Category Archives: Diritti digitali

Bis!

Roba da non crederci

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Decreto Pisanu al capolinea?

Maroni, che nei giorni scorsi era stato (volontariamente o involontariamente) ambiguo, pare che si sia deciso: l’art. 7 del Decreto Pisanu non sarà prorogato oltre il 31 dicembre prossimo. Che, poi, è la soluzione più semplice, che evita il ricorso ad un provvedimento abrogativo ad hoc.
Infine, sarò pedante nelle mie ripetizioni, ma il Decreto Pisanu non riguarda proprio il Wi-Fi, ma regola tutti i punti di accesso pubblici (esercizi commerciali o circoli privati). Ma la “liberalizzazione del Wi-Fi fa più titolo…
Proprio infine infine… La “scadenza”, in realtà, riguarderebbe soltanto la licenza del questore, non tutte le altre regole dell’art. 7 (identificazione, registrazione dati, ecc). E, allora, le parole di Maroni non basterebbero…
Ricordo cosa Marco Scialdone dice, vanamente, da anni. Io non sono d’accordissimo con lui (secondo me licenza e altri adempimenti sono “logicamente e letteralmente” collegati), ma, nel timore di interpretazioni discordanti, è giusto ascoltarlo.

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Wi-fi-(ino)

Non vorrei portare rogna, ma ho l’impressione che gli auspici di molti circa la semplice e totale abrogazione del “decreto Pisanu” naufragheranno miseramente.
Premettiamo, intanto, che il “decreto Pisanu”, all’art. 7, (quello più volte prorogato), non vieta tutte le reti wi-fi, ma obbliga i gestori di esercizi commerciali e circoli privati (che devono chiedere licenza al questore) a prendere una serie di misure atte , in buona sostanza, all’identificazione di chi accede al point (cablato o meno, telefonico o telematico).
Venendo al nocciolo, se è vero che, addirittura, vi è stata una proposta bipartisan di abrogazione, le parole di Maroni, proprio oggi, non fanno presagire alcunché di buono perché si pronuncia la parola magica “equilibrio”-
Vedremo, spero proprio di sbagliarmi.

P.S.: Detto tra noi, pur trattando diversi procedimenti per reati legati ad Internet come quelli menzionati da Maroni (pedopornografia e frodi online) non ho mai visto nulla di scoperto per merito del decreto citato.

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Fermiamo il decreto Maroni – Aggiornato

Allora, la questione è nota, ne hanno parlato tutti. Lo scopo di questo post non è quello di scroccare idee altrui e riproporle come mie. Soltanto, spero che, leggendomi, anche soltanto una persona in più si convinca che quello che vagheggia Maroni (perché soltanto domani si dovrebbe sapere qualcosa di più) è sbagliato, anzi pericoloso per la nostra libertà (non di quella di quattro imbecilli di quella o quell’altra parte). Dunque, i “saggi” che mi hanno preceduto sono tutti idealmente e cumulativamente citati.
Premessa. Certi reati (ad esempio, quelli che consistono in un’istigazione) esistono già. Saranno opinabili, ma esistono già, precisamente nel nostro codice penale.
Parimenti, la Magistratura può già disporre sequestri su siti illeciti (e lo ha sempre fatto). L’unico limite è che non si può sequestrare un sito all’estero in quanto non c’è la collaborazione internazionale necessaria.
Il problema, allora, diventa quello di rendere inaccessibili siti collocati su server all’estero. Per pedopornografia e gambling online, ciò si attua non con un sequestro stretto senso giuridico, ma con l’inibizione dell’accesso agli utenti collegati con provider Italiani, in pratica facendo modificare i DNS. Sono procedure previste dalla legge.
Recentemente, poi, si è radicata questa “moda” giuridicamente bizzarra di eseguire un sequestro (preventivo) mediante i medesimi interventi sui DNS. Ricordiamo il caso di The Pirate Bay, alla fine dissequetrato anche se, nelle settimane scorse, la Cassazione sembra aver lasciato uno spiraglio aperto per questo genere di sequestro. Altri siti di torrent e di vendita di tabacchi hanno seguito la stessa sorte.
A questa inibizione probabilmente pensa Maroni (come già, a suo tempo, il senatore D’Alia), ma vi sono almeno tre pericoli:
– se l’oggetto del provvedimento dovesse essere, ad esempio, un gruppo su Facebook, l’inibizione non potrebbe non riguardare tutto il social network;
– azioni di questo genere devono sempre passare per il vaglio della Magistratura; altre vie lascerebbero troppo spazio alla discrezionalità; e teniamo presente che qui è in gioco il diritto alla libera espressione del proprio pensiero, mica bruscolini;
– l’impugnazione di questi provvedimenti diverrebbe ardua, se non impossibile, consolidando un oscuramento anche se illegittimo.
Allora, visto che a casa Facebook si sono prontamente attivati per rimuovere tutti i gruppo all’indice, viene anche da domandarsi dove stia il problema.
La Rete ha più buon senso di quello che Maroni vuol far credere.

