Cassinelli Strikes Back

Doveroso anticipare, come ho sempre fatto, la mia conoscenza personale con l’On. Roberto Cassinelli. Così, come eventuale markettaro, sarei almeno trasparente.
In questi giorno sono stato parecchio in giro e ho potuto scrivere poco (malgrado avessi – e abbia ancora – un paio di argomenti interessanti). C’è, però, il tempo per riportare una cosa veloce, appunto riguardante Roberto Cassinelli.
Lunedì scorso, sul sul blog, ha pubblicato un post relativo alle sue ultime iniziative (ne abbiamo parlato di persona anche ieri):
– una proposta di legge anti-phishing;
– una legislazione per la sottoscrizione di richieste di referendum o di proposte di legge di iniziativa popolare direttamente on-line.
Rimando direttamente al suo blog.

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E’ morto Mario Magnotta (“Guarda che mi iscrivo ai terroristi”)

L’ho appreso oggi, da Facebook, un po’ in ritardo.
Senza voler sembrare snob, chi non lo conosce dubito che possa dire di conoscere veramente Internet, almeno quella italiana, nei suoi aspetti goliardici.
Non ha inventato il protocollo TCP/IP, non ha creato Mosaic, non ha fondato il NIC, ma ogni navigatore di lungo corso si è imbattuto nella sue storie almeno una volta nella vita. E ciò basta.
Vittima di scherzi telefonici, poi, probabilmente, compartecipe della storia.
Darth Mario, coming soon e si cerchi anche su Youtube.
R.I.P.

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Revolution? No, reazione

Tempo addietro avevo riportato la notizia della campagna legale Nintendo contro la schedina R4 Revolution.
Bene, pare che, almeno in Italia, il primo round l’abbia vinto proprio la casa giapponese, pur in sede civile. Ce lo riferisce, ad esempio, il Corriere.
E’ realmente difficile dare un parere sulla vicenda senza leggere il provvedimento del tribunale milanese (se qualcuno l’avesse…), però, dalle parole del rappresentente italiano di Nintendo mi sembra di capire che si sia seguita la traccia della giurisprudenza (pur penale) in tema di mod-chip per Playstation laddove si considera il videogioco come un’opera complessa e multimediale (né software, né audiovideo, ma entrambe le cose direi).
La cosa mi perplime un po’, non da oggi.
Sul caso mod-chip, ribadisco quanto detto a suo tempo sull’ordinanza del Riesame di Bolzano malgrado la Cassazione, decidendo sulla successiva sentenza della Corte di Appello di Trento, abbia confermato quella via. Peraltro, incidentalmente segnalo che la decisione citata qualche giorno fa in realtà non aveva un grande valore in punto innovazione giuridica, ma era sostanzialmente riproduttiva di quella precedente (e riguardava la stessa causa).
Dunque, tornando la tema, io rimango dell’idea che, giuridicamente, un videogioco sia software. Leggendo la mia intervista di cui sopra, capirete che c’e’ un fondamento nella nostra legislazione di cui, pero’, nessuna sentenza a me conosciuta menziona (ancorché per dichiararne l’irrilevanza – soltanto questa sentenza di Bolzano giunge alle medesime conclusioni pur percorrendo la via dell’analisi tecnologica).
Non si discute sulla natura di opera dell’ingegno in capo ad un videogioco. Ma questa opera “complessa e multimediale” mi sa tanto di figura giuridicamente atipica. Circostanza che ben poco si concilia col penale.
Come al solito – e leggevo proprio la stessa conclusione in uno scritto di G.B. Gallus – abbiamo regole sul diritto d’autore ipertrofiche eppure con tanti buchi che, spesso, sono chiusi in danno dei più deboli. Ma nessuno sembra volerci mettere mano seriamente.

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Non coltiviamola

Al di là delle mie negativissime convinzioni sulle droghe (“leggere” o “pesanti” che siano), prima che qualcuno si faccia convincere, anche per “convenienza”, dalle criminali notizie di certi media (devo dire che la maggior parte ha riferito correttamente, sebbene non sempre abbia posto i giusti distinguo) secondo le quali la Cassazione avrebbe invertito il proprio orientamento circa le coltivazioni domestiche di erba, dimostro che, appunto, alcuni media dicono sciocchezze, peraltro molto pericolose.
La Suprema Corte non ha cambiato pensiero rispetto al precedente e “forte” orientamento. Ha, per la precisione, detto soltanto che i germogli non contengono principio attivo e, dunque, la loro detenzione  non è comunque reato.
Che non incoraggia alcuno a coltivare piantine che potranno diventare “mature”.

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Venerdì 16 che fate? (autopromozione) – UPDATED

Venerdì 16 gennaio 2009, dalle 15 alle 17, sarò ospite a Pavia della locale Camera Penale (ma, di solito, sono coinvolti anche gli Ordini di Pavia e Vigevano, nonché la Camera Penale di Voghera). Presso la sede della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura.
Per partecipare, occorre chiedere alla Camera Penale di Pavia.
Quanto al resto, cercherò di fare una relazione ben più pratica rispetto alle altre volte. Ad esempio, non avrò slide ad effetto. Vorrei comunicare ai Colleghi come penso siano da affrontare i procedimenti per reati informatici, propri e impropri.

Aggiornamento: mi correggo, la cosa si svolgerà presso la sede dell’Unione degli Industriali della Provincia di Pavia (Confindustria), Via Bernardino da Feltre, 6 e ci sarà anche un noto esperto di computer forensics.

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Il crepuscolo del diritto dell’informatica?

