Mecenatismo culturale e Sponsorizzazione

E zitto zitto, il Bretella (Alessandro Ferretti) si è aperto un account su ISSUU ed ha pubblicato il testo di cui all’oggetto.
Certo, un argomento molto di nicchia, ma trovo che proprio la pubblicazione libera e gratutita di scritti su temi meno noti e approfonditi ne moltiplichi il valore.

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Caso Calipari: la sentenza

Per chi, al di là della cronaca talvolta troppo superficiale, intende capire perché il soldato americano che ha ucciso Nicola Calipari non può essere giudicato in Italia. QUI.
Sì, anche a me che sono un operatore del diritto, la pronuncia fa molto strano. Ma questa è la legge, almeno secondo la Suprema Corte.

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Senza parole

Nel 2006, era novembre, della cosa si parlò molto. Avevo scritto qualcosa (sul giuridico, non ho molto da aggiungere) e rimando anche a questo post di Montemagno dove sono linkate altre opinioni. Il caso di Google Video e del filmato del giovane disabile messo alla berlina da quattro stupidi.
Oggi, a parte qualche articolo “fotocopia” su alcuni quotidiani, la notizia è passata sostanzialmente nel silenzio. L’altra sera ho linkato Repubblica, ora propongo anche La Stampa (e v. anche sotto per la carta).
Eppure, non si tratta di una notizia qualunque, senza conseguenze.
Un conto è l’inizio di un’indagine (magari uno di quegli “atti dovuti” di cui, a volte, si parla), un conto è la conclusione di questi giorni (che, normalmente, è l’ultimo atto prima del quasi ineluttabile giudizio).
Insomma: i pm milanesi ritengono che Google avesse la possibilità e il dovere di inibire la pubblicazione del video incriminato e, visto che non l’hanno fatto, deve essere punita (sanzionando penalmente rappresentanti e responsabili). E pare (sottolineo pare perché al momento non so molto di più di voi) che in capo a Google sia stata riconosciuta una “posizione di garanzia” quella che, appunto, serve a garantire che non si commettano reati. E se i reati si compiono risponde chi aveva l’obbligo giuridico di impedirli.
Conosco uno dei due magistrati, il dott. Francesco Cajani stimato (non soltanto da me) personalmente e professionalmente. Non è uno sprovveduto, uno che non conosce la materia telematica e/o ha molti pregiudizi. Ed è per questo che, pur non conoscendo le “carte”, rimango assai stupito. Penso sia necessario un approfondimento.
Ripeto che, a differenza del 2006, la notizia (oggi molto più importante) non ha avuto una grande diffusione. E me ne sorprendo, per il motivi già visti. La Stampa di carta, però, vi ha dedicato un’intera pagina proprio ieri. Hanno intervistato Guido Scorza ed il sottoscritto. Siamo concordi su molti punti. Certo, Google non chiuderà, ma le piattaforme di user generated content rischiano grosso e con esse la libertà di espressione. Che, sicuramente, non riguarda quei ragazzi cretini che hanno sbeffeggiato vigliaccamento un loro coetaneo più debole (e solo contro tutti), ma tutti gli altri, tutti noi.

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Provider, affini e responsabilità – UPDATED

Sta scoppiando un casotto. Presto ne avrete notizia (oppure già sapete). A domani. Per il momento, non posso dire di più (che non significa non *voglio* dire di più, eh…).

Aggiornamento del poco dopo: Ecco, mi avevano detto, ma non avevo trovato. Poi, grazie ad una di quelle pettegole che frequentano questo blog, ecco a Voi la… notizia. QUI. Ed e’… “vertici di Google indagati  (e anche di più) per un video su GoogleVideo”. Stop. Arrisentirci.

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Riprodurre i beni culturali

Alessandro Ferretti, già noto a questo ufficio, ha scritto un interessante contributo su diritto d’autore e beni culturali. Si parla anche del noto “diritto di panorama”.
Menzione sicura sul prossimo Minottino.

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Feed dei commenti

Non che qui commenti il mondo eh, ma può essere comunque utile seguire la discussione, via feed RSS:
https://www.minotti.net/comments/feed/
Poi provvederò a mettere un’iconcina da qualche parte.

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Fare e disfare

Ricollegandomi al finale del post precedente (che, questioni Web e tecniche a parte, era già l’emergere della rosicata).
Ho dovuto rimettere mano ad uno scritto da aggiornare e mi sono letteralmente scontrato con tutte le più recenti vicende riguardanti l’appello penale (assimilate a pezzi nel corso del lavoro ordinario). Mi riferisco alla legge cd. “Pecorella-bis” e a tutto quello che ne è conseguito (tre sentenza stroncanti della Consulta e almeno una presto in arrivo, probabilmente dello stesso segno).
Primo: l’operatore del diritto che non sa più cosa fare perché tra riforme-rivoluzioni (peraltro non sempre comprensibili) e picconate della magistratura superiore, il poveraccio è comprensibilmente disorientato.
Secondo: e, anzi, last but not least, il cittadino, preso a leggi e sentenze in faccia, è inevitabilmente suonato come un pugile destinato a finire al tappeto. E paga pure.
Certezza del diritto è anche semplicità.
Abbiamo Calderoli.

