Furti impossibili

Furto di banda, furto di identita’, sono espressioni che non hanno un vero e diretto riscontro giuridico nel nostro Paese. Sono furti impossibili soprattutto perche’, nel nostro ordinamento, e’ possibile rubare soltanto beni materiali oppure energia elettrica o altre economicamente valutabili. Non e’ il caso di banda o identita’ (art. 624 c.p.).
Stefano Quintarelli, se non interpreto male, sembra stupire ricordando i casi di furti di energia elettrica. Ovvio che l’energia elettrica non e’ una cosa mobile, ma la legge la equipara. Dunque, si puo’ rispondere di furto di energia elettrica: "agli effetti della legge penale, si considera cosa mobile anche l’energia elettrica e ogni altra energia che abbia un valore economico".
Massimo Mantellini, invece, sembra preoccupato perche’ ha appreso che, in Inghilterra, potrebbe essere arrestato.
E da noi? A parte il Wardriving che, di per se’, potrebbe essere soltanto un’attivita’ preparatoria non necessariamente criminale, collegarsi alla rete degli altri (ovviamente, il caso wireless e’ quello piu’ diffuso, ma nulla impedisce di fare una bella T su un cavo di rete) anche in Italia abbiamo avuto qualche caso di "scrocco". Senza arresto, pero’. E neppure mi risultano condanne. Il reato? Beh, inutile dire che non esiste una figura specifica, ma si parla di accesso abusivo a reato sistema informatico o telematico (art. 615-ter c.p.) oppure di Installazione di apparecchiature atte ad intercettare, impedire comunicazioni informatiche o telematiche (art. 617-quinques c.p.).
Ma e’ tutto ancora da verificare. Sono il primo ad avere dubbi.
Certo, se uno usa la connessione altrui per commettere un reato, di fatto incolpa il titolare. E, questa volta, avrei sicuramente maggiori certezze: calunnia.

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Chi condivide?

Colpevolmente, non ne ho parlato prima. In un commento, mi e’ stato ricordato che sta per essere lanciato un nuovo software di monitoraggio del P2P. Si chiama WhoShare, ma non si sa molto di piu’ perche’ il sito e’ abbastanza anonimo. L’unica certezza e’ la lingua italiana… che non vuol dire che il prodotto sia italiano 😉
Whoshare viene definito come piu’ efficace e piu’ economico dei concorrenti. Ne viene, per giunta, garantita la sua conformita’ alla legislazione in tema di privacy. Addirittura, il sito dichiara di fornire una consulenza legale "tranquillizzante" in tal senso.
Contrariamente a quello che ho scritto in risposta ad un commento, il software registra gli IP. E non poteva essere altrimenti.
Dunque, questi software di monitoraggio stanno diventando un business molto appetibile con tre punti fissi dello slogan: efficacia, economia e… legalita’. Penso che proprio quest’ultimo sia il punto piu’ delicato, specie dopo l’ultima ordinanza romana sul caso Peppermint frutto anche dell’intevento del Garante.

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Giuristi di impresa

Tempo fa, un collega, palesemente preoccupato per i destini della nostra professione, mi diceva "Ma sai cosa vuol fare il nuovo Governo? Vuole creare la figura del giurista d’impresa. Laurea di tre anni e via. Giuristi di impresa, ma ti rendi conto dove andremo a finire"?
Beh, mi sono accorto che il collega non sa che i giuristi di impresa esistono gia’, sebbene non siano cosi’ "istituzionalizzati". Ovviamente, non sa neppure che cosa fanno. La cronaca (purtroppo nera) di questi giorni mi conferma che neppure i giornalisti sono molto ferrati in materia.
Un giurista di impresa e’ un giurista che lavora all’interno di un’impresa dotata di un ufficio legale piu’ o meno numeroso. Non e’ un libero professionista, ma e’ dipendente dell’impresa, appunto.
Non e’ iscritto all’albo degli avvocati (perche’ il suo status e’ incompatibile), ma se ha passato l’esame ha tutto il diritto di farsi chiamare avvocato.
Gli unici avvocati dipendenti che sono iscritti all’albo o elenco (speciale) sono quelli che lavorano nella Pubblica Amminitrazione.
Per i giuristi di impresa non c’e’ albo, tanto meno ordine degli avvocati competente. Ma esiste l’AIGI, associazione privata molto attiva.
Almeno due giuristi di impresa frequentano spesso questo blog e io ne sono molto contento (ok, sono amici… 😉

