Viagra

Ok, il titolo e’ molto d’effetto, ma e’ pertinente…
ANSA riporta spesso notizie interessanti sul mondo Internet, anche nella prospettiva giuridica.
Ieri ho trovato questa. Chi di voi non ha mai ricevuto email che offrono Viagra? Una bella scocciatura e non e’ certo per l’offerta di un prodotto del quale, eventualmente, si sente di non aver bisogno. I beni e i servizi offerti sono tanti, non soltanto di carattere sessuale. Il problema rimane la scocciatura di ritrovarsi la casella di posta intasata, senza essere interessati.
Si chiama spam e, oramai, tutti sanno cos’e’: posta elettronica non sollecitata (non necessariamente di carattere commerciale).
In Italia, si possono scorgere profili di trattamento illecito di dati personali (gli indirizzi di posta elettronica), niente di piu’, di regola.
Vengo a scoprire, mediante la notizia data da ANSA, che in Australia esiste un reato ad hoc.

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Diritto d’autore, P2P, iPod e i nostri parlamentari

Anche il Corriere mi da’ spunti, come sapete.
Vi segnalo “Maroni: sul web scarico canzoni illegalmente“.
Subito alle battute da fare, poi passiamo al giuridico.
– Maroni parla di ostacoli sociali, necessita’ di un coinvolgimento di hacker (sic), collaborazione vs. repressione. Sono cose molto forti (una un po’ sbagliata), spero non strategia politica.
– Bobo Craxi, che ha suonato con Ron (ri-sic), parla di “furto” ed io, pur con profondo rispetto per suo padre scomparso, non posso non ricordare le battute di Grillo sui socialisti. Scaricare qualche rarita’, qualche live non e’ diverso, giuridicamente, dallo scaricare un intero CD. E’ come dire “non ho rubato un’intera torta qualsiasi, ma soltanto una fetta di Vigoni originale, non potevo andare a Pavia”.
– La Meloni non e’ una heavy downloader perche’ non ha tempo. Altrimenti?
– Gasparri, ex ministro nominalmente tecnologico, non sa usare l’iPod, ci pensa la moglie. Ogni grande uomo deve avere, al fianco, una grande donna.
– Marco Rizzo, pur comunista, non scarica ma e’ tollerante. Dice che soltanto ora ha uno stipendio sufficiente per acquistare musica. Evidentemente, come docente in Orientamento Scolastico Professionale e politico di professione (QUI la sua scheda), non ce la faceva. Beh… essere deputato, anche non euro, ha i suoi vantaggi, per tutti. E’ noto.
– Caruso sentenzia, incidentalmente, che dieci anni fa la Rete non esisteva (stra-sic). Comunque, lui scaricava gia’, era ed e’ ancora “piu’ comodo”. Figuriamoci, poi, se ha un iPod: troppo “borghese”. Forse ha letto questo articolo ed ha concluso che e’ piu’ snob un player qualsiasi.
Al di la’ delle battute, fare demagogia e’ sempre molto facile, troppo.
Maroni dice che l’ostacolo allo sharing e’ di natura esclusivamente sociale. Non e’ del tutto vero, almeno se rimaniamo a livello nazionale. Come detto in altra sede, una determinata disciplina ci e’ imposta da norme UE e trattati internazionali. Prima si devono modificare quelli.
Passi la confusione sul mondo hacker, ma i nostri politici, che fanno le leggi, conoscono la legge?

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Diffamazione via web: cosi’ parlo’ la Cassazione

Il diffamazione via web si consuma nel momento dell’immissione dei materiali lesivi della reputazione.
Tradotto dal legalese, si commette il reato anche con il solo upload dei contenuti diffamatori, senza che sia necessaria la prova della percezione da parte di terzi.
Per le pubblicazioni telematiche, al pari di quelle piu’ tradizionali (carta, radio, televisione, ecc.), la diffusione si presume sino a prova contraria.
Il che, comunque, in questo specifico caso non comporta le responsabilita’ tipiche della stampa come sostenuto in altri provvedimenti.
La sentenza integrale, segnalata da ANSA ed evidenziata in un mio post di qualche giorno fa, e’ su Penale.it.

