continuare. Abbiamo un legislatore impazzito, ne fa di tutti i colori, a vanvera, senza la minima riflessione, senza la doverosa competenza. Ne ho già parlato QUI, tutti ne parlano. Tutti coloro che, anche pensandola in modo differenziato, almeno si pongono dei problemi. Ma i nostri politici – tutti, si badi bene – no, proprio no.
L’ultima è quella del telemarketing prorogato. Ne parla Repubblica, ci riferisce il Corriere, ma mi sembra che la cosa sia stata scovata da Guido Scorza.
Vi è mai successo di essere tranquilli a casa, a pranzo o a cena, in famiglia o anche da soli e sentire inaspettatamente squillare il telefono fisso? E’ il solito telemarketing, quasi sempre di operatori di telefonia. L’operatore (che, spesso, si prende anche insulti immeritati – è soltanto uno che lavora, l’ultima ruota del carro), vi propone l’ultima favolosa (quasi-)flat all inclusive (ma spesso omette di dire che c’e’ lo scatto alla risposta…) che se ve la perdete siete proprio degli idioti.
Bene, inutile dirgli che proprio non volete risparmiare e che non volete più essere richiamati. La settimana dopo, puntuale (perché, ovviamente, tracciano la vostre presenze in casa) si rifà vivo un altro operatore, stupito (?) del fatto che vi avevano già chiamati. E via così, per l’eternità.
Andiamo al nocciolo. Che succede ora? Che nel corso della conversione del decreto-legge “milleproroghe” tre signori hanno avuto la bella idea di presentare un emendamento che ridona, magicamente, legalità agli elenchi dei contattabili formati prima del 1° agosto 2005. Ciò, in barba al d.lgs. 196/2003 (T.U. dati personali).
L’iniziativa è decisamente traversale. Il Sen. Lannutti (Idv) afferma sul Corriere che i “colpevoli” sarebbero tre suoi colleghi della Commissione (due Pdl e un Pd).
Scopo dell’iniziativa? Beh, probabilmente facilitare gli amici, il business della telefonia, delle pay-tv e ancor prima di coloro che detengono questi preziosi database. E che business!!!
Curioso, infine, che da una parte si spinga (giustamente) per un ddl contro lo stalking, dall’altra si legittimi qualcosa di molto simile, si potrebbe osar dire coincidente.
No, adesso basta! Fatela girare, bisogna fermare lo scempio.
Aggiornamento delle 15:31, stesso giorno: vale la pena di leggere le osservazioni dell’avv. Monica Gobbato, nei commenti.
Aggiornamento del 13 febbraio 2009, ore 21:35: La cosa, nei commenti, si fa spessa.
Posted in Leggi e leggine, Privacy e dati personali
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Internet e potere
Il 12 gennaio scorso, il Sen. Luigi Zanda (PD) ha presentato un disegno di legge costituzionale (S-1311) volto chiaramente ed evitare il fenomeno del conflitto di interessi potenziando, nel contempo, la libertà di informazione.
Ecco una parte del testo proposto:
“L’influenza rilevante nella proprietà o nella gestione di una o più reti radiotelevisive o telematiche, nonché di uno o più quotidiani o periodici a diffusione nazionale o interregionale è causa di ineleggibilità alla carica di deputato e di senatore della Repubblica, nonché di incompatibilità con la carica di Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio dei Ministri, Presidente e giudice della Corte costituzionale, Ministro, Vice Ministro, Sottosegretario di Stato, vice presidente del Consiglio superiore della magistratura e Presidente della Giunta regionale. Altri casi di conflitto di interessi possono essere regolamentati con legge»“.
Il che significa, se non prendo abbagli, che Grillo, Sofri e Mantellini (fonte: classifica di BlogBabel da cui traggo i primi tre) non potranno ricoprire certe cariche.
Di Pietro (oggi 24mo della lista) dovrà scegliere tra seggio e blog?
Sullo stalking
Lo “stalking”, se vogliamo attingere da Wikipedia, può definirsi come “una serie di atteggiamenti tenuti da un individuo che affligge un’altra persona, spesso di sesso opposto, perseguitandola ed ingenerando stati di ansiapaura, che possono arrivare a comprometterne il normale svolgimento della quotidianità e “.
Nei giorni scorsi abbiamo saputo dell’approvazione, alla Camera, di un disegno di legge che vorrebbe perseguire il fenomeno in modo più deciso ed efficace. Sì, perché, attualmente, il fenomeno è, normalmente, sanzionato mediante l’applicazione del “modesto” art. 660 c.p. che, tra le altre cose, secondo me (e non soltanto) non è applicabile a Internet.
Ecco la scheda del disegno di legge fresco arrivo al Senato. Come potrete vedere, ne riunisce altri. A testimonianza di quanto il problema sia sentito.
