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Category Archives: Diritto d’autore
Liberi tutti
I Tre Porcellini e Biancaneve e i Sette Nani sono, oramai, di pubblico dominio, quindi…
L’ha statuito la Cassazione (III Sezione Penale) con una sentenza che, però, al pari di quella relativa al contrassegno SIAE, risulta ampiamente censurata.
Non che i suddetti cartoni animati siano la cosa più importante del mondo, ma la decisione e’ fondamentale anche per altre opere analoghe e coeve. Si tenga conto della prima proiezione in Italia, rispettivamente 1933 e 1939.
Per il resto, la sentenza e’ uno stimolanete sunto dell’evoluzione del diritto d’autore nel nostro Paese che, addirittura, investe anche il Trattato di Pace dell’ultima guerra che ha riconosciuto privilegi ai vincitori anche in questo settore.
30, 50 e 70 anni di diritti patrimoniali… Rifletto e penso che piu’ le mode e la produzione sono fulminanti nei tempi, piu’ la durata dei diritti si allunga. E’ una contraddizione. Magari e’ l’effetto vintage…
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Statistiche rivelatrici
Pare che qualcuno alla SIAE abbia visitato questo blog, verosimilmente in conseguenza dei miei post su Corte di Giustizia e contrassegno.
Colgo l’occasione, allora, per invitare al dibattito pubblico, anche su questo spazio. Eventuali repliche saranno pubblicate integralmente.
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SIAE, bugie e videotape (contrassegnati): aggiornamento
A costo di essere molesto…
Apprendo che Andrea ha scritto a La Voce per smentire/correggere il titolo dell’articolo cui facevo riferimento in questo post. Ha fatto bene.
La risposta e’ molto secca: l’abbiamo preso dal sito SIAE.
Il che aggrava la posizione di SIAE che, ente di diritto pubblico e dall’alto della sua "autorita’", diffonde notizie false. E nessuno dice nulla.
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SIAE, bugie e videotape (contrassegnati)
La Voce, che si definisce "primo quotidiano indipendente on line" (ma che io non conoscevo), se ne esce con un titolone shock: "Diritti d’autore: i supporti con opere tutelate vanno vidimati". L’articolo, poi, e’ tutto un programma, ma, a ben vedere, e’ copiato e incollato dal sito SIAE (senza citare la fonte…) che, finalmente, dice qualcosa. Di sbagliato. Vediamo perche’.[[SPEZZA]]
Il "fatto" e’ il solito, almeno per questo blog dove se ne e’ parlato in diversi post (gli altri media tacciono): la sentenza della Corte di Giustizia delle Comunita’ Europee in tema di contrassegno SIAE.
E partiamo dal titolone. La Corte dice l’esatto contrario e, cioe’, che "l’obbligo di apporre sui dischi compatti contenenti opere d’arte figurativa il contrassegno «SIAE» in vista della loro commercializzazione nello Stato membro interessato, costituiscono una regola tecnica che, qualora non sia stata notificata alla Commissione, non può essere fatta valere nei confronti di un privato". Tutto chiarissimo, ma non per la SIAE. Se la regola tecnica non e’ stata notificata, non puo’ essere opposta al privato, dunque l’obbligo decade.
Mi verrebbe da fermarmi qui, ma la pervicacia della SIAE impone di affondare il colpo sperando che porti al KO.
Se e’ vero che sul caso cesenate la decisione definitiva spettera’ al Giudice italiano, francamente non vedo come quest’ultimo potra’ giungere a condanna. Il motivo e’ sempre elementare: se c’e’ una norma che impone l’obbligo del contrassegno (art. 181-bis l.d.a.) e una che sanziona determinate condotte relative a supporti non vidimati se il contrassegno non c’e’ (artt. 171-bis e 171-ter l.d.a., ad esempio), alla luce dell’illegalita’ (va detto senza mezzi termini) del bollino, la norma sanzionatoria e’ inapplicabile. L’han voluta scrivere cosi’, tutta puntellata sulla benedetta pecetta, che, ora, il castello di carta cade inevitabilmente.
