LSDI > Privacy: Riforma del codice di deontologia, una discussione decisiva per il giornalismo

In avvicinamento al Dig.it di lunedì e martedì, non pensato di ricordare l’avviata riforma del codice deontologico sul trattamento dati personali nel giornalismo.
Una notizia apparentemente passata nel silenzio (forse perché uscita ad agosto), ma di grande importanza.
Ne parlerò (spero non soltanto io) nel panel di martedì sulla memoria digitale.

(da LSDI del 13 settembre 2013)

E’ partita da qualche giorno la pubblica consultazione per la riforma del codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica.

Si tratta, come spiega la delibera, di “adeguare il codice alle mutate realtà e sensibilità, soprattutto alla luce delle implicazioni che l’evoluzione tecnologica ha sul modo di fare informazione”.

In effetti, il provvedimento vigente risale a ben 15 anni, quanto Internet era tutta un’altra cosa, quando il digital divide era addirittura un abisso in quel momento incolmabile.

Soltanto con lo sbarco online dell’informazione, con la straordinaria e persistente diffusività del nuovo mezzo, è emerso tragicamente il problema – già noto, ma non così evidente e sentito – del diritto all’oblio.

E si guardi anche al fenomeno dei blog che ha bruscamente mutato il modo di fare informazione, anche da parte dei giornalisti.

E soprattutto, infine, si pensi ai social network, strumento di una vera e proprio rivoluzione che ha investito frontalmente anche il giornalismo e che, come avvertito nella delibera citata, comporta ed impone una nuova sensibilità

Così oggi – sebbene con un po’ di ritardo – il Garante per le privacy ha deciso di affrontare il nodo coinvolgendo gli stessi giornalisti e invitando al confronto “associazioni o altri organismi strutturati in forma associativa che operano in particolare sulla rete Internet nei settori legati alle attività dei mezzi di informazione o si interessano della libertà di informazione e delle problematiche legate al rapporto tra quest’ultima e la protezione dei dati personali”.

Un’ occasione imperdibile per chi vuole partecipare alla discussione anche sugli aspetti etici di una professione così fondamentale per la società civile.

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Il silenzio degli incapaci

Qualcuno ricorderà, anche su queste pagine, la battaglia contro la riforma della geografia giudiziaria; una riforma pensata malissimo, attuata peggio.
Ma siccome al peggio non c’è mai fine, eccomi a riferirvi degli ultimi sviluppi che ci portano sempre di più verso il fondo degli inferi.
Il 5 settembre il Ministero annuncia una specie di proroga per alcune sedi e per materie specifiche.
Niente salvataggio di alcune sedi come molti ragionevolmente speravano (visti anche i pareri favorevoli delle commissioni di Camera e Senato), ma un provvedimento apparentemente non molto meditato e che, per giunta, scontenta tutti.
Oggi, la situazione concreta di una di queste sedi (Chiavari, sulla quale posso riferire anche le voci dei Colleghi) è disperata. Tutto fermo, poche certezze, con la domanda di giustizia – un diritto di rango costituzionale – frustrata da chi vive dentro un dicastero, lontano dalla gente o, peggio, che non ha mai avuto a che fare con diritto e giustizia (il Guardasigilli, per sua stessa ammissione).
E continuano nel silenzio.

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16 – 20 settembre 2013 > Astensione udienze penali

L’Italia è il massimo esempio di incapacità di gestire e riformare la Giustizia, in particolare quella penale.
Una vergogna che affiora un po’ dal cloaca nauseabonda della politica soltanto in campagna elettorale o quando, contingentemente, fa comodo.
Per il resto, solo norme demenziali col pretesto della “sicurezza”, chiaramente scritte da inetti o “marziani” mai entrati in un’aula di giudiziaria (malgrado i titoli roboanti), sovente impallinate dalla Consulta.
L’Unione delle Camere Penali Italiane è tra i pochissimi soggetti che non mollano, pur con la non ottimale formula dell’astensione (cd. Sciopero) dalle udienze: dal 16 al 20 settembre 2013.
E il 16 anche raccolta firme per i referendum radicali sulla Giustizia.
QUI la delibera.

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A volte ritornano (ennesima puntata)

Mediazione

Mi sono accorto che questo è il terzo post con lo stesso titolo (pur con le dovute differenziazioni).
Perché qui da noi non c’è mai nulla di definitivo, tutto ritorna, riaffiora dal buoi, da l posto dove dovrebbe stare.
Mediaconciliazione obbligatoria, cioè il passaggio obbligatorio da un mediatore-conciliatore prima di poter andare a giudizio della stragrande maggioranza delle cause civili.
Mi riguarda poco, mi tocca farla nelle cause (civili) per diffamazione). Mi basta, perché ho visto che è inutile e costosa.
Dichiarata costituzionalmente illegittima per eccesso di delega (“vizio” che già la dice lunga, a chi vuol pensare male), è stata reintrodotta per decreto-legge (“del fare”), d’imperio e senza alcuna urgenza (ma in Italia ci siamo abituati).
Converrà a qualcuno, ai cittadini dubito.