Qualche brevissima osservazione:
– con questo testo, la norma si applicherebbe sicuramente ai fatti telematici;
– le pene sono abbastanza severe (specie se confrontate con quelle dell’art. 660 c.p.);
– non capisco perché debba essere prevista un’aggravante per il fatto del coniuge o del/della fidanzato/a; putroppo, è la normalità e non vedo un fatto più grave in ciò;
– ordinariamente, il reato sarebbe perseguibile a querela nel termine di sei mesi (circostanza che lo avvicina molto – comprensibilmente – ai reati di violenza sessuale);
– molto interessante la previsione di un ammonimento;
– come per i fatti di maltrattamenti in famiglia e simili, si prevede anche un’apposita misura cautelare non custodiale.
Posted in Reati informatici, Varie
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Siamo davvero in Cina?
Prima il tentativo di golpe sul diritto d’autore (con scarica barile ridicoli e puerili perché, come al solito, nessuno è stato), poi le rettifiche per i siti Internet, infine, il bizzarro e irrealizzabile emendamento del Senatore D’Alia sul filtraggio dei siti di istigazione e apologia. Diciamo che c’è un riassunto da Guido Scorza, anche se non condivido tutto.
No, anzi, condivido proprio poco perché si sta seguendo la via sbagliata.
Se, attualmente, provate ad accedere alla homepage di Stefano Quintarelli, vi troverete sparati su una bandiera italo-cinese. Come dire: l’Italia è come la Cina.
Non è così, ma la suggestione tira. Io preferisco un atteggiamento più realista e fattivo.
Il nostro nemico non è la prepotenza. Certo, ce n’è molta, anzi troppa. E va detto. Ritengo, invece, che la peggior cosa, ciò che noi dobbiamo combattere, sia l’ignoranza che merita una cura ben diversa (se vogliamo che sia efficace).
Al di là dei colpi di mano, oltre le regole sulle rettifiche (che, in principio, non sarebbero sbagliate – se non fossero subdole), la cosa è palese nel citato emendamento D’Alia (compare di partito del “mitico” Volonté – chi non lo ricorda nella battaglia – senza fondamenta giuridiche eppure sostenuta da un Governo – al gioco “Pretofilia”?), una “riforma” che, dovesse passare, ci farà ridere dietro da tutta la comunità internazionale.
Diagnosi, prognosi e cura. Non perdiamo l’orientamento perché si rischia di non arrivare a nulla.
Posted in Leggi e leggine
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Ad impossibilia nemo tenetur – UPDATED
Diciamoci la verità. Certi reati come l’istigazione a delinquere e l’apologia di delitti esistono da un bel po’. E, francamente, penso siano sempre stati applicabili alla Rete. E’ una cosa che pensano/sanno in molti. Semmai, il problema è che, nel nostro Paese, esiste ancora il discutibilissimo reato di apologia. Ma, appunto, non è soltanto questione telematica.
Il pur bizzarro e censurabile (anche peggio) emendamento passato al Senato col pacchetto sicurezza non crea, pertanto, nuove figure di reato, non mina, di per sé, la nostra libera espressione del pensiero.
Ma ci sono problemi giuridici che non scopro certo io: quale autorità giudiziaria dovrà segnalare al Ministro dell’Interno (ok, probabilmente quella penale eventualmente procedente, però…), l’ampia discrezionalità del Ministro che, come scritto nell’emendamento, “può” (e non “deve”) ordinare il filtraggio, l’autorità giudiziaria competente per l’impugnazione (ok, probabilmente il TAR Lazio, però…), ecc.
Eppoi, malgrado vi sia delega per la stesura del regolamento, ci sono anche problemi tecnici non da poco. Leggo in giro quello che, nella mia ignoranza, già sospettavo. Supponiamo che destinatario del filtraggio debba essere il gruppo Facebook dedicato a Riina (è l’esempio demagogico fatto dall’estensore dell’emendamento, anche se si può fare apologia di qualsiasi delitto e istigazione a qualsiasi reato). Impossibile filtrarlo selettivamente. Vale a dire, Facebook intero irraggiungibile. Clap, clap…
A me non interessa che Facebook possa essere inteso come un divertimento per ragazzini. Anche se lo fosse, meriterebbe rispetto perché veicolo di comunicazione e informazione, dunque di libertà. Guarda caso utilizzato anche dall’UDC, basta fare una ricerchina (a questa compagine, che pensavo sostanzialmente estinta per effetto del più recente ed estremo bipolarismo, appartiene il Sen. D’Alia).
A me spiace anche per i provider, ancora una volta messi in mezzo, costretti a fare gli sceriffi nell’impossibilità di farlo. Cosa risponderanno al solerte Ministro che, per il tramite della Postale, ordinerà i filtri? Ad impossibilia nemo tenetur. Sostanziale impossibilità di applicazione della legge, vanificata dalla realtà, quella che il nostro legislatore ignora completamente.
Faccio appello ai Deputati: bocciate quell’emendamento. E’ gravemente dannoso, quanto meno inutile. Fermo restando che ci renderà ridicoli di fronte a tutta la comunità internazionale.
Mai sentito parlare di collaborazione internazionale per combattere la criminalità?
Aggiornamento delle ore 22.43: via FB, mi arriva un link che, con ogni probabilità, è il primo testo dell’emendamento. In effetti, fa riferimento ad apologie e incitamenti di specifici reati (donde, le dichiarazioni del Sen. D’Alia). Fatto sta che, nel frattempo, è stato rimaneggiato.
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