Category Archives: Privacy e dati personali

Una data retention da paura

Il Corriere pubblica un “interessante” articolo su data retention e ritrosia del cittadino.
Ve lo leggete QUI. Intanto, qualche brevissima riflessione:
– siamo tutti spiati, legalmente o illegalmente; e già lo sapevamo;
– essere spiati non piace;
– (mia riflessione) non penso che ciò dipenda dal delirio di privacy degli ultimi tempi;
– comunque sia, nella stragrande maggioranza dei casi penso che la gente non ci faccia caso (leggere bene le cifre citate nell’articolo…); e, poi, lo dimostrano anche tutte le indagini (certo, non sappiamo in che percentuale) che si risolvono proprio grazie alla data retention;
– dunque, l’articolo del Corriere è fondato sul nulla. O quasi, ma poco cambia.
(per tacere del pressapochismo dello scritto)
Punto.

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Big Brother Award Italia 2008

Assegnati, come già molti sanno, i Tapiri d’oro della privacy.
Significativa la presenza pubblica (consacrata, ma il concorso era già chiuso, dalla vicenda dell’Agenza delle Entrate).
Meritatissima la vittoria dei RIS di Parma. Perché non è che se hai le stellette allora puoi farti la tua bella banca dati… specie se riguarda dati genetici, delicatissimi…

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E-privacy 2008

Tocca anche informare che la mia partecipazione a e-privacy 2008 (domani) è parecchio in forse.
Nel caso interessi.
Mi scuso pubblicamente con Marco Calamari e tutto lo staff. Come si dice – questa volta sinceramente – sono mortificatissimo.

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Agenzia delle Uscite

Oramai, tutti sanno del provvedimento del Garante (peraltro, ampiamente “annunciato” sin dal 30 aprile) che ha ritenuto illegittima la pubblicazione telematica dei redditi.
In sostanza, contrariamente a quanto sostenuto dall’Agenzia delle Entrate, quelle modalità non erano previste (da leggi tributarie o dal CAD). Dunque, chiudiamo tutto.
Eventualmente se ne potrà parlare per le riforme future. La legge, al momento, è questa. Il resto è scelta futura: di opportunità, di riservatezza, di trasparenza, di politica. Non mischiamo le due cose. Sono piani molto diversi. Sulla legge vigente, c’è poco da dire, in un senso o nell’altro. Su quella che, eventualmente, verrà, si discuta pure. E tutte le opinioni sono rispettabili (anche se mi sembra di poter dire – pur sulla base dei sondaggi dei vari quotidiani – che l’Italia è un po’ spaccata). In linea di principio, non posso che concordare con Manlio circa l’inesistenza di una “cultura della privacy”. Io, però, mi auguro anche che non si scada all’opposto.
Comunque, dal provvedimento del Garante alla certa rilevanza penale o civile dei fatti, ce ne passa parecchio. Ancora una volta, parlare in termini di “Via ai risarcimenti” è cosa profondamente sbagliata. E non soltanto per le certezze che si comunicano con la notizia.
L’automatismo non c’è, in primis e soprattutto, per Visco in capo al quale ipotizzare (parlando del penale) il dolo (specifico) richiesto dalla legge è letteralmente ridicolo. In civile, poi, occorre dimostrare molto, ma veramente molto.
Quanto agli utenti eMule o, comunque, agli altri che hanno diffuso, il discorso non è tanto diverso. Piaccia o no.
Non dico che quanto accaduto sia una bella cosa. Il punto è che certe conseguenze non sono automatiche e non si possono garantire se la legge è questa.
E, allora, potrei anche essere d’accordo con Andrea il quale afferma che i fatti recenti hanno svelato i limiti punitivi della disciplina vigente. No, io non penso che ci siano grossi buchi nella disciplina della privacy e, sicuramente, non invoco la galera.
Per il penale, contrariamente a quanto affermato da Andrea, il caso concreto non è carente sotto il profilo di un dolo generico (coscienza e volontà, da parte di Visco & Co. della condotta “scellerata”), ma sotto quello, diverso e più particolare, del dolo specifico (di profitto o di danno). Impossibile ricondurlo ai predetti accusati. E profitto e danno non sono elementi della fattispecie, sono soltanto “scopi” prospettati dall’agente che non necessariamente si devono realizzare. Deve, invece, concretizzarsi il nocumento che, secondo la Cassazione (criticabile) coincide con quello patrimoniale.
Tanto meno il buco sussiste in civile dove – caso piuttosto raro per fatti non costituenti reato – si concede, in alcuni casi, anche la risarcibilità del danno non patrimoniale (art. 15). Mi sembra che, acclarate violazioni a parte, della prova del danno non si possa fare a meno. Perché ciò succede in tutti i casi di responsabilità civile. Così, condivisibilmente esclusivamente sul punto, Giancarlo Ferrero in una lettera a Repubblica riprodotta da Luca Sofri, pur con un titolo non corretto (di Sofri o di Repubblica).
Il diritto è una cosa seria.

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Sgrossature

Pianin pianino, le tesi si affinano sempre di più. Ed è una cosa molto positiva, peraltro peculiare di Internet dove la discussione, sui più disparati temi, è sempre un elemento centrale.
Parliamo della questione dei redditi online.
Guido Scorza ci è ritornato sopra, riprendendo Andrea Monti e valutando le “giustificazioni” dell’Agenzia delle Entrate.
In effetti, è diventata anche una questione di Codice dell’Amminstrazione Digitale e fa molto piacere che, continuando la discussione (sui blog, sulle mailing list, nei forum) le cose emergano al di là delle “first impressions” che, in realtà, servono da opportuna provocazione, anche per evitare di rinchiuderci in torri d’avorio.
Mi fa anche piacere constatare che, sostanzialmente, tutti (o quasi) noi giuristi siamo molto cauti nel garantire sanzioni di ogni tipo. Ecco perché lo spauracchio della privacy (di “certa” privacy), il tintinnio di manette, le class action tanto di moda sembrano, piuttosto, stratagemmi di marketing per tanti soggetti, ma non sempre corfermati da un diritto che si dovrebbe conoscere.

