L’URP del Tribunale di Genova è senza dubbio un ufficio efficiente, che dà molte informazioni anche via Web, decisamente oltre la media nazionale.
E aggiungo che, dietro, ci sono persone molto cordiali e disponibili (verificato personalmente poche settimane fa, al telefono).
Tuttavia…
Propri questa mattina, vicino agli ascensori laterali del piano 3 del Palazzo, mi sono imbattuto nel manifesto fotografato (forse già esistente, ma che non avevo mai notato).
Una sorta di cartaceo di ritorno, uno stampato che annuncia le novità del sito. Una cosa mai vista, laddove ho sempre pensato e auspicato l’opposto: il Web che annuncia una carta un po’ desueta, da rianimare.
Temo sia il segno di una resa, certamente di una conclamata incapacità nell’utilizzare il mezzo, ancora più grave se si manifesta nella PA.
Evidentemente, dopo gli entusiasmi degli anni passati, qualcuno ha ritenuto (forse, purtroppo, un po’ a ragione) che occorresse fare un passo indietro. Perché la cultura proprio non c’è, perché nessuno, tra quelli che “contano”, ha voluto realmente diffonderla.
La “cultura digitale”, quella che potrebbe aiutare la rinascita del nostro Paese, sembra fatta soltanto di gadget elettronici per adulti.
Una brutta involuzione, i cui sintomi sono da tempo più che evidenti.
E così, inevitabilmente, torniamo al punto di partenza: a questo agghiacciante indice cartaceo di una pubblicazione telematica.
Perché, purtroppo (anzi: per colpa di qualcuno), non è concepibile, allo stato, che aspettando l’ascensore (specie nei giorni di Sorveglianza che intasano i montacarichi umani) si possa accedere al sito semplicemente con un codice QR di pochi centimetri di lato.
Non ci servono campioni digitali, vogliamo la “normalità”, quella che non c’è.
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