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Dumb lawyers

Visto che si parla di cose "dumb" e che uno degli ospiti piu’ graditi del Corriere e’ diventato tale (pseudonimo) Massimo Della Pena (gola profonda in RAI), ricordo un simpatico libricino che circolava nel nostro ambiente nella prima meta’ degli anni ’90.
Era lo Stupidario Giuridico, di Massimo Della Pena (non la stessa persona, ovviamente), edito da Mondadori che oggi, pero’, non riesco a trovare in vendita. Qualcuno mi puo’ dare un mano?
Per adesso, ho trovato soltanto qualche traccia, tra cui questa.

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899 nel mirino

C’e’ qualcosa che non sembra quadrare in questo articolo di Repubblica.
Si parla di telefonate dai costi esorbitanti e, pero’, di reati come la frode informatica e accesso abusivo (informatico). Ma, probabilmente, si riferiscono a tutta l’attivita’ preparatoria per "deviare" le chiamate.
Comunque sia, vedo che, ancora una volta, si punta il dito su Telecom. Non per responsabilita’ dirette, ovviamente, ma per una debolezza del sistema che favorirebbe la commissione di reati da parte di terzi.
Un po’ come ai tempi dei dialer selvaggi.
Un po’ come oggi dovrebbe venire in mente per la responsabilita’ delle banche in tema di phishing.

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Il Times, l’El Salvador e la pena di morte – UPDATED

Il Times, con la sua classifica agostana delle leggi strane e/o stupide (se ne parla piu’ diffusamente nel post precedente), ha quasi scatenato un incidente diplomatico.
Sotto accusa la legge classificata undicesima:
"In San Salvador, drunk drivers can be punished by death before a firing squad".[[SPEZZA]]
A parte che San Salvador non e’ uno stato bensi’ la capitale dell’El Salvador (piccola repubblica dell’America centrale), leggendo i commenti all’articolo della testata inglese, si scopre che non sarebbe vero. E qualcuno si e’ anche offeso, pretendendo scuse. Del resto, se dicessero una cosa del genere sull’Italia io, personalmente, non gradire. Sono fiero che il mio Paese sia in prima linea su questo abolizionismo.
Io non sono un esperto di diritto dell’El Salvador, ma penso che Amnesty International sia una fonte attendibile. Leggendo le pagine italiane (aggiornate al tutto il 2006) si apprende che da quelle parti la pena di morte sarebbe, in effetti, mantenuta, ma esclusivamente in casi eccezionali (e.g. reati commessi in tempo di guerra). Per guida in stato di ebbrezza, proprio no…
Ancora complimenti vivissimi al Times sia per la qualita’ dell’informazione che per il c&p acritico (comunque non dichiarato) dai siti di dumb laws.

Update 19 agosto 2007, ore 20.30: Oddio… Pure il TG5 e chissa’ quanti altri tg… Fermateli!!!

Update del 20 agosto 2007, ore 17.03: Stranissima coincidenza. Chit, il giorno prima del Times, aveva scritto qualcosa del genere, citando, correttamente, una fonte (Nemesi.it).

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Dumb Laws? – UPDATED

Il Times (questo Alex Wade) ha fatto la scoperta del secolo. Il Corriere la rilancia. Complimenti!
Al mondo ci sono mille leggi stupide, e’ vero. Molte sono state dimenticate e, formalmente, sono ancora vigenti. Il lavoro del Times sembra fatto in casa, frutto di un lodevole studio del ridetto Alex Wade con l’aiuto di alcuni giuristi che, evidentemente, hanno colto l’occasione per farsi un po’ di pubblicita’ (immeritata).
E il Corriere parla, piu’ semplicemente, di leggi "scovate" dal Times. Ma dubito che sia cosi’. Perche’ e’ impossibile e, comunque, impreciso.
Una decina di anni fa o poco meno, nelle nostre mailing list di diritto si parlava gia’ del fenomeno "dumb laws".[[SPEZZA]]
Oggi esistono siti come Dumb LawsCrazy Laws e Idiot Laws.
Allora ridevamo di siti che parlavano di queste "dumb laws". Non so se le nostre fonti fossero i primi abbozzi dei siti appena citati.
Con certezza, pero’, ricordo che gia’ ai tempi censuravamo le false informazioni che detti siti davano ai lettori.
Morale: il Times non cita le fonti e si prende meriti che non ha (e che non puo’ avere, dal momento che neppure Carnelutti sarebbe stato in grado di fare un lavoro del genere). Semmai, dovrebbe ringraziare i suddetti siti, pur nella loro discutibile attendibilita’. Il Corriere, servilmente, prende tutto per buono.
E’ meglio che di leggi parlino i giuristi, magari quelli che, da anni, conoscono gia’ certe cose. Il resto e’ cabaret o malafede.

