Scambio Etico vs. Urbani

Manifestazione di Scambio Etico, a Milano il 10 dicembre 2006, contro la "legislazione Urbani".

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Sed Lex > Dal camera-phone al pedoporno

(da Punto Informatico del 22 novembre 2006)

Molti si sono stupiti per la denuncia piovuta sui minori che con i propri telefonini si filmavano in scene erotiche, passandoseli poi l’un l’altro. Ma la legge è chiara e per loro non c’è una via d’uscita indolore continua a leggere

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Punto Informatico > Sed Lex

Forse qualcuno ha letto un mio articoletto su Punto Informatico dedicato agli aspetti giuridici di un fatto di cronaca controverso.
Senza clamori, con quel contributo e’ iniziata una mia collaborazione piu’ stretta con PI, appunto dedicata al diritto delle nuove tecnologie (eventualmente, con qualche piccola divagazione). La rubrica si chiama Sed Lex.
Questo blog e’ casa mia, dunque faccio un po’ di chiasso sull’avvenimento.

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Internet, diffamazione e responsabilita’: cosa dicono negli USA

La signora Ilena Rosenthal dirige la Humantic Foundation, gruppo di supporto nato per la difesa delle donne colpite da problemi dovuti all’impianto di protesi mammarie.
Sul sito del gruppo, la signora Rosenthal pubblica un articolo scritto da terze persone nel quale si diffamano i titolari del sito Quackwatch (Stephen J. Barrett e Terry Polevoy). Questi ultimi, in prima battuta, intimano la rimozione dei contenuti ritenuti illeciti, poi portano la signora davanti al tribunale civile.
Il 20 la Suprema Corte della California ha pubblicato questa sentenza (41 pagine…).
Come detto, si tratta di un caso civile, non penale, ma i principi sono, tendenzialmente quelli. Almeno per il diritto statunitense.
Si parla anche di responsabilita’ del provider.
Il succo, in estrema sintesi, e’ che i provider e gli utenti (titolari di un sito) non sono responsabili degli scritti altrui. E, soprattutto, si fissa un bel discrimine tra carta stampata e siti Internet.
La sintesi, ovviamente, non rende merito alla decisione molto approfondita. E’ da leggere. Se ne possono trarre spunti anche in relazione alla responsabilita’ del blogger.

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Molestie telematiche: presente e prospettive

C’e’ una mia amica-collega ossessionata (si fa per dire, ovviamente) dal tema molestie.
Ne abbiamo parlato in primavera e siccome lei non fa penale, mi ha chiesto se le molestie telematiche fossero, per il nostro ordinamento, penalmente sanzionabili.
Le ho risposto di no anche perche’ lo sostengono giuristi molto piu’ autorevoli di me.
C’e’, per la verita’, un articolo del nostro codice penale che punisce le molestie (art. 660 c.p.), ma non quelle telematiche. Internet non e’ luogo pubblico o aperto al pubblico. Tanto meno "telefono". D’altro canto, quella parte del codce e’ stata scritta alla fine degli anni ’20, non c’e’ molto da criticare.
Sempre su questo blog, avevo linkato un articolo molto interessante. Lo ripropongo, eccolo.
In piu’, segnalo un disegno di legge che potrebbe, se approvato, sanzionare il fenomeno di cui sopra. Infatti, a differenza del testo dell’art. 660 c.p., non si elencano tassativamente i mezzi. Che, forse, giuridicamente e’ proprio un problema…

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L’email aziendale non e’ riservata

Annunciata tempo addietro, ecco la sentenza torinese sull’email aziendale. Molto interessante.
Si noti, peraltro, la rilevanza di una corretta policy.
Il precedente milanese citato nel provvedimento e qui.

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Ex-Cirielli e diritto penitenziario

Per gli amanti della ex-Cirilelli, segnalo un’ordinanza della Cassazione, questione di legittimita’ costituzionale su benefici penitenziari e super recidivi (come regolati dalla predetta legge).
Su Penale.it.

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Cambio

Cambio.
Dopo circa 24 ore di down (dovuto al cambio DNS), il blog riappare sotto la bandiera Bloggers.it.
Con Blogger.com ero appena passato alla beta, ma Bloggers.it mi sembra piu’ performante e customizzabile.
Purtroppo, per colpa mia, si sono persi i commenti dei vecchi post e i permalink precedenti non sono piu’ corretti. I post, pero’, ci sono tutti.
Grazie a coloro (per la verita’ un paio…) che mi hanno scritto preoccupati per la scomparsa del blog. Di uno, non mi aspettavo leggesse il blog. Mi ha fatto piacere.
Grazie a Stefano Vitta e Guidone Bellomo per la pazienza. E per l’assistenza.

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Non notizie sulle indagini informatiche?

