L’avevo nel cassetto da anni e ne ho sempre rinviato la pubblicazione.
Chi si ricorda della condanna del blogger “generale Zhukov” ad opera del Tribunale di Aosta? Bene, questa è la sentenza di appello. La si trova spesso citata nella letteratura giuridica, pochi la conoscevano, in realtà non è del tutto inedita. Ne ho pubblicato una versione senza nomi (sebbene siano abbastanza noti e già pubblici) e limitatamente alle questioni giuridiche.
La Corte torinese, pur tenendo ferma la condanna per fatti sicuramente attribuibili al blogger, lo assolve per uno scritto anonimo. Così viene fatta giustizia rispetto ad una sentenza di primo grado che, al di là della condanna per il singolo, aveva preoccupato molti.
Due sono le conclusioni, in estrema sintesi:
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un blog, di per sé, non è assimilabile alla stampa, dunque il titolare non ha le stesse responsabilità di un direttore; in pratica, non è penalmente perseguibile se non rimuove contenuti illeciti;
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il blogger non ha alcun dovere di impedire la commissioni di reati mediante il suo blog (in legalese, si dice “reato omissivo improprio”).
Ai tempi ne avevo già parlato e con me molti altri.
Ora, visti anche i felici esiti della vicenda di Carlo Ruta, direi che il cerchio si è chiuso, speriamo definitivamente.
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