Giusto per confermare le imprecisioni di siti come Dumb Laws almeno sul diritto italiano, si noti quello che si sentenzia in questa pagina. Notasi, peraltro, che, a differenza di altri ordinamenti, per quello italiano non ci sono link, dunque fonti attendibili.
 
It is illegal to practice the profession of charlantry.
Si’, sicuramente quando diventa truffa (art. 640 c.p.) o altro. Del resto, tutta l’Italia ha fatto un tifo anti Vanna Marchi.
 
A man may be arrested for wearing a skirt.
Mah… questa la dicono, ma non mi risulta proprio. Certo, senza la citazione della fonte e’ impossibile verificare…
 
Striking someone with a fist is considered a felony.
Che vuol dire? Negli Stati Uniti esiste una dicotomia felonies-misdemeanors. I primi sono reati gravi, i secondi piu’ lievi. Ho l’impressione che Dumb Laws voglia – pur inconsapevolmente – creare un parallelo tra questa suddivisione e la nostra delitti-contravvenzioni (in primi, in un certo senso, piu’ gravi come trattamento generale). Dicendo, in buona sostanza, che e’ assurdo che un pugno sia considerato un reato grave.
Tirare un pugno puo’ perfezionare, quanto meno, il delitto di cui all’art. 591 c.p. (percosse). Non penso che per un cittadino italiano sia una cosa fuori del mondo. E, francamente, mi meraviglio faccia strano per i tenutari di Dumb Laws.
Tra l’altro, equiparare i felonies ai delitti e i misdemeanors alle contravvenzioni, comunque fare un paragone tra dette partizioni e’ una cosa che l’ultimo degli studenti di penale comparato troverebbe esilarante.
Ulteriore update, per completezza di fonti. Anche Repubblica riprende il Times e dice qualcosa di piu’.
Qualche osservazione.
L’art. 121 del TULPS (e non TUPS, almeno nell’acronimo che usiamo noi di solito) esiste ancora, ma e’ stato depenalizzato nel… 1981. Ora e’ un illecito amministrativo, penso vada precisato. Fermo restando che i ciarlatani sono, spesso, truffatori, dunque…
Sull’uomo in gonnella, continuo ad avere i miei dubbi e il cronista non li scioglie. Resto in attesa di contributi.
Sul pugno, tradurre "felony" in "crimine" e’ parecchio sbagliato, quanto meno semplicistico.
C’e’ pure La Stampa, sul livello acritico del Corriere.
Ultimo update, giuro (spero). Vedete… basta leggere bene cosa c’e’ scritto in fondo alla hompage di Dumb Laws. Non e’ poi cosi’ difficile. Il problema e’ che quando si vuole credere a tutto pur di fare sensazione…
"And now, the disclaimer…
Remember, many of the laws on this site have been verified, but many have been taken from sources which do not include law citations. The laws have been taken from newsgroups, websites, city governments, and visitors to the site. Keep in mind that this is an entertainment site, we wouldn’t recommend using our laws as evidence in court, unless you’d like the judge to laugh you into jail! If you’d like to send in a law (remember: what you say may be published for the entertainment of others!), e-mail me".
Puntualmente, buona parte delle leggi piu’ "dumb" riportate dal Times e riprese da altri non trovano riscontro, su Dumb Laws, in un testo o in un link di conferma. Provare per credere…
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Dubbio gusto?

