(da Giornalettismo del 15 dicembre 2013)
Con il nuovo regolamento AGCOM sulla “tutela” del diritto d’autore la Rete non sarà più la stessa: sarà più controllata, meno liberà, più in mano ad un’autorità amministrativa piuttosto che all’autorità giudiziaria.
Il comunicato stampa dell’Authority è, per la verità, totalmente rassicurante. E, d’altro canto, viste le polemiche dei mesi scorsi, non poteva essere altrimenti.
Vi si afferma che il regolamento è stato approvato all’unanimità, che sono stati consultati tutti i “soggetti interessati”, che c’è stata interlocuzione con la Commissione Europea.
Si sostiene anche che le nuove regole vorrebbero colpire non già l’utente finale, ma le violazioni “massive”, soprattutto, infine, che non rappresentano un limite alla libertà della Rete.
In realtà non è perfettamente così, sono molti a dissentire, in prima fola consumatori e provider, “soggetti interessati” che non hanno avuto la benché minima soddisfazione avanzando le proprie istanze.
Facciamo qualche approfondimento.
Il regolamento, nel suo nocciolo, prevede una spiccia procedura di “notice and takedown”, vale a dire di segnalazione e rimozione di contenuti diffusi in violazione delle norme sul diritto d’autore.
I “rimedi” approntati possono arrivare sino alla “disabilitazione” del sito, financo straniero, che pubblica, anche per mano di soggetti diversi dal titolare, contenuti ritenuti illegali.
In verità, però, non è ben chiaro quale sia la fonte normativa posta alla base del potere regolamentare di AGCOM in materia di diritto d’autore.
E’ una questione fondamentale cui si è cercato di di rispondere con un generico riferimento al decreto legislativo 70/2003 su commercio elettronico, che, però, molti hanno criticato, sin da subito.
L’Authority, comunque, ha sempre sostenuto che i soggetti tenuti all’eventuale rimozione sarebbero stati soltanto i provider, ma il regolamento non prevede tale limitazione; sicché la cosa riguarda veramente tutti, anche l’ultimo titolare di un account su un comune social network.
Ciò fa perfettamente comprendere che se già la posizione dei provider, costretti, loro malgrado, a trasformarsi in veri e propri sceriffi della Rete, è assai gravosa, il peso si tale ruolo è ancora più insopportabile per gli utenti non professionali.
Incidentalmente, non pochi hanno trovato un po’ risibile un ordine di rimozione dell’Autorità inviato ad un soggetto straniero.
Al di là di tali incongruenze, il regolamento prevede qualcosa di ancora più inquietante: una procedura “abbreviata” che è, ovviamente, anche meno garantita.
Sicché si svela il reale scopo del regolamento, vale a dire quello di offrire un’iniqua scorciatoia alle major che, ora, possono rivolgersi ad una semplice autorità amministrativa evitando il ricorso all’autorità giudiziaria, l’unico soggetto realmente in grado di garantire giustizia.
E’ esattamente questo il punto: sebbene la possibilità di un ricorso giurisdizionale non venga meno, i titolari dei diritti avranno, dall’entrata in vigore del regolamento (31 marzo 2014), la possibilità di godere di questa facile scorciatoia che non è prevista per nessun’altra categoria. Alla faccia dell’uguaglianza di tutti di fronte alla legge.
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