La responsabilità dei provider nell’esperienza statunitense e italiana

A Cagliari, oggi pomeriggio (scusate il ritardo…).
C’e’ anche "Gibbi’" (Gallus), per questo so che sara’ molto interessante.
QUI la scheda.

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Privacy e consenso

Non capisco proprio perche’ Sircana si dovrebbe dimettere.
Non certo per eventuali sue curiosita’/abitudini sessuali. Non riguardano il cittadino.
Ah, si’… forse il problema e’ tutto in quella cortina fumogena, in quelle false smentite, in quei trucchetti "piccoli" per nascondere qualcosa che, in fondo, era soltanto pettegolezzo di infimo livello, nulla di pertinente con la politica. Ma comporta responsabilita’ politica il fare trucchetti, anche se piccolini.
Poi, alla fine, vengono fuori le foto. Prima in versione thumbnail, poi piu’ grosse. Chi si aspettava qualcosa di veramente piccante e’ stato deluso. Al limite, si puo’ discutere sulle capacita’ del chirurgo estetico del trans. Giusto cosi’.
Ma perche’, malgrado il pugno di ferro del Garante, oggi le foto vengono fuori? Semplice: c’e’ il consenso dell’interessato (quanto meno espresso mediante la stampa) e cio’ supera tutto. E’ un concetto elementare, se il diritto e’ disponibile.

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Il processo telematico penale

Sulla carta e nella legge non esiste. Riguarda il civile e l’amministrativo e, peraltro, stenta (malgrado gli investimenti non da poco).
Ma, in penale, esiste gia’ anche se e’ piu corretto chiamarlo "processo informatico".
Non so cosa sia successo a Potenza e non mi permetto di dare giudizi, pero’ – e tutti i colleghi lo sanno – in molte sedi le ordinanze di custodia cautelare passano per file.
Questo il flusso di dati: Polizia Giudiziaria > Pubblico Ministro > Giudice per le Indagini Preliminari.
Il trionfo del copia e incolla.

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Qualcuno mi spieghi

Punto Informatico riporta la risposta di Rutelli ad Altroconsumo che, dimostrando anche una certa ignoranza in materia, dice che il penale e’ giusto per il p2p.
ZeusNews, invece, da’ voce ai "pentitI" della legislazione Urbani. Maroni – e gia’ lo sapevamo – La Russa e Giorgia Meloni (giovani AN).
Questo mondo gira al contrario…
Please, explain.

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Vista, parental control e privacy dei lavoratori

Bisognerebbe, piu’ correttamente, parlare di User Account Control (UAC) che governa il tutto. Vediamo un po’.
Parlando con una persona circa la possibile invasivita’ (sulla privacy) dei software di parental control, ho voluto approfondire l’argomento. Matteo Flora mi ha dato ottimi spunti, poi ho proseguito un po’ da solo sulle implicazioni giuridiche.
Insomma, al di la’ dei semplici "blocchi", pare che il parental control di Vista (sostanzialmente, una feature del predetto UAC) effettui anche un vero e proprio tracciamento con registazione di informazioni.
Matteo mi ha segnalato questi screenshot ed io ve li linko. QUI e QUI, relativi anche a precedenti build beta, ma mi dicono invariati nella sostanza.
Direi che la informazioni acquisite (dall’Amministratore, ovviamente, e non cancellabili dal singolo User) sono parecchie. Sono dati personali anche di natura sensibile. E cio’ sembrerebbe funzionare anche in ambito aziendale (tranne alcune limitazioni segnalate da Microsoft).
Il che – ma non c’era bisogno della mia opinione – porta con se’ tutte le problematiche relative al controllo sui lavoratori, particolarmente attuali dopo le linee guida del Garante.

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2 libri 2 e una conferma

Mi sono preso due libri di diritto penale dell’informatica. Mi dimenticavo sempre di ordinarli.
Premetto subito che non li ho ancora letti, ma in un caso ho gia’ la prima edizione, nell’altro conosco e stimo parecchio il Curatore.[[SPEZZA]]

Claudia Pecorella, Diritto Penale dell’Informatica, Cedam, 2006 (ristampa con aggiornamenti)
L’Autrice insegna Diritto dell’Informatica e Diritto della Comunicazione Informatica Diritto penale dell’informatica alla Bicocca di Milano. Siamo alla ristampa e, insieme al lavoro di Giorgio Pica (purtroppo, non piu’ aggiornato), e’ tra i testi che preferisco.
Anche con vasti riferimenti ad altri ordinamenti, si occupa dei reati informatici senso stretto, vale a dire quelli introdotti dalla l. 547/93. Non vi troverete diritto d’autore, privacy e pedopornografia. Per precisa scelta dell’Autrice.

Lorenzo Picotti (a cura di), Il Diritto Penale dell’Informatica nell’Epoca di Internet, Cedam, 2004
Non e’ recentissimo, ma, prima non riuscivo a trovarlo. Si tratta di una collettanea i cui Autori sono noti e apprezzati esperti della materia. Sotto la guida di Lorenzo Picotti (Universita’ di Trento), non e’ poco.
Aspetti generali, privacy, diritto d’autore e criminalita’ informatica; questi gli argomenti in un volume che non ha la struttura e la completezza di un manuale, ma, a leggere i titoli dei contributi, sembra assumere una prospettiva piu’ concreta ed attuale.