P.S.: Vi sono politici e media che istigano più all’odio che certi gruppi Facebook da ragazzini idioti…

Aggiornamento dello stesso giorno, ma dopo cena (diciamo quasi le 22.00): Maroni, in videochat col Corriere dice, anzitutto, che non sarà un decreto (fiuuuu… s’è sempre abusato dell’urgenza che non c’é), poi anche che saranno “soltanto” strumenti in più per la Magistratura con collaborazione dei “gestori” (scheriffi privati?). La fonte è il Corriere, ovviamente. Vedremo…

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Non sciopero reloaded

Tutto QUI, non c’è altro da dire.

P.S.: Il bello è che Gilioli continua – e malgrado le mie preghiere di “rettifica” – a segnalarmi come contributor del tam-tam alla manifestazione. Che è assolutamente falso. Alla faccia del mio diritto all’identità personale (peraltro, anche come giurista).

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Puntualmente… – UPDATED

Puntualmente, la stampa riprende le bufale che circolano in Rete e non fa alcuna operazione di verifica (eppure, basterebbe veramente poco).
Ne parlavo nel post immediatamente precedente. L'”emendamento D’Alia” non esiste più, Berlusconi non c’entra (anzi, è stato proprio un Deputato Pdl – Roberto Cassinelli – ad affondarlo), ma temo che questa catena di Sant’Antonio ci tormenterà ancora a lungo.

Aggiornamento della sera: Mi accorgo, con ritardo (di cui mi scuso) che Vittorio Zambardino aveva già parlato della cosa. QUI. E ne riparla oggi, QUI.
Gianni, nei commenti, ci dice, invece, che la pagina  della stessa Repubblica non c’è piu’. O, meglio, non c’è più il testo nel senso che il link non dà errore, ma porta ad una pagina sostanzialmente vuota. Pare che la cache di Google non funzioni. Confidiamo nella nostra memoria…

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Bufale in Rete

Nei giorni scorsi, poco prima delle elezioni (“guarda caso”, potrebbe dire qualcuno), è circolata la voce di una nuova norma bavaglio per la Rete.
A leggere meglio, si scopre, però, che si parla ancora dell’emendamento D’Alia (non sto a riassumere perché penso sia noto a tutti), dunque la notizia è vecchiotta (oltre che falsa, come vedremo).
Bene, io non so perché questa storia sia riaffiorata addirittura a mo’ di catena di Sant’Antonio (a meno che non voglia essere anche soltanto un po’ malizioso), ma le cose sono ben diverse.
L’ha denunciato, tra i pochissimi, Roberto Cassinelli. Per amor di verità, verosimilmente per motivi politici (del resto, è un politico), ma anche perché è stato il “killer” dell’emendamento in questione.
Bastava poco: dare un’occhiata alle fonti parlamentari. QUI la scheda del ddl “incriminato” (che è il pacchetto sicurezza S-733-B), QUI il testo (dove si vede chiaramente che l’emendamento D’Alia – l’art. 60 – è stato cancellato in Commissione alla Camera è così consegnato al Senato per il nuovo giro).

