Via libera ai professionisti della security?

L’On. Folena ci notizia che in Commissione e’ passata una modifica al ddl C. 2807 sui ciber crimini (ratifica della Convenzione di Budapest). Si tratta, in particolare, dell’art. 615-quinques c.p. gia’ previsto dal nostro Codice, appunto, ma che per necessita’ di ratifica si vuole/deve modificare.
Questo il testo passato in Commissione e, per quanto dettomi, approvato in Aula alla Camera (nel blog non c’e’, mi e’ arrivato di straforo):

“Chiunque, allo scopo di danneggiare illecitamente un sistema informatico o telematico, le informazioni, i dati o i programmi in esso contenuti o ad esso pertinenti, ovvero di favorire l’interruzione, totale o parziale, o l’alterazione del suo funzionamento, si procura, produce, riproduce, importa, diffonde, comunica, consegna o, comunque, mette a disposizione di altri apparecchiature, dispositivi o programmi informatici, è punito con la reclusione fino a due anni e con la multa sino a euro 10.329”.

Come ci spiega il parlamentare, il pericolo scampato starebbe nell’esclusione di sanzioni penali per chi della sicurezza informatica (in particolare, dello studio dei malware) ne fa professione o studio non dannoso (e non stupido e vandalico diletto).
Il realta’, il problema non e’ nuovo. Sin dalla l. 547/93 (la legge che ha introdotto, in Italia, i reati informatici) esisteva questo genere di perplessita’ tanto che, molto opportunamente, Carlo Sarzana Di Sant’Ippolito (padre della legge) intervist0′ l’allora Guardasigilli (Giovanni Conso). Per chi ama i riferimenti bibliografici, pur su carta: Sarzana di S. Ippolito C., 1995, Comunità virtuale e diritto: il problema dei Bulletin Board System, in Diritto e Procedura Penale, 372-377.
Si sosteneva l’operativita’ dell’art. 51 c.p. (esercizio di un diritto), ma, con il dovuto rispetto, la tesi non mi ha mai convinto.
Questo nuovo testo (dire, comunque ancora in iter e non so se terminera’ prima delle elezioni), mi sembra piu’ chiaro.

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Nicola Zingaretti: non votatelo

Non penso di fare molta politica in questo blog, ma quando ci vuole (pur indirettamente)…
AGI (non trovo la fonte, sorry) su Aghenor (Stefano Vitta) e, infine, sulla “suocera” Massimo (e’ Torriero che lo definisce cosi’, eh…):

PROVINCIA ROMA: ZINGARETTI, PRIMA DELIBERA WI-FI GRATUITO =
(AGI) – Roma, 20 feb. – In caso di vittoria nella corsa alla Provincia di Roma, il candidato del Pd, Nicola Zingaretti, ha gia’ pronta nel cassetto la prima delibera: “Avere la tecnologia Wi-Fi gratuita in tutto il territorio della provincia”.

Un progetto che Zingaretti ha maturato nel corso del suo incarico da europarlamentare: “Durante i miei anni a Strasburgo ho avuto modo di girare il mondo e mi sono chiesto perche’ ovunque si vada, in qualsiasi citta’, e’ possibile aprire il computer portatile e collegarsi gratuitamente ad Internet, ma questo non e’ possibile a Roma. Anche a Dubai, citta’ nata in mezzo al deserto, il sistema Wi-Fi si sta diffondendo sempre di piu'”. Il progetto sara’ finanziato “con 20 milioni di euro e con la compartecipazione del comune e di aziende come l’Acea.
Un lavoro che in due anni garantira’ l’accesso gratuito ad Internet in tutta la provincia”. (AGI)

Responsabile del fattaccio e’ Nicola Zingaretti (si’… il fratello di Montalbano…), eurodeputato. Fattaccio perche’? Con le parole di Massimo:

La risposta e’ molto semplice: durante i tuoi anni a Strasburgo i tuoi compagni di partito (insieme a quasi tutti gli altri) hanno fatto il possibile perche’ il wifi in Italia non fosse libero. E – a tua insaputa – ci sono riusciti“.

Spiegato con la legge (quella che il succitato dovrebbe conoscere, visto che si propone un intervento), costi e difficolta’ tecniche a parte, la nascita di un vero Wi-Fi libero patisce soprattutto la RU486 di Pisanu.
Maccome, direte voi… Ma Pisanu non era di FI? Si’, ma poco tempo fa il Governo Prodi ha prorogato quelle regole (relative anche all’identificazione delle connessioni) con un bel decreto-legge (si’, un decreto-legge, quello che dovrebbero fare in casi di urgenza) che, peraltro, si avvia alla conversione in legge.
Io non vi dico chi votare (manco io lo so), ma non votate Nicola Zingaretti. Quanto meno e’ uno che non conosce i problemi, dunque e’ difficile pensare che possa risolverli.
Come ci si puo’ affidare a un uomo cosi’ che vive su un altro pianeta e che da’ tutta l’impressione di voler corteggiare un certo elettorato pseudo-tecnologico (quello veramente tecnologico non e’ composto di imbecilli e mi spiace per chi non lo e’ ed e’ indotto a credere a certe cose) con un’uscita del genere?
Il digital divide e’ una cosa molto seria e il Wi-Fi (per non parlare del lottizzato Wi-Max) non serve a fare connettere signore a spasso col cagnolino fetente per consentire loro di trovare il miglior aperitivo del giorno.

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Andate e depositate

La cosa si era un po’ persa per strada… Propostasi, la prima volta, nel 2004, poi riemersa nel 2006 e a San Valentino la G.U. pubblica il decreto, firmato da Rutelli a fine 2007, che individua gli Istituti per il deposito.
Valentino, non San ma Spataro, e’ comprensibilmente dubbioso, ma vede qualcosa di decisivo nelle specificazioni per la alcune biblioteche abruzzesi per le quali si parla di “supporto telematico” (e bah…).
QUI un po’ di materiali in attesa che qualcuno ci dica qualcosa con argomenti convincenti.