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Avvocati e decreto Bersani: ce n’e’ per tutti

Questo non e’ un blog sulla professione forense, dunque chiedo scusa per l’OT.
C’e’, pero’, che la statistiche mi confermano che molti cercano materiali sugli avvocati (colleghi e non soltanto, suppongo); dunque penso di poter fare una piccola parentesi informativa.
Dopo i giorni di luglio, dal 18 al 23 settembre ci sara’ una nuova settimana di astensione degli avvocati. L’ho gia’ detto ed ho anche indicato il documento ufficiale dove sono riassunte le ragioni dell’astensione.
Che ne penso io? Parto un po’ dalla base. Il decreto-legge e’, nella nostra storia repubblicana, uno strumento usato in modo tirannico. Chiunque e’ un po’ “addentro” lo sa. Il decreto legge, secondo la nostra Costituzione (art. 77), puo’ essere utilizzato soltanto in casi straordinari di necessità e d’urgenza e, comunque, puo’ essere sconfessato (totalmente o parzialmente) dal Parlamento. Addirittura, puo’ essere ritirato dallo stesso Governo che lo ha voluto.
Succede, pero’, che, tradizionalmente, in Italia lo strumento del decreto-legge sia utilizzato quasi sempre in totale collisione, frontale, con la Costituzione. E serve a poco ricordare che, alla fine, e’ sempre il Parlamento a dare o meno la conversione esprimendo la sovranita’ popolare. Nella pratica, non e’ cosi’, specie se, come sovente succede (e cio’ e’ accaduto per il dercreto Bersani), si fa ricorso allo strumento ricattatorio (o di politica del bastone) della fiducia.
Dunque, la stessa parte che, in primavera, voleva salvare la Costituzione, poco dopo l’ha stuprata di fronte a tutti quelli che hanno trovato piu’ comodo girarsi dall’altra parte, come succede spesso nelle nostre citta’, di fronte ad un crimine.
Il decreto-legge bypassa ogni trattativa con i soggetti coinvolti. Un Governo, quando spara un decreto-legge e pone la fiducia sulla conversione, usa il pugno di ferro e dimostra di non aver voluto imbastire alcuna trattativa. Questo lo sanno tutti e anche per coloro che non lo sanno non e’ difficile giungere a questa conclusione. L’abuso di decreto-legge e’ un fenomeno stigmatizzato in ogni manuale di diritto costituzionale. Il brutto e’ che e’ tipico di tutti i governi, di ogni colore.
Ma veniamo al decreto Bersani e agli avvocati. Due sono i punti piu’ delicati: eliminazione delle tariffe minime e del divieto di pubblicita’.
Bene, diciamo che io posso anche non avere pregiudizi. Anche se, in linea di massima, le nuove norme per l’avvocatura sono, per modalita’ di imposizione e contenuti, una sonora stupidaggine, per me se ne puo’ parlare. Ma non posso non ricordare che quando qualcuno vuole cosi’ spocchiosamente intervenire su delicate questioni deontologiche si dimostra per quello che e’.
Ma ce n’e’ anche per l’avvocatura che, non digerendo (in linea di massima) queste nuove regole imposte, si arma e minaccia sanzioni disciplinari a chi volesse stare sotto i minimi e farsi pubblicita’.
All’avv. Meterangelo citato in questo articolo del Corriere va la mia totale, pur personale, solidarieta’ al di la’ di quello che posso pensare io sui fatti di cui si sarebbe “macchiato”. Anche perche’ chi vive in questo mondo sa perfettamente che i suddetti limiti sono, da sempre, violati senza che, apparentemente, nessuno fiati. Specie a Milano. Fatevi un giretto su Internet e ne vedrete delle belle.
E’ facile dimostrarsi forti coi deboli. E il debole e’ il singolo collega, a maggior ragione se giovane come quello del nostro caso.
Marciamo su Palazzo Chigi, su Palazzo Madama, su Montecitorio. Uniti, se veramente ci crediamo e siamo puliti, non ricattabili e non interessati nella politica.

Aggiornamento delle 17.35: Ecco cosa ne pensa il nostro organo supremo, il Consiglio Nazionale Forense. La circolare n. 22-C/2006.

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Ancora astensione avvocati (cd. “sciopero”)

Visto che le statistiche del blog dicono che c’e’ molto interesse sull’argomento, ecco le novita’.
Finita la sospensione feriale (15 settembre) si comincia con l’astensione: dal 18 al 23.
Maggiori dettagli su ANSA.
Beh… ne approfittero’ per andare a trovare qualche cliente in giro per l’Italia e, magari, per riposarmi un po’ visto che, ci crediate o no, per me quest’estate e’ stata tutt’altro che rilassante.

