La legge del server

Su Penale.it ho (finalmente) pubblicato un’interessante sentenza sulla competenza territoriale in caso di accesso abusivo a sistema informatico o telematico: è quella del “giudice del server”, non di quello dove l’agente invia credenziali e interrogazioni.
Tutto ha avuto origine da una sentenza del Tribunale di Firenze che aveva inviato gli atti a Roma, ma il GIP della Capitale ha sollevato il conflitto di competenza risolto come sopra dalla Suprema Corte.
Ne ho scritto una nota, adesiva, per Guida al diritto e la notizia della pronuncia di Firenze era stata data qui un paio di anni fa.

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Il trionfo del Copia & Incolla, la morte della giustizia

Copia & Incolla: certamente tra le più importanti invenzioni del secolo scorso, quel ‘900 così fecondo anche in informatica.
Lo sanno bene anche nelle aule di tribunale, tanto che ne usano e, troppo spesso, ne abusano.
Un caso emblematico tratto da una recente sentenza di Cassazione in tema di “motivazione per relationem” all’origine della quale la difesa, purtroppo senza successo, aveva chiesto l’annullamento di un provvedimento “per avere l’ordinanza del riesame richiamato per relationem il provvedimento cautelare, che a sua volta ricopiava la richiesta del P.M., che a sua volta ancora riproduceva la informativa di reato dei Carabinieri”.
Questo è, attualmente, l’unico processo penale tecnologico esistente. Per il resto, siamo ancora fermi al fax, non per tutto e per tutti.

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Neologismi, soliti problemi

Qualcuno lo ha chiamato vademecum della nuova legge sul femminicidio (dopo la conversione del decreto-legge), ma, in realtà, si tratta di un documento nettamente critico, non meramente esplicativo.
Proviene dall’Ufficio massimario della Corte di Cassazione e, in effetti, viviseziona un testo non sempre chiaro e rigoroso come dovrebbe.
Le nuove norme prevedono anche un’aggravante al reato di frode informatica. Da parte mia, non amo espressioni come “furto d’identità”, “identità digitale” e simili anche perché non potendosi innestare su un certo sostrato, linguistico e giuridico, non possono entrare a far parte della nostra cultura.
Ma tant’è che le espressioni d’oltreoceano  sono sempre tanto suggestive…

P.S.: Curioso che una definizione di “furto d’identità” in realtà spunta miracolosamente fuori.

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Spam democratico

Giuseppe “Pippo” Civati si lamenta dello spam, via SMS, dell’altro candidato Cuperlo. Con interessanti possibili ricadute sulla responsabilità di chi quel database deteneva (il PD?), peraltro con probabili dati sensibili.
Birra, popcorn, divano: e aspetto. Anche se finirà nel nulla, come sempre quando certe cose riguardano i politici (salvo totale estraneità, beninteso).

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La privacy in condominio

Videosorveglianza, accesso al conto condominiale, pubblicazione dei nomi dei condomini morosi, dati sul sito Web: sono i temi caldi di tante assemblee condominiali dove sempre più spesso si affacciano questioni di privacy.
Il Garante, così, ha realizzato un interessante manuale-vademecum sull’argomento della privacy nei condomini, peraltro con riferimenti alla recente legge proprio sui condomini.

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Mi manda (il qui presente) Picone

La legge professionale forense entrata in vigore lo scorso anno ha fatto i suoi sfracelli, specie in quanto non contrattata con la categoria.
Qualcosa di buono, però, sembrava ne fosse sortito. Come la possibilità di delegare anche oralmente un Collega, senza grosse formalità, senza papiri.
Ma, evidentemente (e non si comprende bene il perché) c’è sempre qualcuno a cui le forme piacciono sempre tanto, soprattutto nei tribunali.
Delega orale sì, ma a condizione che sia fatta dal delegante presente in udienza. Che, allora, per esempio non si capisce perché dovrebbe delegare visto che può presenziare e, magari, mettere giù due righe.
E’ la tesi del Foro ambrosiano – che ama distinguersi sempre – figlia di una lettura definita “corretta” dalla stessa persona che la impone, senza grosse spiegazioni.

