Poco meno di vent’anni fa, per merito di Francesco Brugaletta e di Francesco Maria Landolfi (mai ringraziato abbastanza per quello che ha cercato di fare per l’editoria giuridico-informatica), veniva stampato “Internet per Giuristi”, per i tipi di Simone.
Una sorta di vademecum per giuristi infolesi, con tante indicazioni su come muoversi, con la toga addosso, in questo postaccio chiamato Internet. Una cosa, insomma, di informatica giuridica.
Ci avevo pure scritto una sorta di recensione.
Negli anni successivi, ho partecipato a diversi eventi dedicati all’acculturazione informatica dei giuristi (pure dei magistrati).
Ad un certo punto, però, ho pensato che fosse l’ora di smetterla. Non volevo sembrare patetico e/o presuntuoso nell’ostinarmi a credere di poter insegnare ancora qualcosa a chi aveva imparato a pedalare senza che dovessi tenerlo sempre per il sellino.
Ma il mondo va avanti e, sovente, proprio quelli che credono di aver più fiato e tecnica, si trovano indietro: per presunzione e totale assenza di curiosità.
La crescita delle persone non si ferma mai. Ovviamente, neppure quella degli avvocati.
Oggi, in una banale discussione, ho imparato un paio di cose.
La prima (ma la sapevo già) è che Internet non è più la stessa cosa rispetto a come la conoscevamo vent’anni fa. Anzi, Internet non sarà mai la stessa cosa rispetto a sé stessa, proprio perché – sapete che è un’affermazione che amo ripetere – è soltanto un mezzo mediante il quale scorre l’Umanità, nel suo continuo evolversi. In questo particolare senso, Internet “non è”,
Chi crede di aver capito tutto, definitivamente, è stolto e condannato a rimanere al palo.
La seconda cosa che ho imparato è che l’Avvocatura è intrinsecamente vecchia. Ma i vecchi non sono i verdi germogli.
Anche questa la sapevo già, ma imparare è anche ripassare.
Edit: OK, mi sono riscoperto patetico e/o presuntuoso. Pace.