L’Araba Fenice, questa volta, non puo’ rinascere dalle proprie ceneri. A nulla vale sostenere che il caso di specie riguardava la fissazione, su supporti ottici, di opere figurative, lasciando intendere che per altre opere (software, video, audio, ecc.) l’obbligo sussisterebbe ancora. Da un lato, limpidamente, la Corte si e’ occupata di aspetti di carattere generale velevoli per ogni vidimazione imposta. Dall’altro, il processo ha per oggetto la contestazione dell’art. 171-ter l.d.a. (nella previgente lett. c) che, comunque, riguarda tutti i supporti audio-video. Ah… dimenticavo… I CD contenevano anche un accompagnamento musicale e un film. Forse la SIAE non ha letto bene gli atti di causa…
Inoltre, il mancato approfondimento, nel merito, va letto diversamente. La Corte ha sostanzialmente accolto in toto le conclusioni dell’Avvocato generale della Corte stessa il quale scrive: "È quindi superfluo rispondere agli altri quesiti sollevati nella questione pregiudiziale, poiché la loro soluzione non è utile ai fini della soluzione della causa principale". Penso non necessitino di spiegazioni.
Circa l’argomento secondo cui la legge italiana sanzionerebbe, anche penalmente, l’utilizzazione abusiva di opere, va detto che da un lato non coglie il nocciolo della causa cesenate (che non ha mai riguardato un’utilizzazione abusiva, ma soltanto la mancata apposizione del contrassegno), dall’altro, come anticipato, le sanzioni penali scattano se il bollino non c’e’, indipendentemente dall’abuso. Che e’ una bestialita’, ma l’hanno voluta cosi’ e, ora, se la tengono.
Se, infine, un autore vuole marchiare le sue opere, e’ una sua libera scelta, ma, con le parole dell’Avvocato generale, "le autorità italiane non possono pertanto perseguire il sig. Schwibbert per non aver adempiuto l’obbligo di apposizione del contrassegno".
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Ancora sul contrassegno SIAE
E’ passata una settimana dalla sentenza della Corte di Giustizia e si leggono ancora queste notizie.
Eppure e’ una questione di contrassegno SIAE.
Perche’ tutti tacciono o, peggio, fanno finta di niente continuando con indagini, dichiarazioni trionfali e altro? Forse perche’ non hanno capito tanto bene (o non vogliono capire) le conseguenze della pronuncia: rivoluzionarie, a dir poco.
Io rilancio. E tra un paio di settimana mi trovero’ proprio a discutere della cosa, davanti all’autorita’.
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Ezmo: tutto OK?
E chi l’ha detto che i blog non servono a nulla?
Venerdi’, Guido Scorza aveva scritto un articolato post su Ezmo, la piattaforma di sharing musicale (in streaming) che sta per sbarcare anche da noi. In giro, poi, ho letto un po’ di cose che hanno tanto l’aria del marchettone. Unica eccezione, a parte Guido, Federico Cella sul Corriere.
Anch’io avevo (ed ho ancora) qualche perplessita’ di ordine legale, ma un fine settimana impegnativo mi ha impedito di esternare.
Ora, vedo che Ezmo contatta Scorza per le repliche del caso. Interessante.
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Prendi una legge, trattala male
Tutto tace. Ne hanno parlato pochissimi. L’8 era uscita una timidissima ANSA. Poi, poco o nulla, almeno sui media tradizionali (vedi i vari quotidiani online). Soprattutto, imbarazza il silenzio della SIAE.
Io, però, penso sia doveroso domandarsi cosa (eventualmente) cambiera’ in penale. E cio’ che puo’ essere fatto soltanto in un modo.
Io penso che la legge sul diritto d’autore sia fatta veramente male. Tra le altre cose, ho sempre denunciato l’inopportunità di costruire una fattispecie penale su una “pecetta”.
Proviamo un po’, ora, a rileggere l’art. 171-ter, alla lettera d) quella che fa riferimento al contrassegno e riguarda i anche le ipotesi di detenzione di opere audio-video.