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Amarcord Interlex

Interlex è stata sicuramente una rivista telematica innovativa, una cosa molto “avanti”, nata da Manlio Cammarata subito dopo l’avvento commerciale della Rete in Italia.
Pensate un po’ che è stata la prima realtà internettiana a divenire, già nel 1997, testata registrata.
Purtroppo, ultimamente, si è un po’ persa, ma è abbastanza naturale visto che lo spirito degli innovatori di Internet è sempre in movimento.
Ci rimane un invidiabile archivio.
Oggi, facendo un po’ di egosurfing, ho trovato questa mia cosa, proprio del 1997
Parlavo di alcuni aspetti critici della disciplina dl software. Erano anni molto fecondi per la materia. L’anno prima era stata approvata la l. 675/96 sulla tutela dei dati personali (con pesanti interventi sugli aspetti informatici del trattamento).
Così, si stava chiudendo un primo ciclo ideale comprendente anche il software (1992), i reati informatici (1993) e le banche di dati (1999).
Amarcord: non trovo espressione più suggestiva.

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Il fallimento dell’informatica giuridica – 2

Qualche giorno fa, lamentavo che l’informatizzazione della giustizia è a livelli infimi e, tra le altre cose, ricordavo che nel procedimento penale soltanto giudice e pm possono trasmettere i propri atti via fax, non le parti private.
Detto fatto. Avevo appena inviato una memoria via fax (un atto dagli effetti giuridici non diretti, a differenza di un’impugnazione, ad esempio) e questa è la risposta del destinatario (peraltro, inviata più di una settimana dopo).
Spett.le Studio legale,
abbiamo ricevuto per fax la memoria difensiva nell’interesse di Tizia.
Si ricorda che la memoria deve essere depositata o spedita in originale.
Distinti saluti
Caia
Ass. Dr. Sempronio, Sost.
Procura di Gotham City
Non c’è speranza.
P.S.: la comunicazione della segreteria del pm mi è stata inviata, ovviamente, per email.
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Il fallimento dell’informatica giuridica

Non me ne vogliano gli amici a qualsiasi titolo coinvolti, ma io sono per l’abolizione di ogni cattedra di “informatica giuridica” perché non si è insegnato nulla.

Premesso che l’informatica giuridica è, come dice Wikipedia, “ la disciplina che utilizza i calcolatori elettronici nel campo del diritto”, possiamo dire che ha a che fare anche con l’informatizzazione della giustizia. E di questo voglio parlare.

Ma qui si palesano subito le note dolenti. Un esempio, che ho personalmente patito sulla mia pelle, ieri in Procura a Genova.

Molti sanno del recente accorpamento di alcuni uffici giudiziari. Chiavari, ad esempio, è stato assorbito da Genova, e, però, i registri informatizzati delle due procure viaggiano su sistemi diversi, incompatibili. Il sistema di Genova non può gestire il database di Chiavari, così si devono utilizzare due applicazioni differenti, a seconda del registro, con le immaginabili ricadute sulla Giustizia. Un’assurdità.

Dunque, malgrado i mille proclami, informatica e diritto non sembrano andare proprio d’accordo: sia per il solito andazzo italico della cosa pubblica, sia per colpa degli operatori, tutti, che sono sempre dolosamente infolesi oltre che presuntuosi, almeno qui da noi.

Quanto al primo aspetto, da tanti anni si discute del processo telematico, in mille convegni e con gente che si parla sempre di più addosso. Quello civile dovrebbe essere pienamente operativo, ma le incertezze sono ancora tante perché i piani hanno patito mille rallentamenti. Quello penale è in fase di sperimentazione e, personalmente, non prevedo tempi brevi.

Quanto alla cultura informatica degli operatori del diritto (anche dei “referenti” che dovrebbero trainare i progetti di informatizzazione), non basta avere lo smartphone o il tablet di ultima generazione e dal brand di appeal per poter comprendere e maneggiare gli strumenti tecnologici

I dispositivi troppo friendly rendono, in verità, la macchina assolutamente impenetrabile oltre la colorata interfaccia utente. Ecco perché, senza una vera cultura tecnologica, non si può andare al di là delle icone, nella realtà che non è in cambiamento, ma è già rivoluzionata.

A bene vedere, è il solito problema del digital divide, altra espressione di cui molti si riempiono la bocca senza sapere bene di cosa blaterano. E il circolo, vizioso, si chiude.

Io voglio poter inviare i miei atti, almeno agli uffici giudiziari (lasciamo perdere i privati, in primis i Colleghi), con una PEC e una firma digitale. Non chiedo tanto, gli strumenti già li abbiamo, manca la volontà di una sistema vecchio che non vuole togliersi la polvere di dosso intriso com’è di cieco misoneismo. Addirittura, ancora oggi non mi è possibile usare il fax, mezzo che, però, nel penale è consentito a giudici e pm.

