Category Archives: Reati informatici

ZeusNews > Forniture coatte

L’accordo con Dario Meoli era definito da un po’, ma il tempo è sempre tiranno. Forse, però, ci siamo.
Oggi ho scritto una cosina su un ddl S2271 in tema di confisca per fatti di criminalità informatica. Inizia così la mia collaborazione con ZeusNews. Cheers!!!

(da ZeusNews del 10 marzo 2011)
I Senatori PD (tra cui nomi importanti come Casson, Bianco e D’Ambrosio, comunque quasi tutti giuristi) hanno un chiaro pregiudizio nei confronti dell’informatica.
E’ loro, infatti, il disegno di legge n. S2271 presentato l’estate scorsa e da poco approvato al Senato (dovrà comunque passare ancora alla Camera).
Perché parlo di pregiudizio? Perché con il roboante titolo “Norme in materia di misure per il contrasto ai fenomeni di criminalità informatica” si fa di tutta l’erba un fascio imponendo la confisca obbligatoria (non soltanto facoltativa) di “beni e degli strumenti informatici o telematici che risultino essere stati in tutto o in parte utilizzati per la commissione dei reati di cui agli articoli 615-ter, 615-quater, 615-quinquies, 617-bis, 617-ter, 617-quater, 617-quinquies, 617-sexies, 635-bis, 635-ter, 635-quater, 635-quinquies, 640, 640-ter e 640-quinquies”. Praticamente tutti i reati informatici senso stretto introdotti dalla legge 547/93 e, in parte, ritoccati (o aggiunti) nel 2008.
Come riferisce anche la relazione, si tratta di una disposizione che costituisce eccezione alla regola della confisca facoltativa. Così si determina un’evidente disparità di trattamento rispetto ad altri fenomeni criminali; ma evidentemente non importa, anzi.
Alla fine, infatti, fa sempre capolino un po’ di sano pragmatismo: “Oggi assistiamo nella realtà italiana a un forte squilibrio tecnologico tra le dotazioni informatiche messe a disposizione delle Forze di polizia e quelle comunemente utilizzate dalla criminalità”.
Così, invece di buttare via soldi in costose forniture informatiche, è meglio il ricorso indiscriminato alla confisca di qualsiasi dispositivo informatico… ma soltanto per certi reati.

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Se la duplicazione di file non è furto

Su Penale.it ho appena pubblicato un’interessante sentenza della Cassazione sulla rilevanza penale (anzi, direi proprio sull’esistenza) del “furto digitale”.
Con la duplicazione di file, infatti, non si spossessa il titolare e – cosa forse ancora più deflagrante, ma sacrosanta – i file non sono giuridcamente “cose mobili”.
Spossessamento e natura di “cosa mobile” sono entrambi presupposti del reato di cui all’art. 624 c.p.
Nella pubblicazione ci sono anche due link molto interessanti che confermano l’ineccepibilità della decisione in argomento.

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Bancomat e home banking: quali responsabilità?

Max Eroli (sì, OK, sono in confidenza) ha scritto un ottimo articolo per Diritto & Diritti dove, incidentalmente, parla di phishing. Da leggere.

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Molestie e Internet

Nell’era dello stalking, finalmente qualcuno (la Cassazione) si accorge che la legge non è tanto aggiornata con la tecnologia…
Su penale.it, da leggere.
P.S.: Che lo dicevo dieci anni fa o poco meno, contro autorevolissimi Autori i quali sostenevano che siccome Internet viaggiava su doppino, allora era il telefono di cui alla norma incriminatrice.
Art. 660 Molestia o disturbo alle persone
Chiunque, in luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero col mezzo del telefono, per petulanza o per altro biasimevole motivo, reca a taluno molestia o disturbo è punito con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda
fino a lire un milione.

