Condivido il giudizio sulla gravità della situazione in cui versano i media pubblici e privati, ma i dubbi restano a partire dalla acrisia e dalla dissoluzione del senso logico con il prevalere degli infotainment dell’informazione spettacolo, dell’ambiguo rapporto tra cittadino e utente e quindi tra diritti del cittadino e dell’utente radiotelevisivo.
Va meglio indagata l’evasione in rapporto al giornalismo coraggioso, di inchiesta : ad esempio è noto come molti lavoratori –non solo quelli che votano Lega nord-trovano insopportabile la cronaca e l’analisi delle tematiche del lavoro e preferiscono la fiction…… quasi un risarcimento della loro giornata spesso difficile :non hanno bisogno che si parli della loro condizione che conoscono pur bene.
Nei quotidiani le pagine sindacali sono le meno lette e si potrebbe e continuare molti non vogliono farsi carico di nulla perché si sentono sconfitti .Solo chi vuole modificare lo stato di cose presente è interessato ad una informazione libera e critica :tutto questo si incontra bene con l’industria privata che è interessata ad un clima di consumismo non certo ad una lettura critica della realtà mentre le imprese editoriali sono aziende in deficit- come scriveva Einaudi- ben altrimenti attive .
Quindi il nodo pubblicità diventa davvero essenziale ; l’insieme delle imprese che finanziano tutti i media sono in grado di strangolare ogni informazione o contro-informazione.
Il ruolo della proprietà delle testate è determinante e quindi il ruolo del direttore , garante verso la proprietà e in minor misura la redazione che decide , non liberamente, che cosa illuminare e che cosa nascondere.
La confezione di un giornale dove le fonti sono spesso uffici stampa e PR aziendali è una operazione spesso occulta, etero diretta.
Nelle così dette comunicazioni di massa c’è sempre un rapporto gerarchico e una subalternità del destinatario dell’informazione. Il rapporto tra informazione e comunicazione è stato bene analizzato ad esempio da Danilo Dolci che spiegava come il dialogo presuppone la conoscenza e il rispetto dell’altro che quasi mai avviene nella struttura gerarchica e autoritaria dell’informazione.
Il rapporto tra la realtà ,come vissuta dai cittadini e la rappresentazione giornalistica non è semplice.
Basta descrivere correttamente l’orrore della guerra e della fame nel mondo oppure già lo fanno i giornalisti embedded?
Invece di riversare sugli inermi e inorriditi cittadini immagini di bambini denutriti di strazio di corpi etc…
sarebbe meglio spiegare come mai tanto orrore: partendo dall’uso della menzogna come essenza del potere così ben denunciato ad esempio dal teologo Hans Kung in polemica con Kissinger ad esempio.
La cronaca a quotidiana delle prepotenze e delle violenze contro popolazioni inermi provoca un senso generalizzato di impotenza. Allora meglio sarebbe riservare la visione dello strazio dei corpi e delle anime ad un numero eletto di protagonisti; quali grandi manager, esponenti del Fondo monetario , della Nato responsabili diretti del disastro e per un tempo sufficiente a far loro capire il loro ruolo non privato ma pubblico così come sono statuali essenzialmente le decisioni di spesa militare e le scelte di riarmo e di guerra .Altro che mercato!
Anche per il nuovo progetto di Canale Zero sarà importante definire il rapporto tra proprietà -finanziatori privilegiati e sottoscrittori a fondo perduto- e direzione e redazione giornalistica:se non si vuole riconoscere alcun diritto di proposta penso si cada in una visione illuministica e rischiosa dell’iniziativa.
Rino Vaccaro
0disse0:
Aprile 17th, 2008 at 12:02
deve essere stato il regalo di buon compleanno di quell’idiota di Bush al “Santo Padre”… no?
Daniele:
Aprile 17th, 2008 at 12:09
Non mi risulta che la Chiesa Cattolica sia favorevole alla pena di morte.
rino vaccaro:
Maggio 5th, 2008 at 23:19
Condivido il giudizio sulla gravità della situazione in cui versano i media pubblici e privati, ma i dubbi restano a partire dalla acrisia e dalla dissoluzione del senso logico con il prevalere degli infotainment dell’informazione spettacolo, dell’ambiguo rapporto tra cittadino e utente e quindi tra diritti del cittadino e dell’utente radiotelevisivo.
Va meglio indagata l’evasione in rapporto al giornalismo coraggioso, di inchiesta : ad esempio è noto come molti lavoratori –non solo quelli che votano Lega nord-trovano insopportabile la cronaca e l’analisi delle tematiche del lavoro e preferiscono la fiction…… quasi un risarcimento della loro giornata spesso difficile :non hanno bisogno che si parli della loro condizione che conoscono pur bene.
Nei quotidiani le pagine sindacali sono le meno lette e si potrebbe e continuare molti non vogliono farsi carico di nulla perché si sentono sconfitti .Solo chi vuole modificare lo stato di cose presente è interessato ad una informazione libera e critica :tutto questo si incontra bene con l’industria privata che è interessata ad un clima di consumismo non certo ad una lettura critica della realtà mentre le imprese editoriali sono aziende in deficit- come scriveva Einaudi- ben altrimenti attive .
Quindi il nodo pubblicità diventa davvero essenziale ; l’insieme delle imprese che finanziano tutti i media sono in grado di strangolare ogni informazione o contro-informazione.
Il ruolo della proprietà delle testate è determinante e quindi il ruolo del direttore , garante verso la proprietà e in minor misura la redazione che decide , non liberamente, che cosa illuminare e che cosa nascondere.
La confezione di un giornale dove le fonti sono spesso uffici stampa e PR aziendali è una operazione spesso occulta, etero diretta.
Nelle così dette comunicazioni di massa c’è sempre un rapporto gerarchico e una subalternità del destinatario dell’informazione. Il rapporto tra informazione e comunicazione è stato bene analizzato ad esempio da Danilo Dolci che spiegava come il dialogo presuppone la conoscenza e il rispetto dell’altro che quasi mai avviene nella struttura gerarchica e autoritaria dell’informazione.
Il rapporto tra la realtà ,come vissuta dai cittadini e la rappresentazione giornalistica non è semplice.
Basta descrivere correttamente l’orrore della guerra e della fame nel mondo oppure già lo fanno i giornalisti embedded?
Invece di riversare sugli inermi e inorriditi cittadini immagini di bambini denutriti di strazio di corpi etc…
sarebbe meglio spiegare come mai tanto orrore: partendo dall’uso della menzogna come essenza del potere così ben denunciato ad esempio dal teologo Hans Kung in polemica con Kissinger ad esempio.
La cronaca a quotidiana delle prepotenze e delle violenze contro popolazioni inermi provoca un senso generalizzato di impotenza. Allora meglio sarebbe riservare la visione dello strazio dei corpi e delle anime ad un numero eletto di protagonisti; quali grandi manager, esponenti del Fondo monetario , della Nato responsabili diretti del disastro e per un tempo sufficiente a far loro capire il loro ruolo non privato ma pubblico così come sono statuali essenzialmente le decisioni di spesa militare e le scelte di riarmo e di guerra .Altro che mercato!
Anche per il nuovo progetto di Canale Zero sarà importante definire il rapporto tra proprietà -finanziatori privilegiati e sottoscrittori a fondo perduto- e direzione e redazione giornalistica:se non si vuole riconoscere alcun diritto di proposta penso si cada in una visione illuministica e rischiosa dell’iniziativa.
Rino Vaccaro