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Autorpromozione > Dig.it 2013

Sempre a Firenze, quest’anno la seconda edizione il 16 e il 17 settembre 2013.
I tanti attrezzi per il giornalista online nell’àmbito del “primo e unico festival in Italia dedicato al giornalismo digitale”: 12 mini-seminari e 7 panel.
Personalmente, sarò impegnato nel pane del 17 intitolato “La memoria digitale: libri e giornali; interagire, dimenticare, rettificare, archiviare?”.
QUI la presentazione, QUI il programma.

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Sincronizziamoci

Egregio Avvocato,
si comunica che il servizio di Richiesta Informazioni On-Line è attivo dalle ore 9,00 del lunedì alle ore 16,00 del venerdì, con esclusione di festività infrasettimanali. 
Tale servizio è sospeso dalle ore 16,00 di venerdì 9 agosto 2013 alle ore 9,00 di lunedì 26 agosto 2013 in concomitanza con la chiusura degli Uffici della Cassa.. 
Le e-mail, inviate nei giorni e negli orari non compresi nella fascia del servizio, non vengono acquisite dal sistema informatico. 
La Direzione Generale

Ma è una chat oppure un servizio di posta elettronica?

(dal sito della Cassa Forense)

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Fare, disfare, rifare

Pubblicato oggi il decreto “del Fare” convertito nella legge 98/2013.

Dopo le sortite in conferenza stampa, passati per testi ufficiali e non, siamo finalmente giunti ad un testo accettabile (riportato, per comodità, in calce).

Rimane il riferimento alla “liberalizzazione” del wifi, che, però, era già stata sancita a fine 2011 disinnescando il “decreto Pisanu” (pure richiamato all’art. 7, non si sa bene perché).

Scompare il fantasioso riferimento alla tracciatura degli indirizzi MAC (che tanto ha fatto vanamente discutere schiere di esperti e presunti tali).

Viene escluso il regime autorizzativo per chi non fa impresa di telecomunicazioni, mentre per l’installazione di router e modem non è più necessario rivolgersi a personale qualificato.

Tutto è bene quel che finisce bene e poteva andare proprio male.

 

Art. 10
Liberalizzazione dell’accesso alla rete internet tramite tecnologia WIFI e dell’allacciamento dei terminali di comunicazione alle interfacce della rete pubblica

 

((1. L’offerta di accesso alla rete internet al pubblico tramite tecnologia WIFI non richiede l’identificazione personale degli utilizzatori. Quando l’offerta di accesso non costituisce l’attivita’ commerciale prevalente del gestore del servizio, non trovano applicazione l’articolo 25 del codice delle comunicazioni elettroniche, di cui al decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259, e successive modificazioni, e l’articolo 7 del decreto-legge 27 luglio 2005, n. 144, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2005, n. 155, e successive modificazioni.))

2. ( ((soppresso).))

3. Al decreto legislativo 26 ottobre 2010, n. 198, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) l’articolo 2 e’ ((abrogato));

b) all’articolo 3 il comma 2 e’ sostituito dal seguente: «2. Il decreto del Ministro delle poste e telecomunicazioni 23 maggio 1992, n. 314, e’ abrogato».

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A me gli occhi!

I Google glass leggeranno anche i movimenti degli occhi, dove il nostro sguardo si poserà.
Ovviamente – e prevalentemente – per la pubblicità: ora si parla di “pay per gaze“. Ma, in realtà, è molto di più. Il vero business è sempre quello dei dati personali, da oggi raccolti mediante questo veicolo assai invasivo.

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Professionalità

Io mi domando come una persona che si occupa professionalmente di pubbliche relazioni possa scivolare sulla più insidiosa delle bucce di banane telematiche: i social network.

Ci vuole un attimo a rovinarsi la reputazione con la proprie mani e, con la memoria che ha la Rete, a compromettersi da soli il diritto all’oblio.

E’ il caso di Francesca Immacolata Chaouqui, neoassunta commissaria in Vaticano, ma con il tweet un po’ troppo facile. Adesso, malgrado la chiusura dell’account e la ben poco credibile scusa “non lo gestivo soltanto io”, potrà pagarla cara.

Incidentalmente, malgrado quello che dice l’articolo, non è affatto vero che “la magistratura ha accesso ai server del colosso di comunicazioni”.

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Eufemismi

Dai riscontri ottenuti è emerso un quadro variegato e disomogeneo“.

Quello appena riportato è un passaggio di un comunicato del Garante per la protezione dei dati personali che, annunciando un apposito provvedimento, fotografa la gestione delle intercettazioni nelle procure italiane. Che è disastrosa, come tutti gli operatori del diritto sanno.

Il comunicato è scritto in perfetto burocratichese, segno evidente dell’imbarazzo nel dover riferire e descrivere uno dei tanti mali della giustizia italiana.

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