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Category Archives: Sentenze e sentenzine
Droghe leggere e droghe pesanti: cosa ha detto veramente la Consulta
Martedì scorso, il 25, sono state depositate le motivazioni della sentenza della Corte Costituzionale con la quale è stata dichiarata l’illegittimità costituzionale della parificazione tra “droghe leggere” e “droghe pesanti”. Eccola.
Breve storia delle vicenda. Nel dicembre del 2005, il governo varava un decreto legge su alcune questioni ritenute urgenti tra cui un articolo voluto per evitare che un ordine di esecuzione interrompesse un programma di recupero dalla tossicodipendenza.
Nel febbraio 2006 il Parlamento approva la legge di conversione non limitandosi appunto alla mera conversione in legge, ma aggiungendo un bel po’ di cose, tra cui l’abrogazione della distinzione tra droghe “leggere” e “pesanti” (con differenze di pena non da poco). La legge è normalmente chiamata “Fini-Giovanardi”.
Così, dopo la decisione della Consulta, tutti a plaudire o criticare, tutti in modo molto strumentale.
In realtà, la Corte non è minimamente entrata nel merito della distinzione. Ha cancellato la sua abrogazione non perché le droghe “leggere” debbano essere distinte da quelle “pesanti”, ma perché c’è stato un’abuso della decretazione d’urgenza e relativa conversione.
Ecco il passaggio che spiega tutto.
“la questione di legittimità costituzionale degli artt. 4-bis e 4-vicies ter del d.l. n. 272 del 2005, come convertito dall’art. 1, comma 1, della legge n. 49 del 2006, è fondata in riferimento all’art. 77, secondo comma, Cost. per difetto di omogeneità, e quindi di nesso funzionale, tra le disposizioni del decreto-legge e quelle impugnate, introdotte nella legge di conversione”.
Posted in Sentenze e sentenzine
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Abolire le province
Dice che la Consulta colloca Bassano del Grappa in provincia di Belluno.
Vividown in Cassazione: ultimo atto
Quasi otto anni fa, il caso Vividown vs. Google. Fece molto scalpore.
Dirigenti in primo grado assolti per la diffamazione e condannati per il trattamento illecito, assolti in appello anche per il trattamento illecito, ricorso dell’accusa rigettato dalla Cassazione.
Lunedì sono state depositate le motivazioni e sono molto interessanti. Ci sarà da discutere. Intanto, si può dire che è una bella pietra in punto (ir-)responsabilità del provider.
Monica Gobbato ci ha già scritto fiumi di parole.
Internet fa male
Per chi non crede all’esistenza della dipendenza da Internet (“Internet addiction disorder“) ecco una curiosa (neppure tanto) sentenza della Cassazione che ne riconosce, appunto, l’esistenza (previa perizia, ovviamente) e, a ben vedere, malgrado la soluzione data al caso concreto, non ne esclude a priori una possibile incidenza sulla capacità di intendere e di volere.
Posted in Sentenze e sentenzine
Tagged dipendenza da internet, internet addiction disorder
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Neutralità
“Il semplice utilizzo di programmi P2P (es.: Emule) non prova la volontà di diffondere materiale pedopornografico (art. 600 ter, comma 3, c.p.)”.
Quello appena riportato è il succo di una recente decisione della Cassazione.
In realtà non si tratta di un orientamento giurisprudenziale innovativo. Sin dal 2010, infatti, la Suprema Corte era giunta alle stesse conclusioni, con questa sentenza, quella realmente fondamentale sul tema. E, poi, c’è stata quest’altra.
Tutto abbastanza acquisito, dunque. Tuttavia, a mio avviso l’occasione è propizia per fare (o rifare) alcune riflessioni.
I rischi del P2P – ma, più correttamente, dovremmo dire del “file sharing” – sono noti da tempo. Personalmente, sette anni fa e più avevo scritto una cosina per Punto Informatico che aveva avuto un certo apprezzamento. Insomma, non sembravo l’unico paranoico.
Dopo un anno, infatti, una sentenza, pur di merito, si occupava della consapevolezza dell’upload automatico operato da alcuni programmi (nel caso di specie, l’imputato aveva usato WinMX) e condannava l’imputato.
Poi, fortunatamente, nel 2010 è arrivata, come visto, la prima sentenza della Cassazione che ha finalmente detto che non si può dare per scontata la consapevolezza di certe funzioni dei software. Con le menzionate conferme del 2011 e dei giorni scorsi.