Probabilmente sono facilmente suggestionabile. Sta di fatto che oggi, dopo pranzo e un po’ assonnato, stavo guardando l’ultima sessione di prove del MotoGP di Brno. I risultati si sapevano gia’, era una registrata. Ma vedere le Rosse di Borgo Panigale fa sempre piacere.
Parte uno "stop & go" pubblicitario. Tra gli altri spot c’e’ quello della nuova SUV Opel, la Antara. Sembra girato a NY, ma non sono sicuro. Tra i grattacieli che appaiono in un montaggio molto serrato mi e’ parso di scorgere il Ferro da Stiro ripreso dall’alto. QUI lo spot inserito su YouTube. Faccio un "freeze" mentale e mi si fissa questa immagine

Con la netta impressione di aver gia’ visto la scena (e vedere scorrere il video fa sicuramente piu’ effetto), vado a cercare su YouTube e trovo questo, relativo al secondo crash del 9/11. Sotto, il fermo immagine significativo

Non so… probabilmente scene simili sono comuni a film di azione tipo L’Uomo Ragno, ma, siccome e’ difficile che mi concentri su certe pellicole (e sui film in genere), mi sono, appunto, fatto suggestionare dagli eventi dell’11 settembre 2001.

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Wikipedia ritoccata

E parliamo di qualcosa di più serio, anche se la questioni linguistiche sono sempre interessanti.
Ieri è rimbalzata la notizia di alcuni gravi abusi commessi su Wikipedia (ecco perché e’ venuto fuori il post di Mantellini). Molti giornali, nei titoli, hanno parlato di interventi “correttivi” da parte della CIA e del Vaticano. Il Corriere, Repubblica, ANSA, giusto per fare qualche esempio italiano.
La stessa Wikipedia ha, in corso, notizie sul punto.
Mi sembra, però, che, al di là del voler pensar male a tutti i costi (anche se, spesso, non si sbaglia), la vicenda meriti qualche chiarimento.[[SPEZZA]]
Secondo la stampa letta oltre i titoli chiassosi, i cattivi (almeno nominalmente tali), non sono soltanto CIA e Vaticano. Pare che l’editing di comodo sia diventato una sorta di sport planetario: BBC (su Bush e Blair), i Democratici americani (i cd. “DCCC”, per insultare un avversario Repubblicano), Scientology (in “autodifesa”), un senatore Repubblicano USA (sempre in “autodifesa”), nonché, addirittura, ONU (sulla Fallaci). E tanti altri, società commerciali comprese.
Ma i cattivi non sono necessariamente questi, vediamo perché.
Tutto nasce da WikiScanner. Che non e’ un sito o un’organizzazione come si legge in giro. E’, molto piu’ correttamente, un tool online ideato e realizzato da Virgil Griffith. Esso consente, tra le altre cose, di associare gli IP di editing agli Enti che, nel proprio range, hanno quegli stessi IP. Si, perché si puo’ editare anche in via sostanzialmente anonima e, allora, bisogna guadare ai dati telematici. Piu’ precisamente, Wikipedia memorizza i dati di connessione, il tool li incrocia col database degli IP. Incrociando, ulteriormente, con la cronologia delle singole voci (feature normalmente resa disponibile da Wikipedia) si puo’ giungere ad un’analisi molto particolareggiata. Guardate questo esempio su Pfizer Inc. (mi sembra piu’ politically correct, rispetto alle altre query 😉
Il tool, allora, funziona un po’ come il software Logistep che ha incastrato migliaia di presunti sharer. Il paragone non e’ sensazionalistico. Secondo me ci sta parecchio soprattutto perche’ il sistema che ruota intorno a Wikipedia fa molto di piu. E, allora, quanto meno sorgono i medesimi problemi di privacy. Perché, non soltanto in Italia, dato personale non e’ esclusivamente quello che conduce ad una persona fisica, anzi, nella definizione vi rientrano anche i dati riconducibili ad una persona giuridica. Ma – e’ altrettanto noto – la visibilita’ degli IP e connaturale al protocollo usato per il funzionamento della Rete (pare che per TOR ci sia un’inibizione da parte di Wikipedia, ecco perche’ vengono fuori IP “buoni”).
In piu’, contrariamente a quello che i media lasciano intendere, il fatto che un’operazione di editing avvenga da un certo IP non significa che sia la “voce” (con relativa responsabilita’) del titolare dell’IP. Lo dice chiaramente Padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, oltre alla scontata difesa: “È assurdo – spiega Lombardi – anche solo immaginare che una simile iniziativa possa essere stata presa in considerazione: in Vaticano ci sono più di mille persone che hanno accesso ai computer e sono ancora di più i visitatori dei Musei, della Biblioteca e dell’Archivio Apostolico che possono ugualmente navigare su Internet da una postazione. È ovviamente possibile che qualcuno – conclude infine padre Lombardi -, come persona privata, possa aver avuto accesso a Wikipedia da un pc del Vaticano, ma la Santa Sede non c’entra nulla” (fonte: Il Corriere della Sera).
La capisce un prelato che, per quanto religiosamente illuminato, dubito abbia grande esperienza di informatica. Molto raramente lo capisce la nostra giustizia quando indaga (e condanna) l’intestatario della linea ADSL.
QUI, invece, le precisazioni dello stesso Griffith. Ma per i commentatori informarsi e’ sempre troppo faticoso…
Sta di fatto che, per toccare un altro punto pur meno importante per me, WikiScanner piace a Wikipedia (per voce di Jimmy Wales). Ed e’ comprensibilissimo perche’, con questo sistema, si scoraggiano i furbetti e, soprattutto, si rende il tutto piu’ affidabile.
A mio avviso, pero’, il problema e’ un altro. Fare il contributor di Wikipedia non e’ difficile e non occorrono “titoli”. Per quello che vedo (eventualmente correggetemi) basta anche un ID qualsiasi e una password. Indirizzo email meramente facoltativo.
Esistono delle regole, ma, al di la’ di quelle, non si va. E’ perfettamente in sintonia con la filosofia del progetto, ma non sono certo che il sistema possa garantire la qualita’ dell’informazione. Ecco, pur conoscendo il valore di alcuni contributor per le voci giuridiche, io sono un “wiki-scettico”.
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Uaichipidia