Con questo post inauguro ufficialmente la sezione "Non notizie". Gia’ in precedenza mi ero occupato dell’argomento, ma mi sono accorto che, specie per quanto riguarda i reati informatici, le non notizie fioriscono. E’ il caso della "non truffa telematica" col bluetooth, della "non sentenza sul P2P". Giusto per fare due esempi gia’ esposti in questo blog (aggiornero’ la sezione).
Oggi leggo una non notizia sulle indagini informatiche, come da oggetto. Ancora sul video del povero ragazzo Down o, per la precisione, autistico con ulteriori deficit visivi e acustici; che, forse, e’ anche peggio.
C’e’ molta confusione sulle indagini. Tutti sembrano volersi prendere dei meriti, ma la cronaca e’ contraddittoria. Ovviamente, io non so come sia andata veramente. Mi limito ad evidenziare le contraddittorieta’ e, rimanendo nel dubbio, a mettere un punto interrogativo sul titolo di questo post.[[SPEZZA]]
Come si e’ risaliti ai responsabili? Sino a martedi’ mattina sembrava si brancolasse nel buio. In effetti, non e’ poi cosi’ facile risalire a chi ha inserito un contenuto su Google. Ci sono in ballo le regole di privacy a altro ancora.
Esiste, a Milano, una Google Italia S.r.l., ma i video sono su un server collegato ad terzo livello di google.it. Ecco il responso di nic.it

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x400-domain: c=it; admd=0; prmd=google;
org: Google UK Limited
descr: google.it for Google UK Limited
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address: London
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address: United States
phone: +1 925 6859600
fax-no: +1 925 6859609
e-mail: dnbilling@alldomains.com
nic-hdl: NO18-ITNIC
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source: IT-NIC

person: Corporate Domain Billing
address: Alldomainscom Dept D
address: 1547 Palos Verdes Mall 140
address: Pleasant Hill
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address: 94561
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phone: +1 1925 6859600
fax-no: +1 1925 6859620
e-mail: dnbilling@alldomains.com
nic-hdl: CB1022-ITNIC
changed: dbmanager@livetodot.com 20040527
source: IT-NIC

D’altro canto, la privacy policy di Google (prolissima, ma non impeccabile) fa completo riferimento agli USA. Dunque, la S.r.l. italiana non c’entra, almeno per questi aspetti.
In piu’, se guardiamo bene i dati forniti dal nostro Nic e tracciando i nameserver, ci accorgiamo che i server di google.it sono negli States, non qui da noi.
Quelle macchine, verosimilmente, memorizzano anche i log che Google dichiara di mantenere. Idem, direi, per i dati di account.
Bene, se il server e’ negli Stati Uniti, per acquisire certi dati occorre una rogatoria, come dice giustamente Stefano Hesse, dirigente di Google (e blogger), in questo articolo pubblicato su Repubblica online. E non perche’ Big G faccia ostruzionismo e/o voglia nascondere qualcosa. Si deve fare cosi’, lo vuole la legge.
Tornando alla cronaca, il 14 viene annunciata l’individuazione della scuola della vergogna. Un coraggioso ragazzo di Torino avrebbe riconosciuto, nel video, i locali del suo istituto. Vinti, probabilmente, i timori di una ritorsione da parte dei suoi vigliacchi coetanei, va a riferire tutto all’autorita’. Ma questa, appunto, e’ la versione del Corriere. Anzi, per dirla tutta e’ la prima versione perche’ l’unico riferimento al giovane coraggioso e coscenzioso rimane su una Ultim’Ora. Anche un verifica con il motore di ricerca della testata (semplicemente con la parola down) fa uscire, sino al giorno 15, un report che contiene questa frase: "Uno studente ha visto gli spezzoni dei filmati mandati in onda dalle tv. Ha riconosciuto la classe e si è presentato alla procura di Torino". Ma, dopo poco tempo, il testo dell’articolo linkato e’ realmente sconvolto e, comunque, quel titolo e’ sparito anche dal motore di ricerca (verosimilmente per aggiornamento).
In effetti, gia’ dallo stesso 14 novembre, Repubblica ce la racconta diversamente affermando che l’identificazione dell’uploader, dunque di tutti i responsabili, sarebbe stata possibile grazie all’analisi di tracce informatiche (in particolare, l’email di login). E, francamente, cio’ non e’ possibile se non con la collaborazione del titolare del server. Google? Google Italia? Google Inc.? E ci sarebbe stata una rogatoria?
Non lo so, come non so piu’, a questo punto, quale sia la verita’. Chi ne sapesse di piu’ e’ pregato di riferire.
Per completezza, il 14 Adnkronos, per non sbagliarsi, mette insieme le due versioni.
Incidentalmente, io preferivo la storia del giovane eroe che, impadivo, va a denunciare la cosa. Di cybercops ce ne sono in giro sin troppi, non sempre cosi’ preparati.

Aggiornamento del 17 novembre 2006: purtroppo, e’ sparita anche l’Ultim’Ora che avevo linkato sopra. Devo imparare a fare degli screenshot…

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L’avevo detto io!

Vittorio Zambardino la pensa come me oppure io la penso come lui, fate voi.
Su cosa? Sulla questione dell’inqualificabile video con vittima un ragazzo Down e delle eventuali responsabilita’ di Google.
Spero, pero’, che i piccoli abbiano gli stessi diritti di Big G. Sino ad oggi se n’e’ parlato poco. Spesso, casi molto piu’ gravi di attacco alla liberta’ di espressione rimangono dentro i tribunali e nessuno ne parla. Se c’e’ un peso massimo di mezzo, invece, si alza subito il polverone, seppure giustamente.

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