In una nota del libro curato da Picotti ho trovato, aprendo a caso il tomo, questa citazione di Filippo Sgubbi (Universita’ di Bologna): "la legge n. 675 [1996] costituisce un esempio compiuto ed organico di abbandono del principio di riserva di legge".
Cio’ costituisce un autorevole esempio dell’"antipatia" che molti giuristi nutrono per la disciplina sui dati personali e i poteri del relativo Garante.

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Rivoluzione e Reazione

Non so se il P2P e, in generale, la diffusione telematica di opere dell’ingegno sia rivoluzionaria. Di solito, sono molto cauto nell’aggettivare nuove tendenze. Tanto meno, uso superlativi. Sono uno di quelli che, seguendo l’insegnamento di Eco, ha scritto una tesi senza un solo -issimo.
Di certo, pero’, vedo una reazione, molto forte (qualcuno dice anche disperata).
Nei giorni scorsi ho letto due cose, molto interessanti; e ci ho voluto riflettere un po’.[[SPEZZA]]
1) Anna Masera, sulla della questione dei 4.000 sharer da identificare seguita dalle dichiarazioni del Presidente SIAE che propone una sorta di equo compenso sulle connessioni Internet. Non e’ una novita’, ma e’ giusto riparlarne. E la Masera lo fa con le parole di Fiorello Cortiana.
A parte le giuste critiche ad Assumma in punto "lucro" da P2P nonche’ sulla "visione di Internet", io non sono d’accordissimo. Immagino: spendere una cifra ragionevole in piu’ sul canone per avere, potenzialmente, ogni cosa scaricabile. Certo, comprendo anche coloro che non sono interessati o che, comunque, giustamente gia’ si lamentano per l’equo compenso che devono pagare per i supporti su cui memorizzano opere non protette (es.: le classiche foto di famiglia). Pero’…
Anyway, QUI Marco Pierani rincara la dose, ricordando gli imbarazzi dei DRM.
2) Poi ci si mette anche Quinta che mi rovina il fine settimana (scherzo).
Se la prende, riportando un comunicato di AIIP, con la proposta di Direttiva cd. "IPRED2" (Intellectual Property Rights Enforcement Directive, la seconda – QUI un link a FSFEurope, non riesco a trovare il documento ufficiale).
Giustamente, direi, specie se si considera la posizione dei provider che sono abbastanza "in mezzo".
Ma siamo in epoca di Web. 2.0 che e’ la scusa per la rivincita delle Major. Il Web 2.0 puo’ essere un ottimo business, ma si sta dimostrando foriero di "seccature". Vedi il caso Google Italia, anche se non riguarda il diritto d’autore.
La Lex 2.0 e’ gia’ nata anche prima della IPRED2. Ne parlero’ allo ZenaCamp, sempre piu’ convinto di averci visto giusto (e scusate la presunzione).

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Fregature (eufemismo)

Mastella vuole velocizzare le cause con l’ennesima riforma della procedura civile. Poveri colleghi civilisti…
Ecco cosa dice Il Sole ripreso nella rassegna stampa dell’OUA:
"Il nuovo articolo 152-bis stabilisce, infatti, che il giudice deve assicurare (salvo nelle cause di «particolare complessità») che la durata del processo non ecceda il termine di due anal in primo grado".
Come osserva acutamente il Collega che me l’ha segnalato, ne dobbiamo trarre che un paio di… ehm… "fregature", solo nel primo grado, non ce le toglierà nessuno…
Qui sotto lo screenshot, a futura memoria, non si sa mai…

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Sono stato frainteso

Bruce Sterling decreta la morte del Web 2.0, tra dieci anni. Poi fa marcia indietro, nel piu’ classico dei modi.
Se credessi a quello che sto facendo in questo momento (postare) quanto lui crede nella sua veggenza direi che e’ un menagramo.
Su La Stampa.

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Sui 4.000 utenti P2P da identificare

Avevo letto la notizia ieri, mentre ero in udienza. Francamente, e’ difficile dire qualcosa specie se non si conosce il provvedimento.
Oggi mi scrive Quinta perche’ si attendeva un mio commento. Che faccio? Posso mica dirgli di no, eh…
Procurarsi l’IP di un utente eMule non e poi cosi’ difficile (anche se non e’ detto che quello che si vede sia quello "vero"… conosciamo tutti i sistemi per spoofare e altro).
Il fatto e’ che l’IP e’ un dato personale (so che alcuni la pensano diversamente, ma io penso di essere nel giusto, vista la definizione di dato personale contenuta nel TU Privacy), dunque non si possono fare tutti i trattamenti voluti, senza il consenso dell’interessato.
Pero’… io ricordo questa norma (art. 24, lett. f), TU Privacy che esclude il consenso
f ) con esclusione della diffusione, è necessario ai fini dello svolgimento delle investigazioni difensive di cui alla legge 7 dicembre 2000, n. 397, o, comunque, per far valere o difendere un diritto in sede giudiziaria, sempre che i dati siano trattati esclusivamente per tali finalità e per il periodo strettamente necessario al loro perseguimento, nel rispetto della vigente normativa in materia di segreto aziendale e industriale.
Insomma… la notizia potrebbe anche essere fondata, ma non mi convince l’obbligo impartito al gestore telefonico di fornire le utenze associate agli IP ad un soggetto privato.

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