Volevo parlarne la settimane scorsa, a notizia “fresca”. Poi, una serie di impegni professionali e personali me lo ha impedito.
Vedo, però, che non sono stato l’unico a notare la cosa. Massimo, per esempio.
Mi riferisco al caso Tortosa, il poliziotto che ha “difeso”, su Facebook, la sua azione alla Diaz. Più precisamente, parlo della vicenda di un suo collega (credo superiore) che ha messo un like al noto post del Tortosa e che, per tale fatto, è stato trasferito d’incarico.
La problematica, in realtà, non è nuova. Il funzionario di P.S. rischia la carriera, altri rischiano un procedimento penale per diffamazione.
E’ accaduto ancora l’anno scorso, per ricordare un caso di cui la cronaca ha trattato e che avevo commentato proprio all’indomani della notizia. A Parma un uomo è stato querelato per aver messo un like ad un commento diffamatario, rischiando, a sua volta, un’imputazione per diffamazione, peraltro aggravata.
Ora, personalmente non so come sia andata a finire, se il procedimento sia stato archiviato oppure abbia fatto o stia facendo il suo corso.
Ma il problema rimane e consiste nell’eventuale esistenza di un diritto a condividere, con un apprezzamento, l’idea altrui, ancorché illegale, dopo che essa è stata espressa.
Anche considerato che mettere un like non aggiunge alcunché alla carica lesiva del post/commento, sono fermamente convinto che questo diritto esista e discenda direttamente dall’art. 21 Cost.