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Tag Archives: stefano rodotà
neXt > Perché la Carta dei diritti Internet non serve a niente
In queste ultime ore è stata approvata una prima bozza della Carta dei diritti di Internet. Si tratta di un’iniziativa fortemente voluta, in particolare, dal Presidente Boldrini e da Stefano Rodotà.
Non si intende mettere in dubbio la necessità di una Rete libera, tanto meno la buona fede dei proponenti. L’iniziativa, però, presta il fianco a tre critiche a mio modo di vedere non banali, non facilmente superabili.
Nessun organo costituzionale, in particolare legislativo, ha delegato tale attività che aspira a regolare qualcosa, per cui sarebbe particolarmente lecito dire “non in mio nome”.
Le regole (cogenti) per Internet esistono già (es.: dati personali, commercio elettronico, tutela del consumatore, ecc.) e, molto spesso, sono di origini comunitaria, dunque tendenzialmente uniformi almeno in ambito UE.
Con la Carta si pretende di normare un mero “mezzo” (Internet non è un “luogo”), per di più con aspirazioni da legislatore planetario, cercando di imporre le proprie regole ad altri Paesi, muovendo da un Paese ad istituzioni sovranazionali, laddove dovrebbe accadere il contrario.
Allora, non sarebbe meglio evitare anche gli sprechi di commissioni inutili e promuovere fattivamente, senza alcuna pretesa di dettar legge, le libertà fondamentali che prescindono dai mezzi di comunicazione?
Posted in Diritti digitali, neXt
Tagged bill of rights, carta dei diritti di internet, Laura Boldrini, stefano rodotà
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Internet e diritti dell’Uomo: un falso problema UPDATED
Ieri ho scritto una cosina su Giornalettismo circa le affermazioni di Vinton Cerf in ordine al diritto all’accesso ad Internet.
Riassunto essenziale: Cerf nega che il diritto de quo sia un diritto umano (più correttamente, nella prospettiva linguistica ricordatami da un amico, “diritto dell’Uomo”) e il suo pensiero può essere riassunto in una sola frase “technology is an enabler of rights, not a right itself”.
Le ragioni del sì, dell’opposta tesi, sono note e, volendo rimanere anche soltanto in Italia, partono dall’iniziativa di Stefano Rodotà con il supporto di Wired.it per arrivare ad un disegno di legge presentato al Senato e volto all’introduzione, nella Costituzione, di uno specifico art. 21-bis riservato alla Rete.
Le motivazioni del fronte del sì sono nobili, non si discute. Purtroppo, però, c’è il classico equivoco di fondo: chi (come me) sta dalla parte del no, non vuole negare il diritto all’accesso ad Internet, ma lo ritiene già presente sia tra i diritti dell’Uomo internazionalmente riconosciuti che nelle Costituzioni di molti paesi.
Nella nostra, ad esempio, è pacificamente ricompreso nell’art. 21 il quale fissa il diritto alla libera espressione del pensiero e quello all’informazione; e questi ultimi stanno ad Internet come il fine sta al mezzo. Personalmente, credo che ciò non possa essere messo in dubbio.
In conclusione, malgrado i nobili motivi e gli autorevoli sponsor, l’iniziativa, oltre a non avere basi giuridiche nel senso meglio visto, rischia di essere mera propaganda.
Occupiamoci della concreta e quotidiana attuazione dell’art. 21 Cost., talvolta dimenticato anche nei nostri tribunali, usiamo meglio le nostra risorse umane.
Aggiornamento del classico poco dopo: leggo alcuni commentatori che affermano che Cerf neghi che l’accesso ad Internet sia un diritto dell’Uomo; ma l’hanno letto l’articolo sul NYT? Cerf dice che è compreso in altri diritti, quelli citati nel post.
Posted in Diritti digitali
Tagged art. 21, articolo 21, digital divide, diritti dell'uomo, diritti umani, stefano rodotà
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