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Tag Archives: hacker
Alles Klar, Herr Kommissar?
Il sito Commissariato di P.S. Online (sportello delle sicurezza degli utenti nel Web) si propone – nobile scopo – di aiutare il “cibercittadino”ad essere telematicamente sicuro.
Tra le altre cose, è presente una sezione appositamente dedicata agli approfondimenti, perché chi conosce i rischi della Rete è certamente più in grado di porre in essere condotte di autodifesa rispetto a chi non sa nulla di “quel mondo là”.
Insomma, che si cerca di creare un po’ di consapevolezza sulle minacce telematiche. Intento lodevole.
Peccato che ci siano degli scivoloni, quello più clamoroso (e grave) è in tema di “hacking“.
Io, personalmente, ci vedo due errori macroscopici:
– la distinzione tra hacker e cracker verterebbe soltanto sullo scopo di lucro che muove i secondi e non i primi;
– entrambe le figure sarebbero punibili per la legge italiana.
Siamo nel 2015 e si è scritto sin troppo sul tema. Io non sono uno di quelli che santificano a prescindere il mondo dell’hacking.
Da un lato perché credo che occorra mantenere sempre un atteggiamento critico, evitando di subire, appunto, acriticamente le “autodefinizioni” degli interessati, onde evitare di legittimare, a priori, ogni fatto compiuto sotto una certa bandiera. In quanto giurista che si occupa della materia, ritengo di dover argomentare razionalmente e schiettamente, non per compiacere il mio interlocutore.
Specie perché, in effetti, col tempo le cose sono un po’ cambiate, l’approccio di taluni è divenuto assai meno romantico ed esistono delle zone grige di confine assai estese. Però, lo smanettone (mia personale traduzione di “hacker”, non certo perfetta, ma credo abbastanza condivisibile) è certamente una figura positiva, qualora stia nei confini della legge.
Ciò premesso, dire semplicisticamente che un cracker è un hacker mosso da fini di lucro è offrire una definizione fuorviante.
Siamo sempre nel 2015 e l’utente telematico deve sapere che la vera distinzione tra le due figure riguarda i fini, ma con qualche precisazione in più rispetto al mero lucro.
L’hacker agisce per meri motivi di studio (è una cosa che non si può tacere), per il cracker i fini sono i più disparati (di lucro, ma anche di danneggiamento, terroristici, ecc.), consapevolmente e volutamente illegali.
Tuttavia, il cracker ha certamente un’origine hacker, ma è malevolo: il cracker, insomma, è un hacker cattivo (così come meglio visto).
Da ciò consegue che l’affermazione (peraltro non dimostrata, giuridicamente) secondo cui “entrambe le figure, per la legge italiana, sono punibili” contiene un grave errore di fondo.
E’ inaccettabile, logicamente e giuridicamente, ritenere di poter sanzionare uno status (hacker o cracker) di per sé.
Occorre, invece, badare al caso concreto, alla condotta, all’evento, all’approccio e alle motivazioni che vi stanno dietro.
In tal senso, il Commissariato online non sta facendo un buon lavoro.
Posted in Reati informatici, Sicurezza informatica
Tagged commissariato online, cracker, hacker
1 Comment
Playstation vs. Twitter
Alessio Cerci sul Corriere (dove, a giudicare dal titolo, gli credono ciecamente)
«Stavo giocando alla Playstation, qualcuno è entrato su Twitter e ha scritto una cosa falsa. Ho ricevuto tantissime chiamate, tantissimi messaggi, mi ha chiamato anche l’addetto stampa del Torino ma io sono letteralmente cascato dalle nuvole. Comunque provvederà, vediamo chi è entrato nel mio profilo. La password ce l’ho solo io, non capisco come sia potuto accadere. Non esiste al mondo una cosa del genere, di mercato si può parlare ma io non l’ho scritta e non l’ho neanche cancellata. Andrò per vie legali».
No words…
Acari
Nel post precedente, mi sono dimenticato di scrivere una cosa importante. Meglio farne uno nuovo che perdersi in un update.
Ecco un passaggio dell’ordinanza di Cassazione citata proprio in quel post:
Già questa sentenza dava conto puntualmente di come la norma sanzioni non solo la condotta del cosiddetto “hacker” o “pirata informatico”, cioè di quell’agente che non essendo abilitato ad accedere at sistema protetto, riesca tuttavia ad entrarvi scavalcando la protezione costituita da una chiave di accesso, o “password”
Ecco, in Cassazione pensano che un hacker sia un criminale ed è un atteggiamento che ho ritrovato in tanti altri processi.
Se queste sono le premesse, non ci stupiamo delle conseguenze (le condanne).
L’erba e il fascio
Mi spiace per la mia conterranea Eva Perasso, ma mischiare hacker, clonazioni di carte di credito (o cose simili), phishing e (generici) “attacchi informatici”, nel 2011 non va tanto bene.
E pure definire l’hacking come “l’attacco al computer, o ai server di un’azienda, o a un sito internet per rubare dati” è profondamente sbagliato. Anche se tutto discende da uno studio (parimenti superficiale ed erroneo in certi passaggi) di Verizon.
Wikipedia non è infallibile, ma uno sguardo alla voce, appunto, “hacking” avrebbe svelato non poche divergenze e, senza dubbio, avrebbe suggerito maggior cautela nel mettere nero su bianco certe affermazioni perentorie.