Una buona causa: occupazione e musica

Nannucci chiude? Non l’ho capito benissimo, ma anche se fosse soltanto un ridimensionamento, sarebbe una grande perdita. Per l’occupazione (anche se parliamo di pochi dipendenti) e per la musica.
Non soltanto per i bolognesi, ma per tutti coloro che compravano prima per corrispondenza (penso non esista un vero appassionato di musica che non si sia mai ritrovato tra le mani il mitico catalogo), poi su Internet.
Massimo Mantellini ci rimbalza le parole di un dipendente. Disperate, si’, ma anche molto lucide circa le politiche di mercato dei discografici (e di certi “artisti”).
Passaparola.

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Un DPS per gli studi legali

Michele Iaselli ha realizzato un Documento Programmato sulla Sicurezza (DPS) per i Colleghi eventualmente interessati.
Consiglio, in ogni caso, di leggere il post del suo blog. Spiega un po’ di cosine che, ovviamente, nel DPS non vanno messe, ma che, comunque, vanno conosciute.
E ricordiamo il rinnovo entro il 31 marzo di ogni anno. Ci siamo…

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Avviso ai vidimanti

Il compito di applicare il contrassegno, cioè di “vidimare” i supporti è affidato alla SIAE. Con sentenza in data 8 novembre 2007, in esito al procedimento C20-05, la Corte di Giustizia Europea ha attribuito valenza di “regola tecnica” alla disciplina nazionale in tema di contrassegno, affermandone la non opponibilità ai soggetti privati in difetto di perfezionamento, da parte del Governo Italiano, della procedura di informazione preventiva della Commissione Ue. Anche dopo la pronuncia della Corte di Giustizia Europea la Siae continua a prestare il servizio su base convenzionale.

Il passaggio è copiato e incollato da una pagina del sito SIAE. Mi sembra una precisazione recente. Ogni tanto visito il sito e, sino a poco tempo fa, non l’avevo visto. Potrei sbagliarmi, ovviamente.
Sta di fatto che, finalmente, SIAE qualcosa dice (malgrado abbia fatto ferma resistenza). Il fatto è che sotto quel passaggio sono riprodotte ancora le norme penali che sanzionano la mancata apposizione del contrassegno.
Per carità, quelle norme sono ancora vigenti, ma in violazione di direttive comunitarie, dunque illegittime, di fatto (e di diritto) congelate. Riprodurle così, soltanto con la precisazione di cui sopra (suppongo oscura per la maggior parte degli utenti, tant’e’ vero che, ancora l’altro giorno, mi ha scritto una persona per avere delucidazioni) è un passo insufficiente.
Vediamo se si riesce a fare di meglio.

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Il 20 aprile a Genova (autopromozione)

Roberto Cassinelli mi ha onorato dell’invito ad un incontro su “La politica nella Rete – Riflessioni sul rapporto tra legge ed Internet: limiti e libertà”. Appunto, a Genova il 20 aprile 2009 alle 17.30, Hotel Plaza. Organizza il Circolo “L’Oblò”.
QUI c’e’ l’invito.
Parteciperanno: Massimo Nicolò (L’Oblò), Roberto Cassinelli (Pdl), Enrico Castanini (Confindustria), Alberto Clavarino (Soloinrete), il sottoscritto, Antonio Palmieri (Pdl), Marco Pancini (Google), Matteo Rosso (Regione Liguria), Guido Scorza, Antonio Prezioni (moderazione – RAI).

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Una proposta di legge per la neutralità della Rete

Ricevo su Facebook (da NNSquad Italia) e, molto volentieri, inoltro

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E’ stato presentato al Senato il progetto di legge “Neutralità delle reti, free software e società dell’informazione” (http://www.luigivimercati.it/uploads/2009/03/ddl_reti.pdf). Depositata dai senatori Vincenzo Vita e Luigi Vimercati (PD), la proposta consiste in un provvedimento finalizzato a promuovere il principio della neutralità della rete e una società dell’informazione più aperta.

I contenuti del documento sono peraltro in accordo con i principi e gli obiettivi promossi da NNSquad.it, il gruppo che si batte per difendere la neutralità della rete e nato come sezione italiana del progetto NNSquad.org, varato negli Stati Uniti da alcuni dei maggiori esperti di Internet, tra cui il “padre della rete” Vint Cerf.

Questi i punti fondamentali della proposta presentata al Senato e descritta nel blog Una Legge per la Rete (http://unaleggeperlarete.wordpress.com/):

* garantire un accesso neutrale alle reti di comunicazione elettronica
* promuovere i diritti di cittadinanza attiva al fine di rafforzare la partecipazione e il processo decisionale democratico
* sostenere lo sviluppo e la valorizzazione dei sistemi informativi pubblici garantendo il pluralismo informatico anche con l’uso del software libero
* diffondere l’uso delle nuove tecnologie della comunicazioni presso il sistema delle imprese
* rimuovere gli ostacoli che impediscono la parità di accesso alle reti di comunicazione dei cittadini che versano in condizioni di disabilità, disagio economico e sociale e di diversità culturale.

Per la prima volta al mondo si propone un provvedimento che, riconoscendo la validità del principio della net neutrality, stabilisce un obbligo di interoperabilità con QoS tra operatori per evitare che la gestione del traffico venga usata in modo anticompetitivo e discriminatori.

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Erano avvocati

Gran bel post di Doktor Faust che ci spiega un po’ di cose su ciò che l’avvocatura non vuole riconoscere, anzi stronca. Perché, semplicemente, ha paura di non saper reggere la (presunta) concorrenza.
Da tenere a mente alle prossime elezioni di CdO, organismi che decidono anche delle sorti di coloro che, pur facendo molto di più di certi parafangai, non hanno voce in capitolo sulla propria professionalità (perché decide il CFN, scrivendo le leggi).