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Il Senato è mobile (e c’è anche Opera 9.5, beta)

Letto in giro, non ricordo dove. Il Senato ha il suo sito “mobile”, all’indirizzo http://mobile.senato.it.
Vedo che Massimo riprende la notizia, ma, francamente, non pensavo fosse così di interesse.
Ho voluto provarlo (HTC Tytn II no brand, WM 6.1. pro, browser IE – per chi conosce soltanto l’iPhone, faccio presente che il dispostivo ha un display touch da 2,8 pollici) confessando anche che non ho mai visionato la versione normale con il sistema di cui sopra (l’ho fatto in questa occasione).
Per iniziare, il sito non “riconosce” il dispositivo mobile. Dunque, se si digita www.senato.it va sulla solita pagina (che, detto incidentalmente, ha una leggibilità disastrosa). Se vogliamo fare il confronto con altri siti, così non è per Google che passa direttamente alla versione mobile. Quanto al Corriere, non so se per effetto di qualche loro “rivoluzione” oppure perché ho cambiato sistema (prima avevo un Tytn I con WM 6.0 pro), ma, ora, praticamente non mi si carica più. Questo con IE, poi vedremo. Alcune volte, mi si caricava (dopo un po’ di tempo) la versione http://mobile.corriere.it, ora nemmeno quella. Fallito anche il tentativo di caricare direttamente quella mobile. Magari, qualcuno li avverta.
Ma ritorniamo al Senato. Il sito mobile mi sembra molto valido. “No-frills” (e non è soltanto questione di grafica, ma anche di peso delle pagine), leggibilissimo senza scrolling laterale anche in verticale. Del resto, la versione normale non è certo il massimo se la si visiona con un mobile. Ottimo lavoro dunque. E chi bazzica l’ambiente, sin dai primi passi di Internet istituzionale, sa perfettamente quanto il team del Senato è sempre stato all’avanguardia.

Mi ricordo, poi, che è finalmente uscita la beta di Opera 9.5 per WM (ovviamente gratuita, ma la versione definitiva sarà a pagamento). Devo dire che già una demo della 8.5 mi aveva positivamente impressionato. La scarico partendo da QUI. La installo e provo con il sito “normale” del Corriere. Non mi porta su quello mobile, ma il rendering del solito è qualcosa di incredibile. Mai visto nulla di simile su gli altri (purtroppo pochi) browser per WM. Sicuramente, anni luce rispetto a IE. Certo, su un piccolo display vedere le pagine come se fossi davanti al mega LCD di casa crea qualche problema di leggibilità, ma basta un doppio tap e lo zoom, con uno step secco, consente di leggere anche il testo degli articoli, non soltanto i titoli. Doppio tap e torni indietro, al rapporto di ingrandimento precedente. Esiste, comunque, anche un’opzione di zoom a piccoli step.
Se, però, attivo la “mobile view” anche il problema della leggibilità non ottimale senza zoom viene meno. I “sacrifici” grafici non sono poi così pesanti (almeno per i siti che ho provato io). Insomma, nel mobile con schermi piccoli questa “ricomposizione” delle pagine (che fa anche IE, sebbene in misura ridotta) è spesso più che opportuna.

Purtroppo, con o senza “mobile view”, Opera presenta gli stessi limiti di altri browser quando si tratta di gestire il pannello di controllo di WordPress. Forse, qualche leggero miglioramento, ma postare così non è agevolissimo.

E concludo tornando al sito del Senato. Ben venga una versione mobile anche se, per certi versi, mi sembra un po’ un effetto della iPhone-mania che suppongo diffusa anche tra i parlamentari (ah… ce li vedo…). Avrei preferito, però, che gli investimenti prendessero la via della completezza delle fonti giuridiche in Rete. Lo dico ancora una volta perché se il Senato non ha la versione mobile non succede nulla o quasi; se un cittadino, in questo mare magum di norme accatastate, ignora la legge vigente, non è scusato.
Tira più il geek che l’ignorante della legge.

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Cucù: riecco BlogBabel

Come annunciato, alla data del secondo compleanno torna BlogBabel.
E adesso via, con tutte le discussioni sulle classifiche!

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Sincronizziamo gli orologi (a futura e permanente memoria)

Piccolo cult, molto trash, lo ammetto. Chi ricorda la scena di “Fracchia la belva umana” con Lino Banfi commissario che si appresta a fare irruzione da “Sergio e Bruno gli Incivili”?
Bene, sincronizziamoci come riferisce il Corriere:
“La Commissione europea ha deciso di estendere da 50 a 95 anni la durata dei diritti d’autore anche per esecutori e interpreti delle opere musicali. Gli artisti, grazie al provvedimento presentato dal commissario Ue al mercato interno Charlie McCreevy, potranno così godere delle stesse tutele finora riconosciute agli autori”.
Beh, non è vero. Mi riservo di vedere bene la decisione, ma gli autori, attualmente, godono di una copertura pari a 70 anni (e non 95 – e sino a pochi anni fa erano 50, per gli autori).
Altri commenti, su altri profili, Massimo.

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