Aggiornamento: per completezza, QUI la delibera dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura (OUA). “Anti-Bersani”, ma non solo.

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Clonavano carte con il bluetooth. Scoperta nuova truffa telematica

Questo il titolo di un articolo apparso su Repubblica. In realta’, pur non conoscendo i fatti, mi sembra parecchio fuorviante.
La tecnologia, spesso idolatrata, diventa lo strumento della criminalita’, quindi maledetta al pari di chi ne abusa.
No, diciamo che se i fatti sono andati come descritti nel testo del pezzo, la “truffa telematica” c’entra ben poco. Secondo me, eh…

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La “memoria” dei cellulari

Pavia, circa due anni fa. Ad un incontro organizzato dagli Ordini Forensi e dalle Camere Penali locali, Gerardo Costabile propose una bella relazione su come, tra le altre cose riguardanti i nostri dati personali, poter recuperare dati apparentemente cancellati dai nostri telefonini (contatti, messaggi, ecc.).
Ora se ne accorgono anche i media. QUI un articolo del Corriere.
La recovery sui cellulari non e’ cosa da fantascienza, specie sui cd. “smart-phone”. Il principio e’ identico a quello dei nostri comuni PC: basta avere software e cavi adatti.
Io ho uno “stupid-phone”: non soltanto per “genovesita’”, ma vale la pena che lo tenga anche per tutelare la mia privacy.

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Referendum: che scrivo?

Il responsabile di una rivista giuridica mi ha chiesto di scrivere qualcosa sul prossimo numero, ovviamente di diritto penale dell’informatica.
Che gli dico? Io ho un’idea, non l’anticipo, ma chiedo aiuto a giuristi e non.
Considerato che ho una certa liberta’, che gli propongo? Il referendum e’ aperto sino a domenica sera e lo spazio commenti e’ a disposizione dei lettori di questo blog che vorranno darmi i loro suggerimenti.

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Scambisti (telematici ed etici)

PI segnala una nuova iniziativa in tema di P2P. Si tratta di scambioetico.org che propone la cessazione della campagna criminalizzatrice sul file sharing al fine di discutere del fenomeno, tra tutte le parti interessate, e giungere ad soluzioni piu’ eque rispetto a quelle attuali.
Ancora una volta ci troviamo di fronte a parole belle e suggestive. Ma la questione non e’ cosi’ semplice. Occorre dirlo, altrimenti le soluzioni sembrano piu’ immediate di quanto realmente possibile.
Prima della pausa estiva segnalavo, sempre su PI, un disegno di legge sulla questione della copia privata. Il ddl si propone, tra le altre cose, di eliminare l’equo compenso proprio sulla copia privata e rendere pienamente lecito (anche sotto il profilo amministrativo e civile) l’uso personale delle opere dell’ingegno.
Nel forum a latere del mio pezzo ho trovato un’osservazione molto interessante e che io, compevolmente, ho omesso. Il succo e’ questo: siccome buona parte della nostra legislazione discende da direttive UE e queste ultime sono vincolanti per il nostro legislatore, se dette direttive prevedono una cosa (es.: l’equo compenso per la copia privata) non si puo’, da noi, decidere diversamente. Altrimenti, una procedura di infrazione ci sta tutta, con quello che ne consegue.
Quindi, non bisogna pensare che, al di la’ delle concrete modalita’, certe regole siano necessariamente un capriccio italiano (magari di qualche governo colorato come non ci garba) e che l’Italia possa legiferare autonomamente. Occorre guardare molto piu’ in alto: UE e anche trattati internazionali (es.: WIPO).
Giusto per individuare il giusto tavolo delle trattative.

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Cibercrimine sfogliando Ansa.it

La prima: Sequestrata galleria d’arte online causa offerta in vendita di antico bassorilievo.

La seconda: Cassazione penale – La diffamazione si consuma nel momento della pubblicazione del materiale offensivo. Non rileva che terzi l’abbiano effettivamente visionato (almeno questo si capisce dal comunicato un po’ troppo stringato. Devo trovare la motivazione).

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