Il titolo è un po’ uno scherzo perché riprende un post di Mantellini che ha canzonato una giornalista televisiva per un (presunto) errore nella pronuncia di Wikipedia, l’enciclopedia collaborativa che, oramai, tutti conosciamo. Ma, evidentemente, abbiamo ancora incertezze linguistiche.
Ieri sera, dopo aver letto il post di Massimo (cui va il merito di avermi stimolato in questa ricerca), mi è venuto il classico atroce dubbio. Già a letto, ho impegnato il palmare per sciogliere il nodo agostano.[[SPEZZA]]
Si sa, si è sempre incerti sulla pronuncia di parole inglesi (o presunte tali). Ma, secondo me, molto dipende dal contesto. Se vado in un negozio e chiedo una confezione di "colgheit" mi arriva un pugno in faccia. Idem se, per comprare un paio di scarpe, chiedo di provare quel modello di "naichi" (o, "grecamente", "niche").
In Italia dico “levis”, ma, come mi hanno suggerito, in USA dovrei dire "livais", altrimenti potrebbero pensare che voglio parlare con un signore dal cognome che sembra ebreo.
Se parlo ad un convegno di giuristi italiani (e siamo poco frequentanti la lingua inglese) non dico "echer" e "crecher" perché farei la figura del panettiere (oltre che del cioccolataio, per quello che dico). Devo farmi capire, non esibire cultura. Poi, si rischia anche di fare la figura del saputello…
Tornando a Wikipedia, io ho sempre detto "vichipèdia" o "vichipìdia". Sul prefisso wiki- pare che ci abbia azzeccato (apprendo che si tratta di un termine hawaiano e non si dovrebbe pronunciare all’inglese). Sul suffisso –pedia, pare sia più corretto “pìdia”, ma va bene anche l’italiano "pedìa". Del resto, in libreria, non compro una "enciclopèdia" a meno che non giochi a fare l’imitazione di Stanlio e Ollio.
Comunque, mi sono accorto che è un po’ tutto permesso, tutto è molto relativo e “wiki”, nel senso di collaborativo. Lo sostiene proprio la fonte più autorevole, almeno sul punto.
Ah… Skype si pronuncia “skàip”.
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