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Sulla definizione di pedopornografia

La Cassazione si è recentemente soffermata su un tema assai delicato che, peraltro, ho trattato in almeno un paio di processi che ho curato: quello della definizione di pedopornografia.
Il nostro legislatore, infatti, ha omesso di fornirla. Nondimeno, non si può prescindere da una definizione giuiridica sufficientemente delineata.
Ecco, c’è quanto scritto nella Decisione Quadro 2004/68/GAI menzionata dalla Suprema Corte.
C’è anche l’occasione per ricordare quanto è vincolante il diritto comunitario, contrariamente a quello che molti giudici italiani continuano a fare.
Questa volta a farne le spese è stato il “fotografo di bambini” di cui si narra in sentenza. Probabilmente non uno stinco di santo, quasi sicuramente vittima di pregiudizio e ignoranza (della legge, beninteso).

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Phishing: quando la banca deve pagare

La banca (nella fattispecie le Poste Italiane) deve garantire l’accesso ai conti online esclusivamente ai soggetti autorizzati.
In caso di utilizzo di credenziali carpite mediante phishing, dunque, deve rimborsare il correntista.
E’ questo, in estrema sintesi, l’orientamento del Tribunale di Palermo in una decisione, resa in sede civile, pubblicata da Diritto e Processo.
ineccepibile, a mio parere.

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Modica, 20 marzo 2010, sui reati informatici (autopromozione)

Sì, lo so… ultimamente c’è più autopromozione che altro in questo blog… Colpa del tempo che manca veramente, mi scuso.
Magari a qualche collega siciliano interessa (suppongo sia proprio un evento formativo riservato agli avvocati). Sabato prossimo, il 20 marzo, sarò tra i relatori di un convegno organizzato dalle Camere Penali di Ragusa e Modica, in quest’ultima cittadina.
Il programma è QUI.

P.S. La convenzione di Bucarest è chiaramente un refuso…

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Magistratura vs. Garante?

Non voglio fomentare alcunché, ma l’ho sempre ritenuto inevitabile: alla fine la Magistratura ha qualcosa da dire sulla “normazione” del Garante.
Lasciando da parte le questioni di merito, soprattutto quelle politiche, segnalo questa notizia del Corriere dove si denuncia che le regole imposte dal Garante Privacy confliggono con la legge e frustrano l’attività intestigativa.
Caso. C’è da risalire all’identità di un commentatore di un blog. Si sa che l’IP che è di H3G, ci si rivolge a questo operatore il quale, però, dice di aver cancellato i dati come da prescrizioni del Garante datate 10 gennaio 2008. Analogamente risponde Microsoft per una casella hotmail. Peraltro, viene tirato in ballo anche il provvedimento 17 gennaio 2008.
Dall’altra parte ci sono il Pubblico Ministero (il dott. Francesco Cajani) e il GIP (il dott. Fabrizio D’Arcangelo) che contestano l’operato di H3G e Microsoft assumendo che, per legge (art. 132 TU dati personali) i dati vanno conservati per 12 mesi, mentre un provvedimento amministrativo (prescrizione o anche provvedimento) non può soverchiare la legge stessa.
Sta di fatto, però, che i dati non ci sono più.
Allora: bislacca interpretazione da parte di H3G e Microsoft (le prescrizioni parlano di cancellazione dei dati illegittimamente trattati, non di tutti) oppure vero contrasto tra legge e provvedimento amministrativo?
Il problema c’è e, puntualmente, è emerso.

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Reati… informatici

No Words

P.S.: Razza friulana… 😉

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Ri-indagini – UPDATED

Non ho, all momento, particolari ulteriori rispetto a quanto riferisce, ad esempio, Repubblica, ma in questi ultimi giorni s’è stretta la morsa dell’ultima indagine siracusana in tema di pedopornografia.
La Procura di Siracusa non è nuova a queste iniziative. Con la collaborazione di Telefono Arcobaleno e con l’ausilio del NIT (un nucleo investigativo interforze) i magistrati aprono una nuova indagine almeno con cadenza annuale. Professionalmente, ne conosco altre due, ma so che non sono le uniche.
Siccome, da quanto capisco, parliamo di traffici via P2P (penso eMule), c’è da augurarsi che gli inquirenti abbiano considerato il fenomeno dei fake (file che riportano un nome non compatibile con il vero contenuto) perché in altri casi (ne ho parlato tempo fa su questo blog) c’è qualcuno che s’è ritrovato indagato proprio per sbaglio…

Aggiornamento del 6 maggio 2009: pare che ci sia stata una seconda fase/indagine.

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