Ho letto ieri sera (ma non ricordo dove… Corriere? Repubblica? Trovato!) di questo nuovo caso di presunta violazione della privacy.
Passi vicino ad un cartellone pubblicitario (o, comunque, ad un trasmettitore BT di classe sufficientemente potente) e ti arriva un messaggio in ingresso (non un SMS, come riferito dalla stampa). Accetti o meno (come si fa per qualsiasi trasmissione BT di quel tipo) e, in caso affermativo, ti ritrovi una bella pubblicita’.
Scontatissima la denuncia di violazione della privacy.
Il Garante, interpellato, dice di non saperne nulla limitandosi a richiamare l’art. 126 TU dati personali (non mi sembra molto pertinente).
Poi, gugolando un po’, mi sono accorto che la pratica e’ tutt’altro che sconosciuta e nuova.
Ovviamente, ero il primo a non conoscerla. Ci rifletto un po’.
P.S.: Oggi, durante E-Privacy, una veloce scansione mi ha consentito di accertare che tutti i BT erano spenti (o non visibili). Di solito, ai convegni sulla privacy, becco un sacco di palmari e BlackBerry aperti… Evidentemente, l’uditorio di E-privacy e’ di un certo livello.
La comunicazione non convenzionale pone sempre più spesso interrogativi di questo genere.
Io credo (con una certa convinzione visto che parlo del mio campo professionale) che le agenzie un po’ più strutturate dedicate al marketing non convenzionale debbano dotarsi di un ufficio legale per dei pareri preventivi. O almeno di un ottimo consulente
Io credo invece che le agenzie di marketing dovrebbero evitare questi strumenti così invasivi… ma non per questioni di privacy, più che altro perchè si danno la zappa sui piedi da sole. Oggi danneggiano le persone a fronte di pochissimi risultati, domani si ritrovano in braghe di tela perchè le persone si sono adattate…
Mi permetto di replicare: dipende da come vengono usati. Il bt advertising può essere inteso più con valore di servizio o di distribuzione di informazione interessante per l’utente. Oppure con sistemi di interazione/gioco che possono realmente interessare il target.
@ entrambi
Forse Michele voleva dire che, oggi, i consumatori sono un po’ piu’ smaliziati e, sicuramente, molto piu’ inforeciti sulle questioni di privacy.
Il che, anche se dette questioni sono infondate, il realta’ si ritorce contro chi fa advertising.
Per il resto, anche se posso sembrare di parte, giusto l’approccio con un parere legale preventivo che puo’ essere anche in outsourcing, ovviamente.
Per il resto, bel blog Mr. Tutor. Tra l’altro, sono un po’ un creativo mancato.
Daniele, hai colto l’ottica ma io mi riferivo a faccende ben più solide della semplice malizia. La settimana scorsa ho avuto la fortuna di poter fare 4 chiacchiere con Neil Rackham ( http://www.hsm-it.com/wmif/spk-rackham.html ) e, beh, ha chiarito bene la faccenda dal punto di vista di uno che studia le relazioni umane ed ha applicato questo al marketing… più il marketing “spinge”, più le persone si adattano velocemente e eludono il marketing… leggiti PI di domani, dovrebbe esserci un mio pezzo con i link a 3 videointerviste importanti… fai caso al discorso di Rackham sul pendolo; quello che volevo dire nel commento precedente è che se il marketing diventa più pressante, si schianta sulle capacità di adattamento dell’uomo (metaforicamente: manda il pendolo più veloce o, ancora, riduce l’ampiezza delle oscillazioni) quindi non fa altro che rendere più velocemente obsoleti quei metodi di advertising (ie: si da la zappa sui piedi da solo perchè perde velocemente uno strumento, danneggia le persone in quanto viola la loro privacy, e non vende un tubo). La soluzione a questo problema la trovi dentro l’intervista di Robin a Paco Underhill… anch’essa linkata nel mio articolo.
Buonasera a tutti.
Ho letto anche io l’articolo in questione e devo dire che presenta molte, ma dico molte, imprecisioni ed inesattezze. Senza volermi dilungare sui particolari anche perchè a breve avrò modo di parlarne a lungo, vi consiglio di leggere questo articolo http://www.alfredomartinelli.info/viewart.php?idart=97
Sarà di sicuro un piccolo contributo per comprendere bene come, nel caso di bluetooth marketing, non si possa assolutamente parlare di violazione della privacy.