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La Cassazione dice no al “diritto di diffamazione” (sic)

Ieri sono stato in visita al blog dell’On. Carlucci per scrivere il post precedente. Navigando, mi sono imbattuto in un titolo che mi ha parecchio colpito. Appunto “Blog: la Cassazione dice no al diritto di diffamazione”.
Il post contiene soltanto un link che riporta ad un’altra pagina dalla quale si può scaricare un file dal nome “sentenza-cassazione-internet.doc“. Si tratta, appunto, di un file doc, in realtà un post di secondoprotocollo.org, esattamente questo, sito dal quale l’On. Carlucci pare avere già attinto.
Lo firma tale Elisa Arduini e già il titolo mi lascia perplesso. Perché, francamente, non pensavo che esistesse un “diritto di diffamazione”. Proseguendo, capisco che parla di questa sentenza (linkare non fa mai male, così uno si fa un’idea in proprio) di cui si è trattato anche qui.
Bene, tanto per cominciare la Cassazione non si è occupata di un caso di diffamazione. Il reato può essere considerato qualcosa di simile, ma, per correttezza, occorre dire che è quello di cui all’art. 403 c.p., “Offese a una confessione religiosa mediante vilipendio di persone”.
Al di là di tutte le belle parole, la Suprema Corte dice due cose molto semplici:
– un forum, un blog, una newsletter e simili non sono, solo in quanto tali, stampa;
– ne consegue che essi non possono godere dei limiti al sequestro tipici della stampa (art. 21, comma 3, Cost.).
Punto.
Tutto il resto, son belle parole, ma non vi è alcuna pertinenza con quanto detto dalla Cassazione.
E leggo anche questo

Questa sentenza apre le porte alla responsabilità civile e penale degli amministratori delle piattaforme blog nei casi in cui non venga accertata l’identità di colui o coloro che gestiscono il blog, la news letter o una qualsiasi delle nuove forme di comunicazione di cui sopra

Guarda caso, è proprio ciò che vorrebbe l’On. Carlucci con il suo progetto di legge. Peccato che la sentenza abbia lasciato ben chiusa quella porta che qualcuno vuol farci vedere spalancata.
Come detto sopra, spesso non c’è bisogno di commentare. La gente è in grado di farsi un’opinione propria. Basta linkare la fonte prima, appunto la sentenza.

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Cambio!

Sulla questione del progetto di legge presentato dall’On. Carlucci direi che è stato scritto di tutto e di più, da tutti. Inutile che sprechi risorse telematiche con un intervento che, a questo punto, sarebbe tardo e superfluo.
Però, forse, ho trovato una cosa interessante.
Il testo sottoposto alla critica è quello che proviene dal sito dell’Onorevole (il doc, per intenderci, originato da Davide Rossi). QUI.
Sbirciando, però, nel sito della Camera, scopro che ci sono delle novità, sotto forma di cambiamenti. Almeno uno, per quel che vedo in prima battuta.
Questo è l’art. 2, comma 3, del file doc

3.  Per quanto riguarda i reati di diffamazione si applicano, senza alcuna eccezione, tutte le norme relative alla Stampa. Qualora insormontabili problemi tecnici rendano impossibile l’applicazione di determinate misure, in particolare relativamente al diritto di replica, il Comitato per la tutela della legalità nella rete Internet (di cui al successivo articolo 3 della presente legge) potrà essere incaricato dalla Magistratura competente di valutare caso per caso quali misure possano essere attuate per dare comunque attuazione a quanto previsto dalle norme vigenti.

Di seguito, invece, il testo della stessa disposizione nella versione ufficiale (A.C. 2195)

3. Per quanto riguarda i reati di diffamazione, si applicano gli articoli 595, 596 e 596-bis del codice penale nonché le disposizioni della legge 8 febbraio 1948, n. 47.

Se, da un lato, scompare la competenza del Comitato circa l’attuazione di segrete “misure” (che sembra, però, riproposta nel nuovo testo, in fondo all’art. 3), le questioni di diffamazioni si fanno decisamente più chiare.
L’applicazione di tutte le regole, nessuna esclusa, della stampa non è che volesse dire un granché. Oltre tutto, era una formula ben poco elegante.
Ora, appunto, la volontà dell’On. Carlucci si fa ben più chiara (anche se non ottimale sotto il profilo dello “scrivere le leggi”). Tra le altre cose, i titolari dei siti devono essere responsabili di tutto quanto. E solo per la diffamazione, bah…
Cominciamo dal blog dell’On. Carlucci.

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Sequestratemi tutto, ma non il mio server

Una decina di anni fa i sequestri effettuati in indagini informatiche venivano estesi anche ai tappetini dei mouse.
Di tempo ne è passato, molto, e, personalmente, quando mi capita di parlare dell’argomento non faccio più quell’esempio. Appartiene alla storia, nulla di attuale.
E invece no. Ce lo dimostra una recente sentenza della Cassazione che, pur parlando di altri reati, ci riferisce di sequestri indiscriminati. Addirittura di un intero server (con immaginabili ricadute sull’attività imprenditoriale).
La sentenza è su Penale.it, non fissa principi specifici, ma ce ne ricorda uno, generale, di grandissima importanza, pur spesso dimenticato quando si tratta di sequestrare computer. Il vincolo di pertinenzialità, appunto.

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Astensione avvocati penalisti dal 30 marzo al 3 aprile 2009

Proclamata dall’UCPI per protestare contro i ritardi sulle riforme.
QUI i particolari.

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