1. È punito, se il fatto è commesso per uso non personale, con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da cinque a trenta milioni di lire chiunque a fini di lucro:
[omissis]
d) detiene per la vendita o la distribuzione, pone in commercio, vende, noleggia, cede a qualsiasi titolo, proietta in pubblico, trasmette a mezzo della radio o della televisione con qualsiasi procedimento, videocassette, musicassette, qualsiasi supporto contenente fonogrammi o videogrammi di opere musicali, cinematografiche o audiovisive o sequenze di immagini in movimento, od altro supporto per il quale è prescritta, ai sensi della presente legge, l’apposizione di contrassegno da parte della Società italiana degli autori ed editori (S.I.A.E.), privi del contrassegno medesimo o dotati di contrassegno contraffatto o alterato.
Ecco, io ritengo che, dopo la decisione della Corte, non si possa non barrare la parte relativa al bollino. Del resto, è stato lo stesso giudice di Forlì-Cesena a ritenere la questione pregiudiziale…
Per adesso mi fermo qui, ma spero che ne nasca una discussione.
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Bomba: La Corte di Giustizia boccia il contrassegno SIAE
Questa e’ pesantissima…
"Per questi motivi, la Corte (Terza Sezione) dichiara:
La direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 22 giugno 1998, 98/34/CE, che prevede una procedura d’informazione nel settore delle norme e delle regolamentazioni tecniche e delle regole relative ai servizi della società dell’informazione, come modificata con direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 20 luglio 1998, 98/48/CE, dev’essere interpretata nel senso che disposizioni nazionali come quelle di cui trattasi nella causa principale, in quanto abbiano stabilito, successivamente all’entrata in vigore della direttiva del Consiglio 28 marzo 1983, 83/189/CEE, che prevede una procedura d’informazione nel settore delle norme e delle regolamentazioni tecniche, l’obbligo di apporre sui dischi compatti contenenti opere d’arte figurativa il contrassegno «SIAE» in vista della loro commercializzazione nello Stato membro interessato, costituiscono una regola tecnica che, qualora non sia stata notificata alla Commissione, non può essere fatta valere nei confronti di un privato".
I miei personali complimenti all’Amico Andrea Sirotti Gaudenzi.
Il testo integrale e ufficiale e’ QUI (cliccare sulla cusa C-20/05 – Schwibbert).
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Radiohead attapirati?
Anch’io, come Stefano, quando ho letto l’articolo sul Corriere dedicato al presunto flop dei Radiohead, sono rimasto parecchio scettico.
Poi, lui sa fare molto bene i conticini, come quando svela il carattere irrisorio di certe sanzioni AGCOM.
Recentemente ho ricevuto l’incarico di studiare gli aspetti legali di una costituenda etichetta online e, la prossima settimana, dovremmo concretizzare molto.
A parte il fatto che potrei metterci del mio anche per altre cose (chissa’, potrei anche cambiare lavoro, quasi…), penso che suggeriro’ di fare qualcosa di analogo all’esperimento dei Radiohead.
Mi sembrano elementari alcuni vantaggi: salto dell’intermediazione, effetti positivi sull’immagine e maggiore diffusione delle proprie opere (ancorche’ "regalate").
Non mi sembra tanto difficile tradurre un regalo in soldi. Rimane un problemino di nome SIAE.
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Botta, risposta e i conti senza l’oste
Il botta e risposta e’ sempre qualcosa di fruttuoso e, in effetti, questo scambio Mazza (FIMI) vs. Gualazzi (Partito Pirata) fa uscire dei bei profili.
Argomento: la proposta di prelievo sull banda larga da destinare ai detentori dei diritti e atto a cancellare ogni profilo di illiceita’ di attivita’ come il file sharing (chiamiamola "licenza collettiva", va’).
Botta: Internet (dunque il file sharing) non e’ broadcasting, la ripartizione proposta non e’ equa e un sistema del genere stroncherebbe anche gli autori CC.
Risposta: la legislazione a livello europeo dice altre cose e, inoltre, la proposta consentirebbe una piu’ equa ripartizione dei diritti.
Qualcuno diceva: "occorrerà valutare la compatibilità con le norme sovraordinate (in particolare, le Direttive UE) perché ad esse si fa esplicito e generico riferimento soltanto in relazione alle questioni legate a copia privata e misure tecnologiche". Gia’ perche’ il problema sta sempre a Strasburgo-Bruxelles dove si sta andando in una direzione sbagliata o, quanto meno, cieca.
Chi ha pronunciato la frase. Uno che non e’ un oracolo, ma adotta un atteggiamento realista: io ;-).
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