Ieri sono stato in visita al blog dell’On. Carlucci per scrivere il post precedente. Navigando, mi sono imbattuto in un titolo che mi ha parecchio colpito. Appunto “Blog: la Cassazione dice no al diritto di diffamazione”.
Il post contiene soltanto un link che riporta ad un’altra pagina dalla quale si può scaricare un file dal nome “sentenza-cassazione-internet.doc“. Si tratta, appunto, di un file doc, in realtà un post di secondoprotocollo.org, esattamente questo, sito dal quale l’On. Carlucci pare avere già attinto.
Lo firma tale Elisa Arduini e già il titolo mi lascia perplesso. Perché, francamente, non pensavo che esistesse un “diritto di diffamazione”. Proseguendo, capisco che parla di questa sentenza (linkare non fa mai male, così uno si fa un’idea in proprio) di cui si è trattato anche qui.
Bene, tanto per cominciare la Cassazione non si è occupata di un caso di diffamazione. Il reato può essere considerato qualcosa di simile, ma, per correttezza, occorre dire che è quello di cui all’art. 403 c.p., “Offese a una confessione religiosa mediante vilipendio di persone”.
Al di là di tutte le belle parole, la Suprema Corte dice due cose molto semplici:
– un forum, un blog, una newsletter e simili non sono, solo in quanto tali, stampa;
– ne consegue che essi non possono godere dei limiti al sequestro tipici della stampa (art. 21, comma 3, Cost.).
Punto.
Tutto il resto, son belle parole, ma non vi è alcuna pertinenza con quanto detto dalla Cassazione.
E leggo anche questo
Questa sentenza apre le porte alla responsabilità civile e penale degli amministratori delle piattaforme blog nei casi in cui non venga accertata l’identità di colui o coloro che gestiscono il blog, la news letter o una qualsiasi delle nuove forme di comunicazione di cui sopra
Guarda caso, è proprio ciò che vorrebbe l’On. Carlucci con il suo progetto di legge. Peccato che la sentenza abbia lasciato ben chiusa quella porta che qualcuno vuol farci vedere spalancata.
Come detto sopra, spesso non c’è bisogno di commentare. La gente è in grado di farsi un’opinione propria. Basta linkare la fonte prima, appunto la sentenza.
Gli hai spezzato le reni con un uno-due ben assestato!
Ottimo 🙂
Sul tentativo di “normare” ciò che è già “normato”, trovo in questa frase del tuo collega Guido Scorza la migliore interpretazione: “l’unico modo per garantire un futuro ai vecchi padroni dell’informazione (e quindi del Paese) è quello di garantirsi il controllo anche di Internet, primo strumento di comunicazione davvero democratico della storia dell’umanità”.
Ci stanno provando in tutti i modi possibili, e non ne faccio una questione politica, mi limito ad osservare i fatti. Un motivo ci sarà. E se tante cose (forse) non passeranno è proprio grazie a persone come te e come Guido, che mettono a disposizione la propria preparazione, passione e competenza per individuare, anche sotto il profilo normativo, tutto ciò che c’è di “storto”. Speriamo bene.
Un saluto,
MVP
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Vorrei far notare che in data 26 marzo 2009 non e’ piu’ presente il link nel sito dell’onorevole Carlucci, cosa che e’ invece raggiungibile direttamente dal link presente in questo blog.
Quale link? A cosa?