Tutti i tre provvedimenti della Suprema Corte riportano un passaggio sostanzialmente identico di cui avevo già scritto nel 2011 e che credo sia bello da riportare anche perché dice una cosa non certo secondaria o banale. Leggiamo insieme
Si tratta, nei singoli casi concreti, di questione interpretativa abbastanza delicata, perché il sistema dovrebbe essere razionalmente ricostruito giungendo a soluzioni che tengano conto delle effettive caratteristiche e delle concrete modalità di utilizzo di programmi del genere da parte della massa degli utenti e che, nello stesso tempo, soddisfino l’esigenza di contrastare efficacemente una assai grave e pericolosa attività illecita, quale la diffusione di materiale pornografico minorile, cercando però di evitare di coinvolgere soggetti che possono essere in piena buona fede o che comunque possono non avere avuto nessuna volontà o addirittura consapevolezza di diffondere materiale illecito, soltanto perché stanno utilizzando questi (e non altri) programmi di condivisione, e cercando altresì di evitare che si determini di fatto la scomparsa di programmi del genere. Del resto, le due suddette esigenze ben possono essere entrambe soddisfatte perché, con indagini adeguate, è possibile accertare chi stia davvero agendo col dolo di diffondere e non solo con quello di acquisire e con la consapevolezza del vero contenuto dei file detenuti.
La morale, per me, è la seguente: la tecnologia è neutra e, pertanto, va difesa. Dimmi poco…
Posted in Reati informatici, Sentenze e sentenzine
Tagged 600 ter, emule, file sharing, p2p, pedopornografia, pornografia minorile, winmx
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Pena e umanità
Sempre sul problema del sovraffollamento carcerario… Anche la Corte Costituzionale ha detto la sua, proprio l’altro giorno.
La sentenza n. 279/2013 è online su Penale.it: da leggere, sempre anche per non giuristi.
Posted in Giustizia, Sentenze e sentenzine
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I social network non sono il Far West
Questa mi era sfuggita eppure è accaduta a Genova.
Un musicista è stato condannato, proprio dal tribunale del capoluogo ligure, per aver pubblicato, su MySpace, alcuni brani scritti (anche) da altri e una quindicina di fotografie che lo ritraevano, ma che erano state scattate da una fotografa cui non aveva chiesto l’autorizzazione alla pubblicazione.
Leggo nell’articolo del Secolo XIX che la condanna sembrerebbe discendere dalle particolari condizioni d’uso di MySpace (o di altri social come il classico Facebook).
In realtà, non è così: tutto discende, molto semplicemente, dalla legge, quella l. 633/41 sul diritto d’autore che, appunto, tutela i titolari dei diritti (come quello di diffusione) e prevede sanzioni anche di carattere penale.
Attenzione, dunque, a cosa si pubblica sui social network (e non solo). In realtà, spesso basta il consenso dell’autore, magari ricambiato dalla citazione della paternità, una forma di pubblicità di certo non sgradita.
Posted in Diritto d'autore, Sentenze e sentenzine, Social Network
Tagged facebook, MySpace
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La legge del server
Su Penale.it ho (finalmente) pubblicato un’interessante sentenza sulla competenza territoriale in caso di accesso abusivo a sistema informatico o telematico: è quella del “giudice del server”, non di quello dove l’agente invia credenziali e interrogazioni.
Tutto ha avuto origine da una sentenza del Tribunale di Firenze che aveva inviato gli atti a Roma, ma il GIP della Capitale ha sollevato il conflitto di competenza risolto come sopra dalla Suprema Corte.
Ne ho scritto una nota, adesiva, per Guida al diritto e la notizia della pronuncia di Firenze era stata data qui un paio di anni fa.
Il trionfo del Copia & Incolla, la morte della giustizia
Copia & Incolla: certamente tra le più importanti invenzioni del secolo scorso, quel ‘900 così fecondo anche in informatica.
Lo sanno bene anche nelle aule di tribunale, tanto che ne usano e, troppo spesso, ne abusano.
Un caso emblematico tratto da una recente sentenza di Cassazione in tema di “motivazione per relationem” all’origine della quale la difesa, purtroppo senza successo, aveva chiesto l’annullamento di un provvedimento “per avere l’ordinanza del riesame richiamato per relationem il provvedimento cautelare, che a sua volta ricopiava la richiesta del P.M., che a sua volta ancora riproduceva la informativa di reato dei Carabinieri”.
Questo è, attualmente, l’unico processo penale tecnologico esistente. Per il resto, siamo ancora fermi al fax, non per tutto e per tutti.
Posted in Giustizia tecnologica, Sentenze e sentenzine
Tagged copia&incolla, motivazione per relationem
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Per una cultura della privacy
Violata la privacy per procurasi la prova del reato? E che ce ne importa, i processi vanno fatti lo stesso.
E’ questo, in estrema sintesi e con un po’ di parodia, il senso di una recente sentenza della Cassazione penale. Per scendere nel dettaglio più tecnico, la Corte ha ritenuto pienamente utilizzabili alcune videoriprese effettuate in luogo privato e in spregio alle regole sulla tutela dei dati personali.
Conclusione assai discutibile, anzi totalmente sbagliata.
Solito problema: del diritto alla privacy se ne riempiono la bocca tutti, è ancora molto di moda, ma quando c’è da farlo rispettare le idee si fanno parecchio confuse.
Posted in Privacy e dati personali, Sentenze e sentenzine
Tagged cassazione, videoriprese
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