Licenza di taggare

Pare che negli Stati Uniti non occorra un permesso per taggare una persona su FaceBook, ma, afferma Mike Mesnick, “I’ve heard the argument that in Europe, it’s possible to use various privacy laws to demand that someone remove a photo or “tag” of the requester”.
In realtà, non è esattamente così in quanto già il viso ritratto in una foto è un dato personale e, come tale, tutelabile ai sensi del d.lgs. 196/2003, anche in assenza di un tag che riporti nome e cognome. Pertanto, contrariamente a quanto sostiene l’estensore dell’articolo, non è tanto questione di tag, ma di semplice immagine.
Molto può dipendere anche dal contesto e da altri fattori (ne parlavo nel Minottino), ma, in linea di massima, suggerisco di fare atenzione a pubblicare (anche senza taggare) immagini altrui.

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Evasioni virtuali (sic)

Adesso si può evadere mediante Facebook. No, non è uno scherzo. A scriverlo è il titolista di Repubblica Palermo.
E, puntualmente, è una stupidaggine: per il diritto (art. 385 c.p.) e anche per la lingua italiana.
Non conosco il provvedimento cui fa riferimento l’articolo, ma è altamente probabile che il giudice abbia ritenuto le comunicazioni con terzi (mediante Facebook) incompatibili con il regime degli arresti domiciliari e che, dunque, li abbia sostituiti con la custodia cautelare.
Conclusione, invero, già tratta dalla Cassazione e, comunque, valida per le comunicazioni telematiche, non necessariamente per questo e quel social network.

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Don’t be idiot

In questi istanti, Google sta mandando una circolare ai publisher (cioè coloro che pubblicano avvisi pubblicitari).

Gentile publisher,
Le scriviamo per informarla che i Termini e condizioni di AdSense, validi per il suo account, sono stati modificati. I Termini aggiornati saranno validi a partire dal 22 marzo 2011 e sono consultabili all’indirizzo http://www.google.com/intl/it/adsense/terms/terms_and_conditions_20110218.html .
Purtroppo non siamo in grado di interpretare per i nostri publisher il significato delle modifiche apportate ai documenti legali.
Per eventuali domande o una consulenza legale per l’interpretazione dei nuovi Termini e condizioni, consulti un avvocato.

Cordiali saluti,
Il team di Google AdSense

Scommetto che quando c’è da andare a giudizio, i loro avvocati sono prontissimi a dare l’interpretazione del caso, no?

P.S.: In vent’anni di professione, una stupidaggine del genere non l’ho mai letta…

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Stalking di massa

Pare che un bel numero di giornalisti de Il Giornale (da Sallusti in giù) sia stato querelato da Italo Bocchino. Il reato ipotizzatato sarebbe quello si stalking.
Non intendo minimamente entrare nel merito, non sarebbe corretto. Ma, teoricamente, lo “stalking di massa”, così lo definisce Il Giornale, non è impossibile in primis perché il concorso di persone non credo si possa escludere a priori.
In più, già la nostra legge parla di “atti persecutori” (chiarendo meglio cosa significhi il termine inglese), mentre l’art. 612-bis c.p. punisce “chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumita’ propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita“.
E qui si manifesta il (vero) problema cui ha fatto riferimento buona parte della dottrina: un’eccesssiva genericità della fattispecie che si tradurrebbe un una violazione del principio di tassatività.

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ZeusNews > Forniture coatte

L’accordo con Dario Meoli era definito da un po’, ma il tempo è sempre tiranno. Forse, però, ci siamo.
Oggi ho scritto una cosina su un ddl S2271 in tema di confisca per fatti di criminalità informatica. Inizia così la mia collaborazione con ZeusNews. Cheers!!!

(da ZeusNews del 10 marzo 2011)
I Senatori PD (tra cui nomi importanti come Casson, Bianco e D’Ambrosio, comunque quasi tutti giuristi) hanno un chiaro pregiudizio nei confronti dell’informatica.
E’ loro, infatti, il disegno di legge n. S2271 presentato l’estate scorsa e da poco approvato al Senato (dovrà comunque passare ancora alla Camera).
Perché parlo di pregiudizio? Perché con il roboante titolo “Norme in materia di misure per il contrasto ai fenomeni di criminalità informatica” si fa di tutta l’erba un fascio imponendo la confisca obbligatoria (non soltanto facoltativa) di “beni e degli strumenti informatici o telematici che risultino essere stati in tutto o in parte utilizzati per la commissione dei reati di cui agli articoli 615-ter, 615-quater, 615-quinquies, 617-bis, 617-ter, 617-quater, 617-quinquies, 617-sexies, 635-bis, 635-ter, 635-quater, 635-quinquies, 640, 640-ter e 640-quinquies”. Praticamente tutti i reati informatici senso stretto introdotti dalla legge 547/93 e, in parte, ritoccati (o aggiunti) nel 2008.
Come riferisce anche la relazione, si tratta di una disposizione che costituisce eccezione alla regola della confisca facoltativa. Così si determina un’evidente disparità di trattamento rispetto ad altri fenomeni criminali; ma evidentemente non importa, anzi.
Alla fine, infatti, fa sempre capolino un po’ di sano pragmatismo: “Oggi assistiamo nella realtà italiana a un forte squilibrio tecnologico tra le dotazioni informatiche messe a disposizione delle Forze di polizia e quelle comunemente utilizzate dalla criminalità”.
Così, invece di buttare via soldi in costose forniture informatiche, è meglio il ricorso indiscriminato alla confisca di qualsiasi dispositivo informatico… ma soltanto per certi reati.