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Internet è un frigorifero?

Ci sono cose che apprezzo molto in questo articolo di Stenio Solinas. L’inizio e la fine. Quanto alla parte centrale, dissento; e anche parecchio.
Gli ultimi numeri diffusi, che parlano di un’Italia ancora una volta indietro, di Internet come “un’occasione perduta, oppure un’occasione sprecata, la trasformazione di uno straordinario elemento di libertà in un qualcosa che sta fra il business, l’elettrodomestico e il passatempo”, non possono che condurre verso uno stato d’animo tra la delusione e il disincanto.
Allo stesso modo, va condiviso l’elogio della lentezza, nel suo tendere ad una dimensione più umana della vita, anche soltanto quotidiana, e che possa valorizzare i rapporti umani. Internet cum grano salis, dunque; anzi, anche meno. Ed è questo “anzi”, pur implicito, che non mi convince.
Come anticipato, è ciò che sta nel centro dell’articolo che non va; e non soltanto per certe tinte misoneiste. (altro…)

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Il 20 aprile a Genova (autopromozione)

Roberto Cassinelli mi ha onorato dell’invito ad un incontro su “La politica nella Rete – Riflessioni sul rapporto tra legge ed Internet: limiti e libertà”. Appunto, a Genova il 20 aprile 2009 alle 17.30, Hotel Plaza. Organizza il Circolo “L’Oblò”.
QUI c’e’ l’invito.
Parteciperanno: Massimo Nicolò (L’Oblò), Roberto Cassinelli (Pdl), Enrico Castanini (Confindustria), Alberto Clavarino (Soloinrete), il sottoscritto, Antonio Palmieri (Pdl), Marco Pancini (Google), Matteo Rosso (Regione Liguria), Guido Scorza, Antonio Prezioni (moderazione – RAI).

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Una proposta di legge per la neutralità della Rete

Ricevo su Facebook (da NNSquad Italia) e, molto volentieri, inoltro

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E’ stato presentato al Senato il progetto di legge “Neutralità delle reti, free software e società dell’informazione” (http://www.luigivimercati.it/uploads/2009/03/ddl_reti.pdf). Depositata dai senatori Vincenzo Vita e Luigi Vimercati (PD), la proposta consiste in un provvedimento finalizzato a promuovere il principio della neutralità della rete e una società dell’informazione più aperta.

I contenuti del documento sono peraltro in accordo con i principi e gli obiettivi promossi da NNSquad.it, il gruppo che si batte per difendere la neutralità della rete e nato come sezione italiana del progetto NNSquad.org, varato negli Stati Uniti da alcuni dei maggiori esperti di Internet, tra cui il “padre della rete” Vint Cerf.

Questi i punti fondamentali della proposta presentata al Senato e descritta nel blog Una Legge per la Rete (http://unaleggeperlarete.wordpress.com/):

* garantire un accesso neutrale alle reti di comunicazione elettronica
* promuovere i diritti di cittadinanza attiva al fine di rafforzare la partecipazione e il processo decisionale democratico
* sostenere lo sviluppo e la valorizzazione dei sistemi informativi pubblici garantendo il pluralismo informatico anche con l’uso del software libero
* diffondere l’uso delle nuove tecnologie della comunicazioni presso il sistema delle imprese
* rimuovere gli ostacoli che impediscono la parità di accesso alle reti di comunicazione dei cittadini che versano in condizioni di disabilità, disagio economico e sociale e di diversità culturale.

Per la prima volta al mondo si propone un provvedimento che, riconoscendo la validità del principio della net neutrality, stabilisce un obbligo di interoperabilità con QoS tra operatori per evitare che la gestione del traffico venga usata in modo anticompetitivo e discriminatori.

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