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Pericoli concreti

Una sentenza che fara’ discutere, specie per questo passaggio (relativo a produzione di materiale pedopornografico – art. 600-ter, comma 1, c.p.)

In base a questa impostazione, i Giudici hanno concluso che, per il perfezionamento della fattispecie, necessita che la condotta dello agente abbia una consistenza tale da implicare il concreto pericolo di diffusione del materiale pornografico prodotto; la norma mira ad impedire la visione del minore ad una cerchia indeterminata di pedofili e, di conseguenza, non configura la ipotesi di reato la produzione pornografica destinata a restare nella sfera strettamente privata dello autore“.

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Mina

Se tu non ci fossi, bisognerebbe inventarti“.

Lyrics by Leo Chiosso.
Ieri sera ascoltavo Mina, delirio totale…
Dedicato.

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Piccoli computer crescono

Siccome non riesco a postare un commento su Doktor Faust (ue’… non mi visualizza l’immagine del codice di controllo anti-spam), posto qui, so che ci leggiamo a vicenda.
Molto interessante il mercato che si sta sviluppando, realmente rivoluzionario. Ma, forse, soltanto apparentemente.
Stavo pensando di prendere un qualcosa per il mio figlio, ma faccio queste semplici riflessioni; e mi pare strano che i produttori non ci pensino, forse sbaglio io:
– 4 Giga (dell’attuale eee PC, molto fighetto, ma…) sono troppo pochi anche considerata l’indispensabile espansione (flash o disco esterno, che costano e fanno lievitare il prezzo);
– 2 ore di autonomia (nuovo, all’acquisto, dopo le 3-4 cariche complete di rito) come da prove sul campo sempre di eee PC sono ridicole (specie se consideriamo che temo non comprendono il vorace  boot);
– WiFi g oggi e’ un po’ fuori luogo… un n (2.0, draft e aggiornabile col protocollo definitivo) non dovrebbe far lievitare troppo i costi;
– uno schermo da 7 pollici con risoluzione 800… fa un po’ ridere; non per la dimensione (anzi, abbassa i consumi), quanto per la risoluzione che fa a pugni con la stragrande maggioranza dei siti;
– gadget come la webcam a 3 Mp non servono, si lima in favore di altro a si sta tranquillamente su 1 Mp;
– ethernet (l’Air non ce l’ha… bah…) e almeno 3 USB; e’ veramente il minimo sindacale.
Non so… a me sembra che non ci voglia molto, tant’e’… Mi sa che stan raschiando nei fondi di magazzino (con qualche specchietto per le allodole) per mettere sul mercato strumenti troppo ridotti spacciandoli per gadget di culto (“povero e’ bello”, qualcosa del genere).

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Eutanasia di un bollino

Devo dire che, malgrado l’importanza fondamentale della sentenza della Corte di Giustizia che ha dichiarato “illegale” (e per illegalita’ intendo contrario alle norme sovranazionali, comunque vera e propria illegalita’) il contrassegno SIAE, tutto sembra essere passato sotto silenzio.
La SIAE pretende sempre e i processi continuano laddove, eppure, molte norme incriminatrici ruotano intorno a detto contrassegno (per il software, a causa della sciagurata legge 248/2000).
Ora, mi capita tra le mani un decreto di citazione dove si contesta il reato di cui all’art. 171-bis l.d.a. ma, stranamente, non si fa alcun riferimento al contrassegno (malgrado la netta formulazione della disposizione).
Ecco un estratto dell’imputazione:

perche’, al fine di trarne profitto, deteneva a scopo commerciale e imprenditoriale nr. 41 prodotti software dei quali non era titolare di licenza d’uso”.

Sarei grato a chi mi spiegasse la rilevanza, in penale, della mancanza di licenza su software detenuti.

P.S.: Non so perche’, ma ho la netta impressione che il magistrato che ha scritto quel capo di imputazione conosca benissimo la sentenza e tenti di sostituire il contrassegno con la licenza. Che non e’ proprio possibile…

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Scambio di chiavi – UPDATED

Gesto quotidiano, banale eppure piuttosto pericoloso.
Martedì ero in una certa città per un’udienza, alle 12. Un’oretta prima mi sono visto col cliente, dovevamo rivedere una memoria. Finita la riunioncina, siamo andati in una vicina copisteria per stampare. E ho dato la mia chiavetta. Tutto bene… sino ad oggi…
Perché oggi ho ripreso la chiavetta e l’ho inserita nell’USB del mio portatile. Apriti cielo… Troiano avvistato e affondato (fortunatamente).
Fabriccatore di backdoor… bel casino. Fortunatamente, tutto bloccato.

Aggiornamento del 19 febbraio 2008, ore 14.57: Mi sa che era questo

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Coso a forma di telefono

Cellulari: il 75% degli utenti non li usa solo per telefonare. Giochi, suonerie, musica e e-mail tra i servizi piu’ diffusi

(via StudioCelentano.it).
“Pronto, come stai? E’ cosi’ bello poterti parlare, pur al telefono”.
Bah…

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C’e’ chi rema contro

Ultimamente, parlo un po’ troppo di avvocati. Mi scuso anche perche’ mi avvio a farlo nuovamente.
Come risultato delle mie costanti ricerche, leggo dal Gazzettino online

“Fa corsa a se, invece, Mattia Callegaro, riuscito a convogliare su di se molti consensi con la battaglia contro l’aggiornamento obbligatorio (eventuale procedimento disciplinare per chi non segue i corsi promossi dall’Ordine)”.

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