“Dobbiamo evitare di cadere in un nuovo Far West. Servono regole anche per Internet”.
La citazione appartiene a Giovanni Pitruzzella, presidente AGCOM. L’ho tratta da un articolo-intervista di Daniele Manca pubblicata, ieri, sul Corriere online.
Ed è un’affermazione nota, che ritorna sovente, dunque, tutto sommato, ben poco originale.
Tuttavia, ogni volta che la sento o la leggo io mi allarmo puntualmente perché la premessa “Far West” accostata alla (ritenuta) necessità di “regole per Internet” è il peggiore degli approcci. Lo sostengono in molti, non sono certo il primo né l’unico.
Internet non è il “Far West” semplicemente perché Internet non è un “luogo”, ma è soltanto un “mezzo”. E credo che una personalità così apicale dovrebbe saperlo. Temo, però, che prevalgano ignoranza e pregiudizio, come al solito.
Donde, il riferimento a “regole per Internet”, oltre a fare un po’ paura a chi ha a cuore le libertà, è improprio, giusta l’erroneità della premessa.
Ma c’è un altro passaggio, specifico, molto interessante: a proposito di informazione.
“Appropriandosi dei contenuti che vengono offerti gratuitamente ai cittadini, si fa passare il concetto che quei contenuti non siano stati prodotti con dei costi. Ci si abitua a considerare l’informazione attendibile qualcosa di gratuito. Questo significa mettere fuori mercato gli editori, vale per la carta stampata come per la tv. A lungo andare, come faranno a sopravvivere senza poter sostenere i costi?”
Anche in questo caso, Internet c’entra realmente poco, forse niente.
Lo “sciacallaggio” dei contenuti editoriali sulla Rete non è cosa nuova ed è, anzi, spesso praticata dalle grandi testate. Ce lo ricordava, proprio in questi ultimi giorni, Massimo Mantellini a commento di una nota Fieg.
Eppure, nessuno pensa che la colpa di questo sciacallaggio sia Internet e che per evitare il Far West ci vogliano nuove regole.
Ci sarà un perché.