Author Archives: Daniele Minotti

Il CNF sbaglia e io pago

Quasi un milione di multa inflitta dall’Antitrust al Consiglio Nazionale Forense per aver “regolamentato” (mediante un parere e una circolare) la nostra professione forense in modo non conforme alla disciplina della concorrenza. E non è la prima volta.
L’altro giorno, la sanzione è stata confermata dal Consiglio di Stato e le motivazioni nel merito, a mio modo di vedere, sono ineccepibili
Il vecchio che resiste, malgrado il mondo vada avanti.
Di seguito, il testo della sentenza.

N. 01164/2016REG.PROV.COLL.

 

N. 08995/2015 REG.RIC.

 

N. 09160/2015 REG.RIC.

 

logo

 

REPUBBLICA ITALIANA

 

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

 

Il Consiglio di Stato

 

in sede giurisdizionale (Sezione Sesta)

 

ha pronunciato la presente

SENTENZA (altro…)

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Autopromozione > Nuovi lidi

Da qualche tempo, sono Of Counsel dello Studio Legale Lisi di Lecce, Digital & Law Department, ovviamente  per il diritto penale dell’informatica.
Salento – dove ultimamente sono di casa – e non solo, anzi molto di più.
Grazie ad Andrea e Colleghi per l’occasione.

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La ragion fattasi, su Internet – Updated

Chiedo consiglio perché la cosa, per me, è gigantesca eppure c’è chi la giustifica, totalmente e senza riserve.

Da tempo, gira un video, molto crudo. Si tratta di un filmato amatoriale, da telefonino, che riprende una scena di aggressione a calci, pugni e insulti.

Carnefice una ragazzina, vittima una ragazzina. Minorenni. Intorno, una riga di ragazzini non meno abbruttiti rispetto alla scena che recitano più o meno inconsapevolmente.

Fatto di cronaca di un paio di anni fa. Bullismo, con quel termine che genera scandalo a tutte la latitudini sociali.

Qualche idiota (verosimilmente il ragazzino che ha ripreso la scena) ha pensato bene di postarlo su Facebook, da qui la diffusione. Poi, grazie anche all’intervento di un Collega, il video è stato rimosso. Molto semplice, credo: pensiamo almeno all’umiliazione della vittima, totalmente riconoscibile (non pixelata o altro).

Nel frattempo, anche i media lo riprendono e, forse, anche perché tenuti dalla Carta di Treviso (tutti gli altri possono fottersene allegramente), pixelano i visi dei minori ritratti (vittima e carnefice, financo gli spettatori e giovani cineasti cretini).

La storia sfuma, finisce al Tribunale per i Minorenni. Non so che fine abbia fatto, ma la giustizia se ne sta occupando (bene o male, non so, ma se ne sta occupando).

Però… la Rete ha memoria e il video, quello senza pixel (che viene addirittura definitivo “senza censura” – ma censura de che?), riemerge dalla cloaca e te lo ritrovi, ad esempio, ripubblicato su Facebook da un fesso patentato, con un nick da criminale e che esibisce una “filosofia di vita” ben oltre l’imbarazzante (lodi a Mussolini comprese).

Bullismo. Eppure…

Eppure, malgrado sia un profilo chiaramente rivolto ad attirare clic e di una volgarità assoluta, c’è sempre qualcuno che entra in vibrazione con la sua pancia. E – questa è la cosa più grave – posta ulteriormente quei vomiti di disumanità.

Ora, a precisa contestazione fatta ad una persona che l’ha rilanciato (migliaia, in totale), leggo che la “ragione giustizia”, quasi un dovere di mostrare il viso della carnefice (minorenne), di fatto prevarrebbe sull’esposizione della vittima.

Il tutto condito con frasi del tipo “se fosse stata mia figlia non avrei fatto ricorso alla giustizia”.

Bene, questo è ciò che insegniamo ai nostri figli: a farci giustizia da soli, per di più su Facebook, culminando con la totale insensibilità rispetto alle ragioni della vittima esposta, quasi più della sua carnefice, al pubblico ludibrio.