E tutto ciò è fortemente frustrante, antieconomico… ingiusto.

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Avvocati, appartenenze, dati personali – updated

Tempo di elezioni delegati Cassaforense, quella cosa che dovrebbe aiutare noi avvocati in caso di malattia, anzianità, vecchiaia.

E tanti vogliono farsi eleggere come rappresentanti da mandare, di tanto in tanto, a Roma. Il tutto, ovviamente, per perfetto e indiscutibile altruismo.

Si fa campagna elettorale, anche se, probabilmente, per qualche Collega il termine offende le nobili peculiarità dell’Avvocatura.

I “santini” non si vedono quasi più nemmeno nelle elezioni politiche e amministrative, figuriamoci per quelle “minori”. C’è la posta elettronica a sostanziale costo zero e gli indirizzi li trovi tutti sui siti dei vari Consigli dell’Ordine.

Discussione tra ieri e oggi, in un gruppo Facebook di avvocati (i testi sono leggermente modificati).

A1: Avvocato 1
M: Minotti
A2: Avvocato 2

A1: Lista Alfa. Ha ottenuto 100 voti superando le liste concorrenti. Ringrazio i Colleghi che hanno votato le candidate da me suggerite ..

M: Caro A1, colgo l’occasione per chiederti, per la prossima volta, non soltanto di suggerirci candidature, ma anche di suggerire ai candidati di non inviare, specie via email, solleciti elettorali. Certo che capirai.

A1: Caro Daniele riferirò a Tizia che la sua email (credo ne abbia mandato solo una) Ti ha infastidito e di ricordarsi in futuro di toglierTi dalla lista. Altrettanto farò io per non arrecarTi disturbo.

A1: Chi legge su facebook il Tuo indirizzo di posta elettronica che immagino Tu abbia pubblicato per fini diversi da quelli per i quali sei nell’albo può scriverTi o prima di scriverTi per dimostrare adeguata sensibilità deve chiederTi se può scriverTi?

A2: Non capisco per cosa sarebbero pubblicati gli indirizzi email sull’albo se non (anche) per consentire di scriverci tra Colleghi in relazione a richieste o eventi direttamente afferenti l’attività professionale.

M: Quella è pubblicità elettorale di singoli. Cosa molto diversa dalle comunicazioni istituzionali

A2: Pubblicità elettorale per l’elezione di nostri delegati, presso la nostra cassa di previdenza cui siamo obbligatoriamente iscritti essendo “pure” avvocati. ho difficoltà a ritenere non istituzionale la comunicazione di un Collega che mi informi aver dato la propria disponibilità a rappresentarmi in Cassa e così mi chieda il voto informandomi sui programmi che intende portare avanti, ma forse, di fondo, c’è una differente concezione della professione in termini di appartenenza ad un gruppo circoscritto di persone piuttosto che semplice attività economica liberamente esercitabile previa iscrizione in un registro pubblico

M: Gentile Collega, le elezioni sono un fatto istituzionale, la pubblicita’ elettorale no (non proviene dall’istituzione).Un conto e’ ricevere comunicazione, da parte del CDO o dalla Cassa, delle elezioni, altro ricevere, non richieste, candidature e programmi da soggetti che non sono l’istituzione.
Identica cosa delle lezioni *normali*.
Regole generali e cogenti (d.lgs. 196/2003) mi dicono che i miei dati personali (tale e’ un indirizzo email) salvo casi particolari (e non e’ questo) possono essere trattati soltanto con un consenso informato.
Per il resto, non ho capito il discorso su attivita’ economiche, appartenenze a gruppi ristretti, ecc. Preferisco – anche in quanto avvocati – occuparmi di quello che dice la legge.

(continua… c’è da scommetterci)

Aggiornamento del 23 settembre 2013

La discussione è continuata un po’. A2 ha sostenuto – se ho capito bene – che tra Colleghi si può fare un po’ tutto e la pubblicità elettorale non è come una pubblicità commerciale. Non condivido, ma rispetto.
Poi, stamattina, ricevo un’email di uno dei candidati che mi dice che, notiziato da A1, ha provveduto a rimuovere il mio indirizzo dall'”elenco”.
Ah, c’era pure un elenco…

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