Era nell’aria, me lo sentivo.
Da stamattina sta circolando la voce che la rivista Il Diritto dell’Internet chiuderà, al suo quarto anno di vita. Ed è un peccato perché, insieme a Il diritto dell’informazione e dell’informatica, era una pubblicazione dove scrivevano le maggior firme in materia.
Me lo sentivo, dunque, non perché fosse una rivista di basso livello, ma per altri motivi.
E’ una cosa che penso da tempo: il diritto delle nuove tecnologie sta svanendo negli interessi degli studiosi e degli operatori del diritto.
Dopo il boom degli anni ’90, durato sino all’inizio del nuovo millennio, il calo è stato inesorabile.
I primi tempi se ne occupavano in pochi, poi molti altri si sono avvicinati, forse abbassando un po’ il livello scientifico.
D’altro canto, gli stessi tribunali non producono più quelle sentenze “storiche” alle quali ci avevano abituato in passato. Versomilmente, la materia si è stabilizzata anche se io continuo a pensare che, in genere, l’interesse sia un po’ venuto meno con conseguente abbassamento del livello di dottrina e giurisprudenza.

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Mille e ancora mille

Il decreto “milleproroghe” non si è limitato a prorogare alcuni termini (come quello per le licenze degli Internet point), ma, in fondo, contiene anche qualche novità in materia di privacy.
Trattasi di inasprimenti di sanzioni. In particolare, osservo che in caso di omessa predisposizione delle misure minime di sicurezza (art. 169 TU combinato con le sanzioni amministrative del nuovo art. 162 comma 2-bis), per accedere alla procedura estintiva occorre sborsare la bella somma di 30.000 euro (prima erano 12.500). Cui, giusto per dirlo, va aggiunta “in ogni caso” la sanzione amministrativa. QUI il Testo Unico Privacy con le modifiche.
Ora, non posso che essere d’accordo con Michele Iaselli quando afferma che tutta questa ansia punitiva (che, peraltro, rischia di far male soprattutto ai piccoli) è completamente contraddittoria con il trend semplificatore degli ultimi tempi. E aggiungo: iniqua.
Un ripensamento in sede di conversione?

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Vietare Facebook – UPDATED

Diciamoci la verità: molte delle foto pubblicate, su Facebook, dai sanitari (intesi come operatori del servizio sanitario…) torinesi sono veramente “nulla”. Non perché io sia particolarmente tollerante, ma perché nulla c’è di male, ad esempio, in una foto che ritrae un’ospedaliera che brinda, sul lavoro, al nuovo anno oppure in quella dove altri due giocano al telefono con un defibrillatore (non penso proprio si rompa in quel modo).
Però, pur mascherate, ce ne sono altre che ritraggono pazienti, magari anche con scritte o commenti non proprio edificanti. E questo non va bene.
Al di là, quanto meno, del buon gusto nello scatto, dell’opportunità di pubblicare foto altrui (quante volte vi è successo di ritrovarvi taggati a sopresa?), il problema, però, è un altro. E qui sono intransigente: bisogna che la gente capisca, una volta per tutte, che su Facebook è, praticamente, tutto walled, tutto visibile, per tutti. E questo la maggior parte della gente non lo sa oppure non se ne rende conto.
Sarebbe da vietare, ‘sto Facebook…

Più diffusamente, su La Stampa.

Aggiornamento delle 12.53: Ovviamente, l’indefinibile infermiera dà la colpa al solito hacker “Deve essere colpa di un hacker che l’ha rubata dal mio profilo e l’ha pubblicata. Mi ricordo di averla tolta, alcuni giorni fa. Hanno leso la mia privacy “. A certa gente si dovrebbe vietare anche Internet. QUI.

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La via spagnola

Tempo addietro, si è parlato molto dell’esame da avvocato del Ministro Gelmini. Insomma, pur bresciana era emigrata a Reggio Calabria.
Se non sbaglio, la cosa venì fuori su La Stampa per merito di Flavia Amabile.
Motivo dell’emigrazione? Beh… noi del mestiere lo sappiamo tutti. Gli altri capiranno che una percentuale di promossi superiore al 90% (contro un 30% circa ai miei tempi a Genova – e ce ne sono di più basse) fa gola a tutti.
Meno sanno che, Ministri a parte, c’è un sistema ancora più facile (sebbene burocratico e dispendioso) per diventare avvocato. Basta diventare, prima, “abogado”, in Spagna. Perché laggiù e decisamente più facile e, vista la libera circolazione UE, è diritto avere la “traduzione” del titolo. In pratica, un laureato italiano deve farsi riconoscere il titolo in Spagna, cosa che lo abilita immediatamente alla professione legale,in quel Paese (senza pratica ed esame). Poi, deve farsi rinconoscere il titolo di abogado in Italia. E il gioco è fatto. Tutto perfettamente legale.
Ho trovato questo sito da cui estrapolo passaggi assai significativi (ma suggerisco di leggere tutte le FAQ):

D. : E’ necessario conoscere la lingua spagnola?

R. : Non piu’ di quello che un qualsiasi Bignami possa insegnarci… Sara’ nostra premura fornirti anche i testi per avere quelle nozioni minime di base per poter interagire con gli esaminatori Spagnoli.

D. : Su alcuni forum si legge che l’Italia non riconosce il titolo ottenuto in questa maniera, e’ vero?

R. : Nulla di piu’ lontano dalla verita’, questo trucco (sic, n.d.r.) si basa su una disposizione della Comunita’ Europea alla quale l’Italia e’ costretta ad attenersi.

P.S.: Ah, la cosa funziona similmente anche per altre professioni, in tutti i Paesi UE.

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Tante belle cose (autopromozione)

Sbirciando nei link in ingresso, mi sono accorto di essere stato citato tra i VIB del 2008.
WebGarden mi inserisce tra i protagonisti dello scorso anno per il Minottino e la questione (pur un po’ equivocata) del “ddl Levi”.
Ringrazio molto, son commosso.

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