Non è bullismo tanto diverso da quello che si vorrebbe denunciare.

Una ragazza, poteva essere mia figlia. Proprio oggi, la festa della donna.

Aggiornamento del giorno dopo, 9 marzo 2016: ho contattato Facebook segnalando, con l’apposita procedura, il video in questione per motivi di esplicita violenza (non per violazione della privacy). Rispondono che è conforme ai loro standard.
Amen.

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Astensione avvocati penalisti 30 novembre > 4 dicembre 2015

*Sciopero* dei penalisti, indetto dall’UCPI.
QUI la delibera, a lamento eterno e permanente dello stupro del processo penale, nell’indifferenza di tutti.
E chiediamoci il perché.

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Accertamenti informatici

La Cassazione, nel caldo agostano (e fa piacere che i tribunali non si fermino con quel clima), deposita le motivazioni di una sentenza in tema di accertamento di reati commessi via Internet (nella fattispecie, una diffamazione).
Il gap investigativo sembra essere colmato da inferenze logiche, in misura che potrà essere ritenuta giusta o eccessiva.
Sarebbe bello parlarne perché, oramai, le questioni sono quotidiane (specie per quanto riguarda Facebook).
Ma bisognerebbe fare un po’ di processi in materia, mica scriverne soltanto.

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Facebook, la tua voce

Facebook è una vetrina, è tutto lì davanti se non stai attento, se non sistemi un po’ la tua privacy.
Ti metti (no, ti ci metti tu, non ti ci mette Facebook) alla berlina, ti spogli davanti da uno specchio traslucido e, dall’altra parte, tutti ti guardano, mettitelo bene in testa.
E l’immagine che consegni a Facebook rischia di essere molto più decisiva e probante di quella che ti sei in realtà, di ci che, bene o male, hai cercato di costruire durante la tua esistenza.
Facebook entra in tribunale, oggi anche in delicatissime questioni di affido di minori.
Vedremo cosa deciderà il tribunale.

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Attenti al like

Si può finire nei guai per un semplice like su Facebook? La risposta è sì, pur tendenzialmente perché dipende da alcuni fattori giuridici (e non voglio tediare con  il legalese).
Se ne parla da  un po’, professionalmente mi sto occupando di un caso, ne avevo già scritto tempo fa, ma…
Ma il problema si ripropone in questi giorni, proprio qui a Genova, per alcuni like a status e/o commenti inneggianti al terrorismo.
Repubblica, in un primo tempo, è stata molto allarmista facendo aperto riferimento a possibili denunce per coloro che avevano messo like.
Il Secolo XIX, il giorno dopo, ci riferisce qualcosa di più: a qualcuno è venuto il (legittimo) dubbio sul significato da dare ad un like su Facebook che non significherebbe  necessariamente approvazione.
Staremo a vedere. Trattandosi di un caso ancora troppo fresco, credo sia opportuno non esprimersi in modo definitivo (ovvio che ho la mia idea, ma anche in virtù del caso che mi è stato affidato, ritengo doveroso tacere).

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La storia non insegna

Cittadino

Non è uno scherzo, QUI.

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New Troll(s)

Masera

(Anna Masera, con quasi certezza, ce l’aveva anche con me perché sono tra i critici – con argomentazioni – della “Carta” di Internet e ieri sera l’ho fermamente ribadito.
Poi, è uscita dal gruppo Fb dei Digital Minions e mi ha cancellato dalle amicizie. Fortunatamente, il pallone ce lo siamo tenuto noi).

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Cortesia per legge

Forse vi ricordate la questione della copia di cortesia da depositare malgrado il Processo Civile Telematico (PCT).
Una follia che l’Ordine degli Avvocati di Cagliari ha apertamente (quanto giustamente) osteggiato, votando contro un protocollo che prevedeva proprio il deposito anche del cartaceo.
Ma siccome le brutte bestie sono dure a morire, ecco che la copia di cortesia, in casi “eccezionali”, risorge, obbligatoria per legge.

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