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Elenchi online: non ci si capisce più niente…

Premetto che sono il primo ad avere dubbi. Guido sembra averne meno, ma penso che anche dalle sue parole traspaia qualche incertezza, specie guardando al futuro e anche perché, come penso sottointenda, ci sono aspetti politici che possono influenzare la nostra opinione.
Non esiste, in effetti, una norma che consenta la pubblicazione telematica. O, se vogliamo essere più recisi, quella telematica non è una forma tra quelle previste dalla legge.
Da qui, però, a vederci sicuramente un trattamento illecito (quello di cui all’art. 167 TU dati personali), mi sembra che ce ne passi.
Non è Guido ad adombrarlo, ma Codacons che ha annunciato una pioggia di denunce. Il Presidente è l’avv. Carlo Rienzi e proprio a causa della sua professione mi sembrano parecchio improbabili alcune dichiarazioni riportate dal citato Corriere. L’art. 167, come detto, non è del codice penale. E, d’altro canto, i dati fiscali non sono “sensibili”. C’è qualcosa che non mi torna.
Nel merito, sull’esito delle denunce, chi vivrà vedrà anche se, secondo me, alla pubblicazione dei dati per costituire il reato indicato manca il dolo di profitto o danno, molto semplicemente.

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Trasparenza, anzi no – UPDATED 2

Da stamattina non si fa che parlare della visibilità dei redditi di chiunque, sul sito dell’Agenzia delle Entrate (per l’anno 2005).
Subito le polemiche. Buone tutte, tutte sbagliate. Non è un tema semplice.
Sta di fatto che il Garante pare abbia appena bloccato detta pubblicazione (via Corriere).

Aggiornamento del poco dopo: In effetti, non c’erano i tempi per un vero provvedimento di blocco. Ed io ci sono cascato, ma la stampa non sa proprio leggere e riferire. Nel sito del Garante si parla di “invito” a sospendere la diffusione dei redditi. Invito che, giuridicamente, non ha molto senso. Diciamo che, a volte, va così e deve andare così.

Aggiornamento del 1° maggio 2008, ore 12.18: Mi fanno giustamente notare, nei commenti, che il termine “stop” è usato dallo stesso Garante (si veda il link sopra). Comunque, QUI c’e’ anche il provvedimento vero e proprio. Due parole anche sull'”invito” (a bloccare spontaneamente la pubblicazione). E’ previsto, in effetti, dall’art. 143, comma 1, lett. a) TU dati personali. Curioso, però, che il provvedimento non menzioni la norma, mentre non si menzionano segnalazioni o reclami (pur possibile, se non probabili).

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Okkio ai feed

Segnalato dai Giuristi Telematici. Ok, sentenza francese, ma…
Tribunal de Grande Instance de Nanterre sulla responsabilità da uso di feed.
Il commento virgolettato dei Giuristi Telematici

E’ la prima volta che il gestore di un sito internet viene condannato per i contenuti riportati da siti terzi via feed RSS. In particolare, i titolari dei tre siti internet, sarebbero responsabili di violazione della privacy in considerazione degli articoli pubblicati da altre persone ma disponibile via RSS dai loro siti“.

E la fonte prima.

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E-privacy 2008

Ecco il programma. Un bel gruppetto di persone, soprattutto legali.
Arrivederci a Firenze, 9 – 10 maggio 2008.

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Sanzionato l’avvocato (francese) di Techland – UPDATED

Elizabeth Martin, avvocato francese di Techland (software house polacca specializzata in videogiochi), sarebbe stata sanzionata, dal proprio ordine parigino, con la sospensione professionale pari a sei mesi nonché con l’interdizione da l’inibizione ad iscriversi ad associazioni professionali per un periodo di dieci anni.
Una bella mazzata, non c’è che dire.
Motivi? La Collega ha inviato migliaia di lettere per la propria assistita chiedendo il pagamento di 400 euro ad ognuno dei downloader illegali. Ma avrebbe calcato troppo la mano con minacce sproporzionate e, per giunta, avrebbe fatto confluire i pagamenti ricevuti sul proprio conto privato (il che non significa che se li sia intascati, beninteso – e, comunque, sono accordi che riguardano avvocato e cliente).
La vicenda è sostanzialmente gemella a quella, nostrana, riguardante Peppermint. Che tutti conosciamo. Probabilmente, è anche già noto che sia Peppermint che Techland si sono avvalse della tecnologia Logistep che ha permesso loro di individuare i downloader presuntivamente illegali.
Inevitabile, allora, pensare al Collega bolzanino che ha inviato, in Italia, lettere analoghe. Anche perché mi risulta che Altroconsumo si sia rivolto al Consiglio dell’Ordine di Bolzano. Al momento, non mi risultano decisioni.
Ora, io non conosco l’esatto tenore della missiva francese, però ho copia di quella italiana. E mi sono fatto una mia idea. Taccio, però, per il rispetto che ho per l’organo disciplinare. Saprà decidere bene, ne sono certo.

(Torrentfreak via CGT)

Aggiornamento delle 15:50, stesso giorno: Leggo ora Guido. Premesso che sono d’accordo che un CdO debba decidere qualcosa prima di undici mesi, in Guido un po’ meno, ma in altri parecchio, sento una gran “godere” per la decisione parigina. Non sono d’accordo, mi dissocio a costo di essere impopolare. L’azione Peppermint era molto “forte”, ma non certo temeraria.

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