Personalmente, non credo che un obbligo di rettifica anche per il web amatoriale sia una bestialità o, peggio, un bavaglio. Anche un blogger può far danni a chi è qualificato con una notizia falsa e pertanto occorre prevedere una qualche strumento di tutela.
Ma corrisponde parimenti a verità che un semplice blogger non è uno strutturato professionista dell”informazione. Per questo la rettifica dovrebbe essere prevista a determinate condizioni, con precipue modalità, rispetto al mondo professionale.
Il fatto è, però, che come ci riferisce il Corriere, al Senato sembrano voler imporre la rettifica oltre che alla carta anche ai “prodotti editoriali diffusi per via telematica, con periodicità regolare e contraddistinti da una testata”. Che è quella nuova categoria che era stata introdotta dalla l. 62/2001, che ha mandato nel panico la Rete, che ha fatto fiorire milioni di disclaimer impazziti, che ha concorso a far condannare, in primo e secondo grado, Carlo Ruta, che ha fatto danni per undici anni prima che la Cassazione mettesse la parola fine ad interpretazioni a dir poco bizzarre (ma realmente sostenute in giudizio).
Basta? Evidentemente i nostri Senatori no.
ma perché tutti questi emendamenti non hanno mai una definizione chiara e specifica del loro soggetto? (sì, lo so che è una domanda retorica)
Tu che dici di questa ennesima uscita di G.Scorza (da 00:18) per cui “chiunque di noi ha una testata giornalistica” e che testata giornalistica “non significa nulla”?
(chiesto a te anche di là da Mantellini 🙂
Ritornano in commissione… (figura di m.)