C&P Factor

Non spetta a me dire, almeno in questa sede, se nello scritto di Massimo Gramellini si possa ravvisare il plagio di un post di Massimo Mantellini. Di certo, alcune parti sono sovrapponibili e la cosa non ha reso felice il secondo.

Andiamo oltre la legge.

Io credo che la menzione dell’autore di uno scritto sia sostanzialmente – e almeno principalmente – un fatto di educazione.

Il diritto alla paternità dell’opera (così si chiama per la legge) appartiene al novero dei diritti (d’autore) morali, che si contrappongono a quelli patrimoniali (es.: quello alla riproduzione). Quindi, anche per la stessa legge si tratta di qualcosa che va al di là delle questioni di vil metallo.

Il fatto è che c’è sempre qualcuno, specie tra più forti (grandi giornali, grandi content provider), che si crede al di sopra della legge, specie qui, in Internet, dove, per trasgressione, ci piace così tanto essere tutti un po’ anarchici e poco inclini a rispettare la legge.

Fatti come quelli lamentati da Massimo (Mantellini), sono, purtroppo, all’ordine del giorno. La tentazione di fare “copy & paste” dei contenuti altrui è sempre forte e l’immediatezza tecnica favorisce non poco il peccato.

I fatti, le notizie, appartengono a tutti: non così le parole con cui le si riportano e i commenti che vi si fanno. Ecco perché quel “riproduzione riservata” che, pur nel suo senso giuridico, i “grandi” ci sbattono regolarmente in faccia suona beffardo.

Quello che si può fare, quello che non si può fare sul Web non differisce dal mondo della carta, lo ricordavo in un mio breve scritto di qualche tempo fa.

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Pena e umanità

Sempre sul problema del sovraffollamento carcerario… Anche la Corte Costituzionale ha detto la sua, proprio l’altro giorno.
La sentenza n. 279/2013 è online su Penale.it: da leggere, sempre anche per non giuristi.

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Cronica attualità

Giulia Cortoni, giovane ma fiera giurista, ha scritto per Penale.it un saggio critico sull’emergenza carceri, notoriamente cronica.
Anche per non addetti ai lavori, il problema riguarda tutti.

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Cecità

Pare che il Corriere, nella foga di pubblicare l’ordinanza di custodia cautelare riguardante gli sfruttatori delle minorenni romane, abbia dimenticato di sbianchettare nomi e numeri proprio delle ragazze coinvolte.
E il problema, appunto, è la foga di fare lo scoop; che fa perdere la testa.
Poi dice che il Garante è paranoico.

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Autopromozione > Indagini digitali

27 novembre, 2 e 10 dicembre, ovviamente 2013: sono le date degli incontri seminariali “Le indagini digitali” organizzati dal Collegio Ghislieri e dall’Università di Pavia.
Come si dice, “a parte il sottoscritto” ci sono ottimo nomi, dunque ottime ragioni per partecipare. Peraltro, i seminari sono gratuiti.
Arrivederci, allora.

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Social Undercover

Qualche giorno fa, Roberto Scano, sempre attento a quanto accade nella sua Venezia, ha dato ampia pubblicità a questo documento ufficiale.
Si tratta di una relazione della Polizia Municipale veneziana, in questa occasione con funzioni di polizia giudiziaria, su un caso di presunte diffamazioni plurime ai danni dei vigili stessi. Il tutto su Facebook, in un “profilo” dal nome esplicito: “Veneziano dissanguato”.
Interessante la creazione, da parte della Municipale, di un account ad hoc (fake?) per seguire quel gruppo. Un vero e proprio agente sotto copertura.
Questioni giuridiche a parte, in margine non si può sottacere che l’insofferenza in Rete monta parecchio, specie nei social network. E, specularmente, aumenta l’ossessione punitiva della Pubblica Amministrazione, incapace di dialogare efficacemente con il cittadino al di fuori delle aule di giustizia.
Succede anche dalle mie parti…

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Penale.it cerca Autori

Penale.it, il sito giuridico che dirigo da 14 anni, si sta riorganizzando. Dopo non poche difficolta’ dovute a tanti impegni personali e professionali, forse si e’ trovata una soluzione, un’organizzazione in grado di reggere quello che da solo non mi e’ piu’ possibile reggere.
In piu’ – ed e’ questa la vera novita’ – Penale.it sta realizzando una collana di ebook (per la carta, vedremo) dedicata al diritto penale.
Penale.it cerca Autori. Contattatemi privatamente.

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Il fallimento dell’informatica giuridica – 3

Gian Antonio Stella, sul Corriere di oggi, fa le pulci al sito del Commissariato online.
Ma, senza offesa, scopre un po’ l’acqua calda, al di là di una o più pagine non attive.
La verità è che tramite il Commissariato online non si può fare molto; perché, ad esempio, per fare una querela bisogna sempre andare a quello “fisico” e mettere una bella firma in fondo a un foglio di carta.
E’ non è colpa dei poliziotti che si sbattono tutto il giorno, ma, come al solito, di chi li comanda e, soprattutto, di chi non fa leggi veramente per l’innovazione.

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Se la conosci la eviti

SIAESu Facebook mi è appena apparso un messaggio pubblicitario abbastanza forte, quello nell’immagine.
Soundreef è un’iniziativa nota e non recentissima, ma l’argomento è sempre attuale, specie a fronte di questa nuova campagna pubblicitaria.
Cerco di riassumerla al di là delle faq pubblicate dalla società. Soundreef propone opere musicali indipendentemente da SIAE ente al quale, pertanto, non è dovuto nulla. Si paga soltanto a Soundreef, sembrerebbe somme decisamente inferiori. Ciò vale, ovviamente, anche per le opere gestite da altre collection society.
Apparentemente, tutto regolare.
SIAE, però, non ci sta, ti pareva. E insinua.
Sounreef, però, risponde.
E’ sempre un bel ripasso.

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I social network non sono il Far West

Questa mi era sfuggita eppure è accaduta a Genova.
Un musicista è stato condannato, proprio dal tribunale del capoluogo ligure, per aver pubblicato, su MySpace, alcuni brani scritti (anche) da altri e una quindicina di fotografie che lo ritraevano, ma che erano state scattate da una fotografa cui non aveva chiesto l’autorizzazione alla pubblicazione.
Leggo nell’articolo del Secolo XIX che la condanna sembrerebbe discendere dalle particolari condizioni d’uso di MySpace (o di altri social come il classico Facebook).
In realtà, non è così: tutto discende, molto semplicemente, dalla legge, quella l. 633/41 sul diritto d’autore che, appunto, tutela i titolari dei diritti (come quello di diffusione) e prevede sanzioni anche di carattere penale.
Attenzione, dunque, a cosa si pubblica sui social network (e non solo). In realtà, spesso basta il consenso dell’autore, magari ricambiato dalla citazione della paternità, una forma di pubblicità di certo non sgradita.

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