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E il catalogo premi?

Come per altre professioni, anche per gli avvocati esiste la “formazione permanente” continua. In pratica, salvo alcuni esentati (es.: professori universitari), tutti gli avvocati devono tenersi aggiornati e garantire un certo numero di “crediti formativi” (ma tutti li chiamiamo “punti”) mediante la partecipazione a convegni (un credito per ogni ora) e altro (pubblicazioni, relazioni, ecc.).
Dal 16 al 22 marzo, invece, l’avvocatura si asterrà delle udienze per protestare contro alcune riforme e la c.d. “rottamazione della giustizia”. Il 16, a Roma, si terrà la correlata manifestazione cui tutti sono inviati a partecipare.
Che relazione hanno i due fatti? Che il Consiglio dell’Ordine di Reggio Emilia sta organizzando la trasferta romana, con un torpedone pagato dall’Ordine stesso e… “la partecipazione all’evento consentirà di maturare N°8 crediti formativi“.
Io preferirei non commentare, fatelo pure voi…

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Stalking e figli

Le statistiche del blog mi dicono che l’argomento interessa. Così, anche se non strettamente in tema, mi sembra giusto segnalare un provvedimento campano in tema di stalking.
Va premesso che la legislazione sugli atti persecutori ha introdotto una nuova misura cautelare, cioè il “divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa” (art. 282-ter c.p.).
La norma, però, parla di allontanamento dai luoghi frequentati non soltanto dalla vittima, ma anche dai prossimi congiunti di essa, categoria nella quale rientrano certamente i figli comuni. Sicché, il rispetto della misura potrebbe condurre all’impossibilità di incontro tra genitore-stalker e comune figlio dell’altro genitore-vittima.
Un GIP napoletano si è posto il problema e lo ha risolto direi in modo condivisibile.

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Detenzione di software da parte di professionisti: non è reato (autopromozione)

Per la verità, la conclusione del titolo non è nuova perché è già stata tratta tempo fa (geometra). E, un anno dopo, è stata ribadita (studio associato di architetti). Ovvio che si può estendere ad avvocati, commercialisti, medici, ecc.
Autopromozione perché appello e ricorso li ho scritti io.
Incidentalmente, vale la pena di osservare che la Suprema Corte ritiene che la “regola tecnica” contrassegno SIAE sia stata efficacemente notificata con il discusso DPCM del 2009.

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Sbatti l’inquilino in prima pagina

Malgrado in questi giorni l’opinione pubblica sia giustamente più preoccupata per le vere e proprie civili nel Nordafrica (e non solo), si parla ancora un po’ della nuova “affittopoli” milanese.
Alcuni personaggi, magari “pizzicati” a pagare affitti più che calmierati, non hanno gradito la pubblicazione dei loro nomi invocando un presunto diritto alla privacy, che riempie sempre la bocca.
In realtà, sia l’Ospedale Maggiore Policlinico che il Pio Albergo Trivulzio avevano interrogato il Garante circa la diffusione dei nomi degli affittuari.
La risposta è riassunta in un comunicato stampa dello stesso Garante: “Le norme sulla protezione dei dati personali non pongono ostacoli alla conoscenza dei nominativi degli affittuari degli immobili di proprietà di enti pubblici da parte dei consiglieri comunali, provinciali e regionali, laddove la richiesta sia utile per l’espletamento del loro mandato”.
E, comunque, i media devono sempre valutare “che esse [le informazioni] siano pertinenti e non eccedenti, e comunque non lesive della dignità delle persone interessate”.

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SIAE (ancora) commissariata

Giovanni Maria Riccio ci informa, su MediaLaws, del prossimo commissariamento di SIAE. E non è la prima volta, come sappiamo.
E’ sempre piu’ evidente che la gestione dei diritti d’autore e connessi è allo sbando, complici anche certe sacrosante decisioni a livello comunitario volte a favorire la concorrenza.

QUI la fonte ufficiale.

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